È la stima fatta da Eurispes nel suo Rapporto sull’economia sommersa in Italia presentato ieri. La quota degli immigrati al totale del lavoro sommerso, stimato in 280 miliardi di euro, ammonta all’8% del totale, proporzionale all’incidenza degli immigrati sul totale della popolazione italiana ma inferiore all’incidenza dei lavoratori stranieri sul totale. Secondo lo studio, almeno il 35% dei lavoratori dipendenti è “ormai costretto ad effettuare un doppio lavoro per far quadrare i conti e arrivare alla fine del meseâ€. Questo vuol dire che sono almeno 6 milioni i doppiolavoristi tra i dipendenti che, lavorando per circa 4 ore al giorno per 250 giorni, producono annualmente un sommerso di 91 miliardi. “Un fenomeno – scrive l’Eurispes a proposito del doppio lavoro in nero – che mette in luce strategie minime di sopravvivenza dinanzi a un sistema economico sempre più esigente sul versante dei consumi e dei costi della vitaâ€. Lo stesso calcolo è stato applicato agli immigrati clandestini per i quali si stima un sommerso di 10,5 mld di euro, e agli immigrati con regolare permesso di soggiorno che lavorano in nero, per i quali si stima un sommerso di 12 miliardi di euro. In Italia poi su un totale di 16,5 milioni di pensionati, circa 4,5 hanno un’età compresa tra 40 e 64 anni. È plausibile ritenere, secondo l’Eurispes, che all’incirca un terzo di essi lavori in nero. Altra categoria che sfugge ai dati ufficiali è rappresentata dalle casalinghe che – secondo l’Eurispes – nel nostro Paese sono almeno 8,5 milioni (ulteriori 12,6 miliardi di euro di sommerso). Ai 280 miliardi di euro circa derivanti dal lavoro sommerso si aggiungono 156 miliardi di euro di sommerso generato delle imprese italiane. Esiste inoltre una terza porzione di sommerso che si annida ad esempio nel mercato degli affitti (in particolare immigrati, studenti e lavoratori fuori sede) e che con 93 miliardi di euro rappresenta una fetta consistente dell’altra economia. (Al. Col.)