Sussiste il rischio di un capovolgimento storiografico grave. Nel 1940 l'Italia entrò in guerra alleandosi con Hitler e invase i Balcani e la Russia, occupò militarmente la Jugoslavia e si rese responsabile di atrocità inenarrabili con campi di concentramento,
esecuzioni sommarie, arresti, villaggi bruciati, persecuzioni e violenze efferate. Per questi crimini orrendi non ci fu alcun processo di Norimberga ed i gerarchi italiani che si resero responsabili di eccidi, abusi e barbarie non vennero mai condannati. Al contrario alcuni di loro a partire dal Generale Rodolfo Graziani che non esitò a utilizzare il gas in Etiopia, Junior Valerio Borghese fondatore della X MAS e autore del tentato golpe del 1970, Pino Rauti e Giorgio Almirante diedero vita al Movimento Sociale Italiano dandosi come simbolo la fiamma tricolore che promana dalla bara di Benito Mussolini. Ignorare i crimini perpetrati dai fascisti in Jugoslavia, le deportazioni, i saccheggi e la ferocia repressione condotta durante l'occupazione di quei territori, induce a capovolgere i fatti. Non furono i russi né i greci o i popoli slavi a invadere e mettere a ferro e fuoco l'Italia. Furono gli italiani a macchiarsi di infamie inaudite e gratuite. Noto che il Prof. Landi nella sua nota non menziona le pesanti responsabilità dei fascisti e si avventura in un parallelismo macabro tra le vittime delle foibe e le vittime dei campi di sterminio. Non è in discussione la necessità di ricostruire la complessa vicenda dei confini orientali per approfondire il dramma della popolazione istriana e giuliano-dalmata. Nel farlo occorre lealtà, obiettività, imparzialità e attenzione massima alla verità e alla cronologia degli antefatti e dei fatti.