Di cambiailmondo il 04/03/2025 di Rodolfo Ricci Lo spettro che si aggira per l'Europa e che terrorizza le sue elites politiche e mediatiche è quello di una possibile - quanto ancora incerta - Pace. Per queste elites, anche se incerta - e tuttavia possibile - essa va immediatamente allontanata dal novero delle cose ammissibili; va eliminata dal tavolo della discussione, del ragionamento, va inquinata con l'aggettivazione di una resa. Secondo gli esponenti della "Pace Giusta"
(Rodolfo Ricci)- che potrà pervenire solo alla fine di una guerra che deve durare almeno altri 4 anni, vale a dire fino alla fine del secondo mandato di Trump - essa sarà raggiungibile solo con la loro vittoria. E' evidente che stiamo assistendo ad una guerra che non è solo guerra in Ucraina, ma è la guerra tra due bande che si contendono il potere globale, o almeno sull'Occidente capitalistico: la banda di Biden (per capirci) che ha gestito con continuità neocon tutto il dopo guerra fredda su un sentiero costellato di guerre che hanno generato il caos in più paesi e causato la morte di milioni di persone e la Banda di Trump che tenta di salvare il Suo paese dal tracollo provando a gestirne il declino, inesorabile come potenza unipolare, ma riservandosi un tuolo di primus inter pares anticipando le tendenze e provando a stabilire accordi con i paesi emergenti che ormai, nel complesso, gli sono superiori. Non c'è dubbio che la mossa di Trump sia più lungimirante e chiara della confusa, contraddittoria e tragica azione portata avanti negli ultimi anni dall'altra banda con provocazioni insensate operate sulla Cina (Taiwan) e contro la Russia, anche se l'obiettivo che si proponevano era più o meno simile: garantire un declino controllato dell'occidente rispetto all'avanzata del cosiddetto sud del mondo. Mentre la prima banda ha operato l'arrocco sistemico del cosiddetto occidente (cosa che comunque entrava in conflitto con "le regole" della globalizzazione neoliberista) sulla base di una rinnovata superiorità valoriale ed etica di questa parte di mondo, la banda che è arrivata a gennaio 2025 prova a porre la questione su un piano negoziale con le potenze emergenti: il commercio è l'anima del mondo, se ci si intende su questo su può almeno evitare la catastrofe atomica e salvaguardare il livello di globalizzazione che compenetra tutte le economie. Proprio per questo Trump si è circondato dei suoi campioni della globalizzazione neoliberista (Musk, Zuckerberg, Bezos, ecc.) provando a riconnettere le variabili decisive del potere economico (produttivo di merci e servizi) con la funzione statuale. In questo tentativo Trump prova ad emulare, in ambiente neoliberista, la funzione statuale del PCC in Cina. Perché ha dimostrato di essere superiore ad una guida esclusiva del "liberissimo mercato". Se questa strada si consolida e mostra che può essere gestibile la riconfigurazione dei poteri ne viene sconvolta. E noi stiamo assistendo a questo sconvolgimento. Tutti gli altri elementi su cui si discute sono epifenomeni corroborati dalla messa in campo di un impressionante - quanto patetico - armamentario sovrastrutturale fatto di etiche, valori, narrazioni e propagande sempre più estenuanti di cui dispongono i due settori in conflitto. Servono, come sempre, a conquistare l'egemonia culturale sulla fase che si sta attraversando e sulle masse da manovrare, il cui consenso è però decisivo. Ed è qui, su questo piano, che si sta combattendo una guerra senza quartiere che può lasciare molte vittime sul campo. Tra queste ultime ci sono tutte le vastissime schiere dei componenti degli apparati che hanno gestito la fase precedente. Tra questi apparati, quello mediatico, quello culturale sono i più a rischio. Perché sono stati configurati e forgiati e sono tutt'ora improntati dall'egemonia della fase precedente. E perché nella nuova fase auspicata da Trump, esse non sono più ritenute centrali: il principio di negoziazione commerciale è ovvio e naturale, non necessita di essere legittimato da grandi sistemi di propaganda. Allo stesso modo rischiano le elites politiche dei paesi semi-periferici o periferici (tra cui quelli europei) la cui forma mentis è strutturata secondo un modello analogo, per intenderci, a quello costituito dalle classi compradore dei paesi coloniali. In carenza o nell'eclissarsi della funzione imperiale che hanno conosciuto e nella consapevolezza di essere rimaste orfane del principe, queste ultime reagiscono con un arrocco identitario (fondato sui loro presunti e superiori valori) e provano a fare da sole, senza tenere in debita considerazione che l'accumulo di poteri, di mezzi economici e di consenso necessari per gestire questa nuova funzione (quella del mettersi in proprio) è enorme e implica scelte altrettanto rischiose, quanto complesse, nella ristrutturazione delle nuove compagini societarie necessarie. Questa è la dinamica che vediamo accadere in Europa. Nel novero dei vari attori in movimento, quelli più terrorizzati dalla finestra che si è aperta inattesa su una pur parziale e provvisoria pace in Europa sono i poteri mediatici, perché solo loro, più di altre, a rischiare di perdere le credenziali che avevano accumulato negli anni d'oro della guerra infinita, credenziali che sono la loro ragion d'essere, la fonte del loro status, del loro potere, del loro reddito. E' per questo che il trasversale partito di Repubblica, tenendo fede alla sua funzione storica, ha messo in campo per bocca di un ex comunista con un percorso di integrazione organica simile a quello di tanti altri, Michele Serra, la proposta di scendere in piazza "solo" con le bandiere europee. Non si tratta solo di intervenire per un improbabile progetto di autonomia continentale contro le autocrazie ad est e quella nascente ad ovest, ma soprattutto di una iniziativa a salvaguardia dell'imponente apparato dedicato all'egemonia che rischia di saltare. Poco importa (e anzi deve essere bene celato dietro la formuletta dei valori alti e irrinunciabili) che, come dice Donatella Di Cesare, "calpestano l’idea di Europa, nata per garantire la pace, e ci chiedono di andare con loro in piazza per reclamarne il riarmo". Un riarmo di 800 miliardi, fatto a spese del residuo welfare e delle nuove generazioni. "Una vergogna per l'umanità", come in più occasioni ha ripetuto Papa Francesco. UE e Gran Bretagna, sono l'ultimo caposaldo neoliberista a cui restare avvinghiati in attesa della fine del mandato di Trump, nella speranza di un ritorno dell'ancient regime. "Resistere, resistere, resistere" è il loro messaggio alla truppa. Lo spettro della Pace va ammaliato. A spese dei popoli costituenti l'Europa, da Lisbona agli Urali. Se ci fosse a Zurigo un novello Lenin, questo sarebbe il momento di salire sul treno blindato verso Bruxelles. Purtroppo dalle nebbie della sinistra europea non emerge un passeggero.