Roma - "Tra i tanti pesi che sento gravare sulle mie spalle oggi, non può non esserci anche quello di essere la prima donna a capo del Governo in questa Nazione". Nel discorso programmatico del 25 ottobre del primo presidente del Consiglio donna della Repubblica

(al maschile, come la stessa Giorgia Meloni si definisce) non potevano mancare passaggi dedicati alle altre donne, lungo quel filo che unisce passato e presente, storia e vita quotidiana. "Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto – ha detto il premier in apertura del suo discorso alla Camera - io mi ritrovo inevitabilmente a pensare alla responsabilità che ho nei confronti di tutte quelle donne che in questo momento affrontano difficoltà grandi e ingiuste per affermare il proprio talento o, più banalmente, il diritto a vedere apprezzati i loro sacrifici quotidiani". Meloni rivolge "con riverenza" il proprio pensiero alle donne del passato, a cominciare dal Risorgimento, "a coloro che hanno costruito, con le assi del loro esempio, la scala che oggi consente a me di salire e di rompere il pesante tetto di cristallo che sta sulle nostre teste. Donne che hanno osato, donne che hanno osato per impeto, per ragione o per amore. Come Cristina (Trivulzio di Belgiojoso, ndr), elegante organizzatrice di salotti culturali e barricate, come Rosalia (Montmasson, ndr) testarda al punto da partire con i Mille che fecero l'Italia, come Alfonsina (Strada, ndr) che pedalò forte contro il vento del pregiudizio, come Maria (Montessori, ndr) o Grazia (Deledda, ndr) che, con il loro esempio, spalancarono i cancelli dell'istruzione alle bambine di tutto il Paese". "E poi Tina (Anselmi, ndr), Nilde (Iotti, ndr), Rita (Levi Montalcini) ndr), Oriana (Fallaci, ndr), Ilaria (Alpi, ndr), Mariagrazia (Cutuli, ndr), Fabiola (Gianotti, ndr), Marta (Cartabia, ndr), Elisabetta (Casellati, ndr) Samantha (Cristoforetti, ndr), Chiara (Corbella Petrillo, ndr). Grazie! Grazie per aver dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di riuscire a fare ora anche io" sottolinea il premier. all'elenco delle "eroine" di ieri e di oggi, il discorso passa poi alle linee politiche che riguarderanno (anche) le donne, a partire dalla famiglia: "Intendiamo sostenerla e tutelarla e, con questa, sostenere la natalità, che nel 2021 ha registrato il tasso di nascite più basso dall'Unità d'Italia a oggi; per uscire dalla glaciazione demografica e tornare a produrre quegli anni di futuro, quel Pil demografico di cui abbiamo bisogno serve un piano imponente, economico ma anche culturale, per riscoprire la bellezza della genitorialità e rimettere la famiglia al centro della società". In tal senso il premier rimarca "l'impegno di aumentare gli importi dell'assegno unico universale e aiutare le giovani coppie a ottenere un mutuo per la prima casa, lavorando progressivamente anche per l'introduzione del quoziente familiare. E visto che i progetti familiari vanno di pari passo con il lavoro, vogliamo incentivare in ogni modo l'occupazione femminile". C'è poi il tema dei diritti, tutt'altro che in secondo piano in campagna elettorale: "Un governo di centrodestra non limiterà mai le libertà esistenti di cittadini e imprese. Vedremo, alla prova dei fatti, anche su diritti civili e aborto, chi mentiva e chi diceva la verità in campagna elettorale su quali fossero le nostre reali intenzioni" puntualizza Meloni. Anche nella chiosa del suo discorso, un accenno al suo essere donna nella previsione che "non sarà una navigazione facile", anche perché "in fondo io sono la prima donna che arriva alla Presidenza del Consiglio, vengo da una storia politica che è stata spesso relegata ai margini della storia repubblicana e non ci arrivo tra le braccia di un contesto familiare favorevole o grazie a amicizie importanti; sono quello che gli inglesi definirebbero un 'underdog', diciamo così, lo sfavorito, quello che, per riuscire, deve stravolgere tutti i pronostici. E' quello che intendo fare ancora, stravolgere i pronostici". Insomma, per Giorgia Meloni il fatto di essere il primo premier donna in Italia è tutt'altro che un punto di arrivo, ma di partenza. (NoveColonneATG)