(Roma, 7 settembre 2023) - Viste le limitate risorse a disposizione di questo Governo per la Legge di Bilancio 2024, sarà molto improbabile che si riesca a realizzare la tanto reclamizzata Riforma delle pensioni (che ovviamente avrebbe dovuto e potuto interessare anche i nostri connazionali residenti all’estero).
Tramontata quindi l’ipotesi della riforma rimangono alcuni nodi da sciogliere in vista della definizione della manovra autunnale. Sembra infatti che al capitolo previdenza saranno assegnati meno di due miliardi di euro con i quali si prevede che non si andrà oltre la conferma di “Quota 103” che interessa molto marginalmente i residenti all’estero e la rivisitazione di “Opzione donna” (che potrebbe interessare i diritti delle nostre connazionali) e l’Ape sociale che invece è subordinata alla residenza in Italia. La promessa di aumentare le pensioni minime a 1.000 euro rimane invece un miraggio della precedente campagna elettorale. “Quota 103”, che interessa marginalmente anche i residenti all’estero perché può essere maturata con il meccanismo della totalizzazione, è una misura di anticipo pensionistico al raggiungimento del doppio requisito anagrafico e contributivo con 62 anni di età e 41 anni di contribuzione, la cui scadenza è fissata al 31 dicembre dell’anno in corso e che sarà probabilmente estesa a tutto il 2024. Può essere perfezionata tramite la totalizzazione dei contributi prevista dalle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale per l’ottenimento di un pro-rata pensionistico italiano ma richiede la cessazione dell’attività lavorativa (requisito problematico per gli italiani residenti all’estero a causa dello sfalsamento delle età pensionabili). Il Governo sta valutando la possibilità di allentare la stretta scattata su “Opzione donna” con la Legge di bilancio dell’anno scorso che aveva ridotto a poche migliaia di lavoratrici la platea interessata a questa misura di pensione anticipata ed aveva escluso tutte le lavoratrici residenti all’estero. Dobbiamo quindi auspicare che sia nuovamente data la possibilità alle donne residenti all’estero di poter usufruire, se lo desiderano e se ne hanno diritto, al pensionamento anticipato (intorno ai 60 anni di età) ancorché con il ricalcolo contributivo dell’assegno. Infine si prevede un nuovo taglio alla rivalutazione delle pensioni che però non dovrebbe interessare i già miseri pro-rata dei nostri connazionali all’estero perché in ogni caso non dovrebbero essere toccate le pensioni fino a 4 volte il minimo Inps.