Roma - “I dati Invalsi confermano un elemento di forte preoccupazione, anche se vi sono dei miglioramenti. Questo elemento è drammaticamente il solito: un’Italia spaccata almeno in due con i ragazzi del mezzogiorno fortemente pregiudicati nelle opportunità e formative, quindi anche occupazionali rispetto agli studenti di aree avvantaggiate del Paese”.
Così il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, intervenuto il 12 luglio alla Camera alla presentazione del rapporto Invalsi. Quest’anno le prove hanno coinvolto oltre 12.000 scuole per un totale di oltre 1.000.000 di allievi della scuola primaria (classe II e classe V), circa 570.000 studenti della scuola secondaria di primo grado (classe III) e oltre 1.000.000 di studenti della scuola secondaria di secondo grado. “Il quadro che emerge quest’anno dalle prove – sottolinea una nota - risente ancora in maniera evidente delle conseguenze post-pandemiche sugli apprendimenti degli studenti italiani. Il confronto nel tempo degli esiti della scuola primaria mostra un indebolimento dei risultati in tutte le discipline osservate e in entrambi i gradi considerati (II e V classe). In II primaria i risultati di Italiano e di Matematica sono più bassi di quelli registrati nel 2019 e nel 2021 e, sostanzialmente, in linea con quelli del 2022. In V primaria i risultati del 2023 sono più bassi di quelli degli anni precedenti, compreso il 2022, in tutte le discipline, incluso l’Inglese, sia lettura (reading) sia ascolto (listening)”. Pur se in misura ridotta, già dalla II primaria cominciano ad evidenziarsi leggeri divari territoriali, più marcati nella V classe rispetto alla II e soprattutto più evidenti per la Matematica e l’Inglese; listening. Si riscontra una perdurante differenza dei risultati tra scuole e tra classi più accentuata nelle regioni meridionali, specie per quanto riguarda la Matematica e la prova di Inglese listening. “Ciò significa – sottolinea il rapporto - che la scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi”. “Da qui – spiega il ministro commentando i dati - la decisione di presentare anche con il contributo di Invalsi un’agenda Sud in dieci punti, che prevede tra l’altro l’indicazione di quelle scuole dove maggiori sono le criticità per contesto sociale, per abbandoni, per insuccesso formativo, per assenze. Iniziamo con 240 scuole un’azione forte e rivoluzionaria, investendo risorse significative e importanti: un passaggio che vedrà più insegnanti in ogni istituto, soprattutto per le materie critiche come matematica, italiano, inglese”. “Apriremo la scuola al territorio – continua Valditara – estenderemo il tempo scuola, introdurremo una formazione specialistica per i docenti di questi istituti con una retribuzione aggiuntiva per tutta l’attività extracurricolare. D’intesa con i presidenti delle Regioni interverremo per favorire lo sviluppo territoriale grazie allo sviluppo formativo. Prevediamo anche il coinvolgimento delle famiglie con un’azione molto innovativa: bisogna ricostruire l’alleanza tra famiglie e scuola”. “L’Italia si posiziona sotto la media europea – ricorda il ministro – e noi vogliamo intervenire soprattutto perché la situazione nel nostro paese è a macchia di leopardo, con regioni estremamente competitive e altre no: questo non deve più accadere, vogliamo riunire l’Italia”. Valditara commenta inoltre la situazione sul Pnrr: “Il dato comunicato dal ministro Fitto è assolutamente positivo, con quasi il 92% di aggiudicazioni in tema di asili, che sono importanti anche per quel percorso di crescita complessiva che serve a ridurre i divari e sono un momento significativo per le donne lavoratrici, per le famiglie e per la natalità. Aver raggiunto quasi il 92% delle aggiudicazioni era un traguardo impensabile fino a qualche mese fa, frutto di una straordinaria collaborazione tra governo, comuni e di quelle norme di semplificazione che noi come ministero abbiamo fortemente voluto e inserito nel decreto di febbraio. Cito due dati: con la vecchia normativa per le aggiudicazioni fino a un milione di euro ci si impiegava tre anni, per quelle da un milione fino a 5 milioni quattro anni. Oggi con queste nuove norme abbiamo impiegato da 7 a 9 mesi. Abbiamo inoltre inserito l’intervento di Invitalia, per rendere più agevole ai piccoli comuni realizzare questo sistema di aggiudicazioni: ebbene circa il 15% è stato fatto con questa modalità” conclude il ministro. (NoveColonneATG)