Articolo che dovrebbe forse essere pubblicato domani 1° marzo sul quotidiano di Genova Uccelli del malaugurio Antonio Gibelli – 28 febbraio 2023 Con il PD, gli uccelli del malaugurio sono sempre in volo. Dopo le elezioni politiche, un folto gruppo di commentatori ha sentenziato che il Partito

– dopo aver preso circa un quinto dei voti validi, primo partito di opposizione - era finito, e meglio era se si fosse auto dissolto. Partito dei radical chic, dei diritti senza il lavoro, degli ZtL (zone a traffico limitato del centro città “privilegiato”). Partito dei lunghi coltelli, dei governisti, dei vecchi. Partito mai nato, afflitto da malformazioni genetiche. Linguaggio incomprensibile. Obiettivi confusi. Un partito inutile e perciò dannoso. Praticamente, un rottame. Poi, visto che gli interessati non accedevano di buon grado all'invito e si mettevano sul sentiero impervio della ricostruzione, sono cominciati i dileggi, i colpi di gomito, le esclamazioni di stupore e addirittura di indignazione per tanta impudenza, i sofismi e i luoghi comuni di cui ogni bravo commentatore ha sempre pronta nel suo carnet un'ampia riserva. Si chiudono in conclave anziché guardare al mondo esterno. Ripiegati sulle proprie elucubrazioni. Pretendono di riscrivere la carta dei valori mentre in Europa la gente muore per la guerra. Rimangono in silenzio, non dicono chi sono, cosa vogliono. Non hanno una visione (difetto peggiore che averne una reazionaria, discriminatoria e disumana). I non iscritti saranno determinanti più dei militanti. Avranno un segretario che sostiene un progetto diverso da quello maggioritario. Chiunque vinca ci sarà una scissione. Tanta severità - sia detto per inciso – è sempre esercitata senza alcun termine di paragone. Nessun confronto con un partito nato per la predicazione di un comico, in cui le decisioni sono calate dall'alto salvo ratifica tramite quesiti ben calibrati, e comunque sempre dall'alto revocabili, conteso a carte bollate anziché in stucchevoli congressi, dove principi inderogabili sono smentiti a piacere e figure autorevoli scompaiono nel nulla senza un perché. Ma soprattutto, un partito che ha cavalcato come nessun altro la demagogia, tingendola all'occorrenza di xenofobia (i taxi del mare) o di velleità ribellistiche (i gilet jaune). Nessun confronto neppure con altri partiti fondati su principi monarchici e guidati da autocrati cui tutto è permesso (compresa la protezione indebita per le nipotine di capi di stato stranieri e l'eccessiva passione per la vodka), oppure adusi a forgiare le loro politiche in raduni folkloristici e ad affidare le loro fortune a capi scamiciati o in costume da bagno, frequentatori di delinquenti ultrà e molestatori tramite citofono. Volete mettere, rispetto al troppo educato e diafano Enrico Letta? Alla fine, questo Partito decrepito e logorato dai sondaggi, balbuziente e autistico, ha portato al voto per la scelta del suo segretario oltre un milione di persone, ha eletto la più giovane segretaria della sua storia e non solo, ha visto il vinto esprimere affetto e ammirazione per la vincitrice e viceversa. La vincitrice, pur avendo un “linguaggio incomprensibile” si è fatta capire dalla maggioranza di quel milione; e pur avendo a cuore i diritti civili ha subito detto che ha altrettanto a cuore la difesa del lavoro nella sua dignità; e soprattutto ha capito come i giovani che l'ambiente è la questione cruciale del nostro tempo, e ha finalmente promesso di render dura la vita alla destra. E ha cominciato a farlo, accusando a chiare lettere il governo di avere la responsabilità dei morti in mare, non per le cause specifiche accertate di quest'ultima tragedia, ma per la sua filosofia: non potendo fermare i flussi, ostacola i soccorritori, e non potendo chiudere i porti, glieli allontana, e non sapendo né volendo far niente per affrontare il problema secondo principi di civiltà, rinvia tutto all'Europa ripetendo una vuota litania. Un governo che di fronte alla sfilata dei morti non ha trovato di meglio che addossare la colpa all'imprudenza dei naufraghi per bocca del suo ministro dell'interno rivelandone la povertà morale di uomo che non conosce né il dolore né la pietà. Non crediate che tutto questo abbia tappato la bocca agli scettici. No. Hanno lavorato di fantasia per esorcizzare l'impatto della novità. Schlein è figlia di ricchi e non può capire i poveri (anche Pertini lo era, suo padre proprietario terriero). Schlein è un'estremista radicale (ma il PD non era il partito né di qua né di là?). Con Schlein, il PD torna nei salotti (ma quanto mai ne era uscito?). Con Schlein i dem perdono le primarie (perché il voto di un milione di elettori batte quello di 150.000 iscritti). In ogni caso, si tratta di un voto inutile, perché sono "già defunti". Vorrei incoraggiare questi ostinati a non demordere. Datevi da fare, c'è spazio per tutti. Anche se nessuno riuscirà a superare il filosofo Cacciari, campione dei menagramo hegeliani, che incoraggiando la versione di una vincitrice specchio deformante della Presidente del consiglio con l'aureola, ha beffardamente commentato: "La Meloni ha tirato la volata a Schlein". Così, il cerchio si chiude.