In questi giorni sta circolando sulle agenzie e sulla stampa in italiano all’estero una lettera aperta sottoscritta da esponenti dei partiti della Destra italiana residenti in diversi Paesi del continente americano, dal titolo “Il Centro-sinistra vuole limitare lo Ius sanguinis, è una vergogna”. Tale documento, non a caso diffuso prima dell’apertura della campagna elettorale
e nella fase della formazione delle liste, per giustificare il suo assunto falso, pretestuoso e vile mi chiama strumentalmente in causa, pur evitando di declinare anagraficamente il mio nome, come una delle fautrici della proposta del Centro-sinistra di limitare a due generazioni il riconoscimento della cittadinanza italiana. Si tratta, lo ribadisco, di un’operazione strumentale e vile mirante – credo – all’unico scopo di tentare di sbarazzarsi di una presenza elettoralmente concorrenziale e, dunque, scomoda. Venendo ai fatti e restando in casa PD, sia in questa che nella precedente legislatura, come risulta chiaramente dagli atti parlamentari, in tema di cittadinanza ho presentato due soli disegni di legge: l’uno mirante a consentire il riacquisto della cittadinanza a chi è nato in Italia e poi l’ha perduta all’estero per ragioni di lavoro in un tempo in cui non era consentito il possesso di una duplice cittadinanza; l’altro tendente, sulla scia delle ripetute e note sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione, a consentire anche per via amministrativa il riconoscimento della cittadinanza alla donna, e ai suoi discendenti, che l’avesse automaticamente perduta per matrimonio con cittadino straniero. I contenuti degli articoli di queste proposte sono poi stati riproposti in forma di emendamenti, senza aggiungere nemmeno una virgola, ogni volta che si è presentata l’opportunità di raggiungere qualcuno di questi obiettivi. Per ultimo, in occasione della discussione sulla proposta di legge sul cosiddetto Ius Scholae per i figli di stranieri che abbiano compiuto in Italia un intero ciclo di studi. Aggiungo che questi disegni di legge sono del tutto in linea con quelli presentati dai colleghi del PD eletti all’estero che mi hanno preceduto fin dall’istituzione della circoscrizione Estero, in particolare con quelli avanzati dall’amico Marco Fedi. In oltre quindici anni, dunque, nessuno si è mai accorto che il PD aveva intenzione di proporre la limitazione del riconoscimento a due sole generazioni. Perché ognuno possa valutare in termini obiettivi la veridicità di queste affermazioni, metto a disposizione questi testi, per altro pubblici, ai seguenti link (PDL 221 - PDL 222), sfidando chiunque a trovare in essi una sola parola – ripeto: UNA SOLA PAROLA - da cui si evinca la volontà dei proponenti (e indirettamente del PD) di limitare a due generazioni il riconoscimento della cittadinanza. Ebbene, dopo 15 anni il miracolo è avvenuto. Nella seduta del 15 giugno della commissione Esteri della Camera incentrata sulla discussione dello Ius Scholae, l’on. Di San Martino Lorenzato di Ivrea, eletto all’estero per conto della Lega, ha denunciato l’intenzione del Centro-sinistra (chi? dove? quando?) di procedere alla famosa limitazione e ha puntato in particolare il dito contro la mia proposta sul riconoscimento della cittadinanza alle donne che l’abbiano perduta per matrimonio con straniero, affermando che essa limiterebbe la possibilità di ottenere la cittadinanza solo ai discendenti di seconda generazione. Con grande imbarazzo e qualche difficoltà, trattandosi di un eletto nella circoscrizione Estero, devo dire che l’on. Lorenzato ha compreso l’esatto contrario di ciò che nel disegno di legge è detto. In esso, infatti, vi sono due affermazioni: il riconoscimento della cittadinanza alla donna che l’abbia perduta sposando uno straniero, con l’indicazione della relativa modalità amministrativa per riottenerla; la trasmissibilità della cittadinanza anche ai figli nati prima del 1948, mettendo fine in tal modo all’odiosa discriminazione tra figli nati dopo quella data e figli nati prima. L’ineffabile Lorenzato ha scambiato ciò che è un’estensione, che prelude poi a una normale applicazione dello stesso ius sanguinis, per una limitazione. Potremmo limitarci a rilevare un caso, diciamo così, di ordinario analfabetismo giuridico, se poi il Centro-destra su un errore così marchiano non ci imbastisse una campagna propagandistica. Siamo, insomma, alle comiche finali. Quanto alla bieca volontà di un non meglio identificato e identificabile Centro-sinistra di procedere alla limitazione di due generazioni, l’unica proposta in tal senso è venuta sporadicamente da qualche esponente del Movimento 5Stelle, poi passato al Gruppo misto. Se qualcuno intenda interloquire dialetticamente con i proponenti di tale soluzione, lo faccia pure senza evocare strumentalmente interlocutori falsi o inesistenti. Quanto alla mia personale chiamata in causa per l’affermazione che sia “incomprensibile riconoscere la cittadinanza a persone (di terza o quarta generazione) che non hanno alcun legame con il nostro Paese”, i propagandisti falsari si dimenticano di mettere in relazione questa espressione con quella che la segue, come risulta chiaramente dal verbale, e cioè: mentre continua ad essere negata a chi in Italia è nato e poi l’ha perduta emigrando per la necessità di trovare lavoro. Ebbene, confermo che è mia PERSONALE opinione che una contraddizione così vistosa debba essere superata, non negando la cittadinanza a chiunque, ma riaprendo finalmente i termini per fare in modo che chi è nato in Italia la possa finalmente riottenere, come dice esplicitamente la mia proposta di legge. Per concludere, gli “addolorati” evocatori di scenari inesistenti non si illudano di potere strappare l’applauso (o il consenso) degli elettori con le comiche finali e dicano piuttosto quali risultati concreti in questa legislatura hanno portato a casa per gli italiani all’estero, per dare credibilità alle loro promesse elettorali. Serve un aiuto? Eccolo: ZERO.