Cinque giorni, per poter verificare se esistono ancora le condizioni per continuare a governare il Paese con la guida del Presidente Draghi fino alla scadenza naturale della legislatura. Cinque giorni per poter ricostruire il perimetro di una maggioranza di governo che ha subìto

ieri uno strappo grave con la decisione del M5S di non votare la fiducia al Senato sul DL Aiuti. I racconti di queste ore, le cronache e i retroscena ci restituiscono la confusione e la complessità della situazione: l’Italia è, al pari degli altri Paesi europei ma con qualche fragilità in più, alle prese con la guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, con la crisi energetica, con l’aumento dei prezzi dell’energia e dei beni di consumo che colpisce famiglie e imprese, con una siccità senza precedenti che rende evidente l’urgenza di misure strutturali per affrontare la crisi climatica, con diseguaglianze sociali crescenti nel mondo dei lavori che Istat e Inps si sono incaricati nei giorni scorsi di rappresentare con dati inconfutabili. Il tutto mentre la lotta alla pandemia da Covid19 e l’attuazione del PNRR – le due emergenze alla base della nascita del Governo di unità nazionale guidato da Draghi – richiedono ancora la massima attenzione. In questo contesto il Movimento 5S di Giuseppe Conte ieri ha consapevolmente deciso di superare una linea rossa e di non partecipare al voto di fiducia al Senato. Non spetta a noi interpretare il significato di questa scelta né di dare giudizi “morali” sul comportamento di una forza politica che è entrata in Parlamento sulla spinta di un grande consenso popolare e ora vive una fase di profonda difficoltà e travaglio. Ma il giudizio politico è inevitabile e non può che essere netto, come peraltro il Partito Democratico ha sempre espresso nei giorni scorsi: questa decisione ha prodotto una crisi politica grave che ora richiede un chiarimento nelle sedi appropriate. Saggiamente e autorevolmente il Presidente della Repubblica Mattarella ha respinto le dimissioni del Presidente del Consiglio e lo ha invitato a presentarsi di fronte alle Camere. Quello sarà il momento della verità per tutti. Per il M5S, che deve finalmente scegliere una linea, dire chiaramente se intende rimanere al governo spendendosi per realizzare ancora riforme e iniziative importanti per i giovani, per i lavoratori, per le famiglie e le imprese italiane. Oppure se preferisce – come una parte dei suoi dirigenti dichiara esplicitamente da tempo – interrompere questa esperienza e avviare il Paese alle elezioni anticipate. Ma anche per la Lega, che deve decidere se è più interessata a proseguire con serietà nell’azione di governo oppure se preferisce ascoltare gli appelli al voto anticipato del suo alleato all’opposizione… Dunque mercoledì in Parlamento ognuno, dopo aver ascoltato le parole del Presidente Draghi – che certamente terrà conto delle questioni poste da tutte le forze che hanno composto sin qui la maggioranza di governo – dovrà assumersi le proprie responsabilità. La posizione del Pd è chiarissima e coerente con le scelte che abbiamo fatto in tutti questi mesi. Abbiamo sostenuto con lealtà e convinzione il Governo Draghi, senza rinunciare a fare in Parlamento le nostre battaglie sui diritti e contribuendo con le nostre idee e proposte all’azione di governo, ben consapevoli di essere parte di una maggioranza non politica, eccezionale e non ripetibile. In questo momento in particolare ci sta a cuore l’agenda sociale – questione salariale, rinnovi dei contratti, salario minimo, lotta alla precarietà e al lavoro povero – che il Governo ha cominciato a delineare, aprendo anche il confronto con le Organizzazioni Sindacali, in vista sia di un nuovo provvedimento nelle prossime settimane sia della manovra di Bilancio. Inutile dire che un’interruzione anticipata della legislatura, oltre a rendere impossibile l’attuazione di quell’agenda, comporterebbe una serie di conseguenze negative sia per quanto riguarda la nostra presenza e reputazione in Europa, in un momento in cui si discuteranno le nuove regole finanziarie e le misure per contenere l’impatto economico e sociale della guerra in Ucraina sugli Stati membri, sia per quanto riguarda il monitoraggio e la messa a terra dei progetti del PNRR. Per queste ragioni non possiamo che auspicare che in questi cinque giorni si mettano da parte calcoli e interessi personali e di partito per cercare di ricostruire il perimetro originario della maggioranza e per dare solidità e certezza all’azione del Governo Draghi. (Marina Sereni) 15 luglio 2022