Scritto da Salvatore Bonura - 3 aprile 2023 Buonasera e ben ritrovati nella rubrica di Hasthag Sicilia “Comu veni si cunta“. Questa sera vi parlerò delle cosiddette case green, una questione che in Italia interessa e coinvolge 10 milioni di unità immobiliari;

 

costruzioni che rischiano di subire una forte svalutazione per effetto della Direttiva Europea per l’efficienza energetica degli edifici. Una Direttiva che discende dal grande piano europeo concepito per abbattere le emissioni di CO2 su tutto il territorio comunitario; un piano che si propone l’obiettivo di arrivare ad un’Europa ad emissioni zero entro il 2050. Una misura che nasce certamente da un fine nobile, vale a dire dall’intenzione di ridurre l’inquinamento e l’impatto ambientale, migliorare così le sorti del pianeta; ma che avrà effetti devastanti per i nostri edifici perché i tempi per adeguarsi sono troppo stretti e i costi che occorre sostenere sono proibitivi. Questo perché, se dovesse essere approvata la Direttiva entro la fine di quest’anno, gli Stati Europei – compresa l’Italia – avranno tempo sino al 2025 per recepirla e adeguarsi; e i proprietari delle abitazioni che non effettueranno i lavori non potranno né venderli né affittarli. A questo punto vi starete chiedendo: ma quanto occorre spendere per obbedire a questa direttiva? Per dare un’idea del problema i lavori condominiali richiesti da Bruxelles costeranno intorno a 600 mila euro per i condomini che debbono fare il salto di 2 classi energetiche; mentre per efficientare i singoli appartamenti e portarli a due classi energetiche superiori se ne spenderanno – a seconda se l’appartamento è ubicato in centro o in periferia, è grande o piccolo – tra 25-50 mila e 120 mila euro. Per una singola villetta si dovrà spendere non meno di 100 mila euro. Ma perché – vi chiederete ancora – occorre spendere tutti questi soldi? La risposta a questa domanda è semplice: nel caso di un grande edificio che vuole fare il salto di due classi energetiche bisogna procedere anche alla coibentazione, mentre in un appartamento occorre sostituire infissi, porte e finestre, nonché dotarsi di una pompa di calore di avanguardia e fare le schermature solari. Tutto questo perché Bruxelles chiede di arrivare alla classe energetica E entro il 2030 e alla classe energetica D entro il 2033. Considerato che in Italia, secondo i dati Enea, il 35 per cento degli immobili risulta in classe G e il 25 per cento si trova in classe F; gli edifici da ristrutturare sono il 60 per cento dell’intero patrimonio immobiliare! Una percentuale assolutamente più alta rispetto a quella dei nostri vicini. Infatti in Francia la Direttiva Europea impatterebbe sul 17 per cento degli edifici e in Germania addirittura solo sul 6 per cento. Una stangata dunque, che rischia di mandare in rovina tutti quegli italiani che hanno la casa in proprietà; un colpo durissimo che oltretutto potrebbe rivelarsi anche inutile visto che noi, in particolare nel Mezzogiorno, dove la terra è più ballerina, abbiamo bisogno soprattutto di case antisismiche e non solo di cappotti termici. Comunque sia, venire incontro ai desiderata di Bruxelles entro i tempi che ci vengono dettati per il nostro Paese non è affatto semplice, perché occorrerebbe ristrutturare 1,8 milioni di edifici in 10 anni, e quindi fare 180 mila interventi all’anno. Uno sforzo che difficilmente le imprese edili italiane sarebbero in grado di reggere… Ecco perché andrebbero rivisti gli obiettivi intermedi, fissati dall’Europa al 2030 e al 2033. Occorre rivedere questi obiettivi alla luce del fatto che tra il 2018 e il 2020, quando non c’era ancora il Superbonus, la media degli interventi è stata appena di 2.900 interventi all’anno. Con gli incentivi tanto discussi e vituperati, invece, sono stati realizzati 100.000 interventi nel 2021 e 260.000 nel 2022. Ma il problema non è solo quello di rivedere gli obiettivi intermedi, visto che non abbiamo imprese e maestranze in grado di far fronte a questa mole di interventi; il problema è anche e soprattutto quello delle famiglie, che non saprebbero a quale Santo votarsi per trovare i soldi. Di fronte a tutto questo non posso esimermi dal fare una considerazione: l’Italia viene sempre richiamata, rimproverata e multata da Bruxelles, come è successo per i balneari, come sta accadendo per i ritardi che stiamo accumulando sul PNRR, la prima volta in assoluto che abbiamo anticipato l’Europa con il Superbonus abbiamo fatto patatrac, abbiamo inguaiato imprese e cittadini che si erano fidati dallo Stato. Se a tutto questo si aggiunge il via libera definitivo dato ieri dall’Europa sulle cosiddette auto green, che prevede lo stop alla vendita delle auto diesel e benzina dal 2035, la frittata è fatta. Via libera dato dall’Europa con il voto favorevole della Germania e l’astensione dell’Italia, solo che i tedeschi hanno ottenuto la deroga per gli e-fuel e noi invece abbiamo incassato il “niet” ai combustibili sintetici a zero emissioni. Che fare allora?

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