ritenute particolarmente utili è avvenuto con normative di non univoca lettura, fonte di interpretazioni e di chiarimenti ministeriali altrettanto lacunosi. La scarsa affluenza dei datori di lavoro presso le sedi di presentazione delle domande di emersione del lavoro “domestico†è ormai un dato incontrovertibile e si motiva da una molteplicità di preoccupazioni sui rischi di conseguenze di natura penale o amministrativa per le violazioni di norme relative all’impiego di lavoratori in nero e di quelle relative al soggiorno nel territorio nazionale. Si pensi anche alle conseguenze legate alle procedure per la emersione dal lavoro nero ed alla messa in regola a regime, a quelle riferibili all’entità dei contributi da pagare al momento dell’eventuale acquisizione del permesso di soggiorno o a quelle legate alla soluzione abitativa per l’assistente familiare o anche infine a quelle discendenti dall’obbligo di accettare domande ma di un solo datore di lavoro e di richiedere al contempo un minimo di 20 ore settimanali che però spesso sono lavorate presso diverse famiglie. E’fallito l’obiettivo dichiarato dal governo di regolarizzare chi è già entrato in Italia e lavora “in neroâ€. Non meno di 300.000 fra colf e assistenti familiari verosimilmente resteranno in Italia senza permesso. Un problema che non potrà essere risolto burocraticamente. In questo quadro non sono ancora noti i dati definitivi ufficiali relativi alle domande presentate - sembra 300.000 su 600.00 potenziali presentatori- né si conosce l’entità degli accessi agli sportelli dei patronati sindacali e delle diverse realtà del terzo settore per acquisire informazioni e consulenze nel merito anche se i primi, informali, appaiono molto al di sotto delle aspettative. Alla fine del mese di settembre dalle ricevute di ritorno delle sole domande fatte tramite i servizi della CGIL si evidenzierebbe nelle diverse regioni, esempio il dato di: n.6600 domande in Lombardia, n.4900 in Toscana e n.4900 in Emilia Romagna n.4900 . Nel Lazio, quinta nella graduatoria per regioni degli accessi fatti attraverso la citata organizzazione sindacale, si avrebbero, sempre al 30 settembre, n.1555 domande. Di queste n.938 nella città di Roma e n. 617 nel resto del Lazio. Nella città sarebbero state presentate : n 440 domande nella zona centro, n.216 nella zona sud, n.156 nella zona ovest e n.116 nella zona nord. L’Istituto Fernando Santi con il suo Centro Servizi Immigrati presente nel quartiere San Lorenzo, nel terzo Municipio di Roma, ha dato consulenza gratuita per tutto il mese di settembre a circa 100 persone, collaborando alla formulazione ed all’invio di 24 domande di regolarizzazione. (Rino Giuliani*/Inform) *Vice presidente dell’Istituto Fernando Santi