(SA) - Per tutta la giornata di ieri la notizia dell’arresto della primula rossa Matteo Messina Denaro detto “u siccu” ha monopolizzato l’informazione televisiva e quella dei giornali di tutto il mondo. L’evento, dopo che per trenta anni le forze dell’ordine hanno cercato di afferrare l’inafferrabile, non poteva certamente avere eco minore.

Contemporaneamente, osservatori attenti e ben pensanti diversi, hanno cominciato a fare circolare ipotesi diverse sul modus operandi relativo all’arresto. Diverse le ipotesi: c’è che fa circolare la voce che il ricercato ormai malato terminale, si sia stancato della lunga latitanza ed ha contrattato la sua resa. Altri azzardano l’ipotesi di un accordo, una specie di scambio di prigionieri con “u siccu” che si sarebbe consegnato in cambio della scarcerazione di un altro carcerato, ipotesi che rasenta la fantascienza. C’è anche chi afferma, che il Messina Denaro essendo ammalato era diventato un peso per la stessa mafia che doveva fare i conti con una grande pressione delle forze dell’ordine che continuavano a desertificare con numerosi arresti la rete protettiva del boss, per cui qualcuno ha fatto una soffiata per liberarsi di un peso che intralciava gli affari della mafia. Certo che alcune anomalie ci sono in tutta questa vicenda. Prima di tutto, come mai dopo avere subito un intervento di tumore, da un anno e forse più, frequentava quella clinica sotto falsa identità e nessuno se ne sia accorto? Secondo: ha fatto senso il fatto che il Messina Denaro sia stato arrestato senza che gli siano state messe le manette prima di farlo salire in macchina. Continua a fare senso la constatazione che tutto sommato, “u siccu” non si era allontanato mai più di tanto dal proprio territorio. Questo il motivo per cui a Campobello di Mazzara, a pochi chilometri da Castelvetrano, prima è stato trovato il nascondiglio (?) dove il boss ha passato, si dice, l’ultimo anno della sua latitanza. A distanza di poche centinaia di metri all’interno di un altro appartamento è stato rinvenuto il bunker dove presumibilmente Messina Denaro ha trascorso la lunga latitanza o sicuramente parte della stessa. La stessa identità è stata accuratamente curata in tutti i particolari: documento di identità, residenza, proprietà della macchina tutto era intestato al vero Bonafede che si era prestato all’operazione. Le indagini ed il lavoro delle forze dell’orine non si ferma e continua. E’ stato rintracciato il medico che l’ha curato, il chirurgo che lo ha operato ed il resto delle persone che in un modo o nell’altro hanno fornito supporto in questo ultimo periodo della sua vita a quanto pare vissuta del tutto comodamente in mezzo al lusso ed alle belle donne. Le uniche cose certe al momento, sono senza dubbio due: il fatto che è rinchiuso in un carcere in regime di 41 bis; la certezza che a farsi carico delle costose cure di cui necessita, ormai sono a carico dei contribuenti italiani. E’possibile che spunti una terza certezza che potrebbe essere un movimento di assestamento per contendersi il posto ed il ruolo del capo appena messo fuori combattimento. Questa comunque resta solo una possibilità che solo il tempo e le circostanze ci diranno se avrà un seguito oppure no. Salvatore Augello 18 gennaio 202