rispetto all’anno precedente a fronte di nuovi ingressi di lavoratori ben più consistenti. Sono i dati resi noti ieri da Eurostat, l’ufficio di statistiche europeo, che definisce i “dati sulle rimesse sono molto difficili da quantificare, in quanto si riferiscono a molte transazioni di piccole dimensioni attraverso una molteplicità di canali, a volte informali o illegaliâ€. I dati - informa Eurostat - sono desunti dalle rilevazioni statistiche della bilancia dei pagamenti e le rimesse comprendono i trasferimenti correnti da parte dei migranti che vivono e lavorano in uno Stato membro verso altre persone residenti nei Paesi dove i migranti hanno precedentemente vissuto. Le persone che lavorano e vivono in un altro Paese per meno di un anno non sono considerati come “espatriatiâ€, ma semplicemente come “non residentiâ€; le loro transazioni sono quindi registrate nelle statistiche della bilancia dei pagamenti sotto la voce “redditi da lavoro dipendenteâ€. Così definiti, i trasferimenti dei lavoratori espatriati sono aumentati in totale del 1,6% rispetto all’anno precedente (31,3 miliardi di euro) e addirittura del 65% rispetto al 2004 (19,4 miliardi di euro). L’aumento delle rimesse è dovuto principalmente ad una forte crescita dei flussi extra-Ue27, che dagli 11,5 miliardi di euro del 2004 sono passati a 22,5 miliardi di euro nel 2008, con un aumento superiore al 95%. Nello stesso arco di tempo, i flussi intra-Ue27 sono aumentati soltanto del 18% (da 7,9 miliardi a 9,3 miliardi di euro). Di conseguenza, la quota delle rimesse extra-Ue27 sul totale delle rimesse è passata dal 59% nel 2004 al 71% nel 2008. Nel 2008, circa due terzi del totale delle rimesse dei lavoratori espatriati trasferite a partire da un Paese Ue provengono da quattro principali Paesi: Spagna (7,8 miliardi di euro, ossia circa 25% del totale delle rimesse), Italia (6,4 miliardi di euro, ossia 20%), Francia (3,4 miliardi di euro, ossia 11%) e Germania (3,1 miliardi di euro, ovvero 10%). (Red.)