Tashkent, 10/11/2023 (II mandato) Care studentesse e cari studenti, gentili professori, Signor Primo Ministro, Signor Vice Ministro, Magnifici Rettori di questo Politecnico, di quello di Torino, dell’Ateneo della Tuscia, chi rappresenta l’Ateneo di Pisa, è un gran piacere essere qui tra di voi. Ma desidero anzitutto ringraziarvi per questa accoglienza così amichevole e per questo titolo onorifico di professore di questo Politecnico.
Essendo un giurista mi sento piuttosto collaterale rispetto ai temi di cui si occupa questo Ateneo ma, sapendo che la scienza sta ritrovando sempre più le motivazioni per integrare i vari suoi rami, le varie sue discipline, come è indispensabile, mi ritengo coinvolto e sono molto riconoscente per questo onore conferitomi. Grazie, Signor Rettore. Questa mattina abbiamo rilevato con soddisfazione reciproca, nei colloqui avuti con il Presidente Mirziyoyev, che l’anno che si avvia a conclusione ha segnato un passaggio di grande importanza per l’amicizia e il partenariato fra Uzbekistan e Italia. E di questo partenariato la cooperazione universitaria rappresenta un tassello davvero molto rilevante. Il partenariato strategico sottoscritto tra i nostri Paesi è particolarmente ambizioso, basato com’è sull’impegno reciproco nei confronti dei valori democratici, del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, sottolineando la necessità dell’osservanza, nella comunità internazionale, dei principi del diritto internazionale, quali l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale dei singoli Stati. Temi rilevanti in un’area di particolare importanza come quella centro-asiatica, e importanti in tutto il mondo. Anche in questo quadro, la cooperazione in materia di istruzione superiore, di ricerca e di dialogo interculturale è fondamentale. Tashkent e Roma sono unite da un legame profondo, le cui radici affondano nella consuetudine di contatti e di scambi che Asia centrale ed Europa hanno intrattenuto, da tempo davvero molto antico, lungo le antiche vie commerciali che attraversavano il continente eurasiatico, sin dai tempi dell’Impero romano, del Regno di Sogdiana, fino ai grandi viaggi di Marco Polo e degli altri numerosi esploratori e mercanti medioevali. Lungi dallo scambiare soltanto merci, le carovane che percorrevano le vaste distese dell’Asia centrale favorivano la diffusione delle conoscenze. Tashkent, Samarcanda, Buchara non erano unicamente fiorenti cittadine ed empori commerciali, ma centri di elaborazione e di irradiazione di idee innovative. In Europa è ben noto quanto si debba all’influsso che le opere di al – Khwarizmi hanno avuto sullo sviluppo del pensiero matematico - basti pensare che al suo nome si ispira l’espressione ‘algoritmo’ - così come all’importanza degli scritti di Ibn Sina, meglio noto in occidente come Avicenna, per lo sviluppo del pensiero filosofico e della pratica medica. Lo scambio di saperi e di idee è stato dunque sempre al cuore del nostro partenariato e questa esperienza, frutto della collaborazione ormai più che decennale con una prestigiosa università italiana - il Politecnico di Torino - rappresenta una testimonianza concreta del percorso che Uzbekistan e Italia stanno affrontando assieme, con lo sguardo rivolto al futuro. La condivisione di conoscenze e di tecniche che avviene qui ogni giorno - fra professori, ricercatori e studenti uzbeki e italiani, con la partecipazione di rilevanti realtà d’impresa dei due Paesi - costituisce infatti la piattaforma più sicura per promuovere uno sviluppo armonioso e sostenibile nelle nostre società. Sono lieto di constatare come questa esperienza del Politecnico di Torino a Tashkent abbia offerto un modello a cui anche altre prestigiose Università italaine, come già quelle di Pisa e della Tuscia, si stanno ispirando, ampliando e consolidando la cooperazione fra i nostri Paesi in questo ambito di rilevanza davvero cruciale. Così come lo sviluppo dell’italianistica in Uzbekistan, con il contributo dell’Università per stranieri di Siena, sarà veicolo di incontro fra le nostre culture. L’attuale fase storica, contrassegnata da tensioni che rischiano di creare nuove fratture a livello globale, sottolinea ancora di più il valore importante di realtà come questa. Solamente il dialogo e la cooperazione - fondati sul rispetto reciproco e sul valore inalienabile della persona umana, in tutte le sue diverse manifestazioni - potranno debellare i fantasmi che si riaffacciano dell’imperialismo e consentire di affrontare con successo i problemi che mettono a rischio l’umanità e il suo futuro: i cambiamenti climatici, con l’estensione della desertificazione, la transizione energetica, per assicurare opportunità di crescita, in questo modo, alle giovani generazioni in tutti i continenti. Siamo in un Politecnico e, naturalmente, il vostro impegno quotidiano si confronta con temi come la ricerca sui nuovi materiali, la digitalizzazione dei processi produttivi e la diffusione dell’intelligenza artificiale, che sono al centro dell’odierno seminario, aspetti destinati ad avere sempre più, nel futuro, un ruolo significativo. In questi ambiti, la collaborazione fra Uzbekistan e Italia è promettente, come evidenziano le iniziative e i progetti sulle fonti di energia rinnovabile, sui nuovi vettori energetici come l’idrogeno e sulla valorizzazione e conservazione del patrimonio storico-artistico, lanciati dai due Politecnici. Sono molto lieto di aver avuto poc’anzi l’opportunità di vedere, nei laboratori, l’applicazione in ambiti diversi degli studi che qui si svolgono e della formazione altamente qualificata dei giovani ricercatori. Le conoscenze specialistiche, da sole, non sono tuttavia sufficienti a soccorrere le gestioni delle complesse problematiche che interessano i nostri tempi. Per questo, care studentesse e cari studenti, vorrei riprendere quanto ho avuto modo di ricordare a vostri colleghi, quando visitai, alcuni anni addietro, il Politecnico di Torino, sollecitandovi –se posso permettermelo - nel proseguire i vostri studi, a coltivare il sapere e la conoscenza in tutte le sue sfaccettature, secondo un metodo interdisciplinare. Per governare le tecniche, per coglierne l’impatto sulle società e sulle persone, per accrescerne le ricadute positive in termini di progresso, è infatti necessario un approccio che coniughi saperi scientifici e saperi umanistici. Ci può soccorrere, come esempio, la figura di Al Biruni, che, un millennio fa, dette contributi decisivi in campi molteplici. Un genio universale che anticipò di alcuni secoli i grandi umanisti del Rinascimento europeo. Una lezione così rilevante che ci parla ancora oggi, tanto da indurre - mille anni dopo - un grande musicista italiano, scomparso due anni or sono, a intitolare una delle sue composizioni ricca di sonorità religiose e spirituali: “Come un cammello in una grondaia”, riprendendo un’espressione che era di Al Biruni, e che Franco Battiato volle come incipit di un testo contro la guerra e contro la violenza. È un richiamo che allora fece, ricollegandosi a quanto, mille anni prima, questo grande genio dell’umanità aveva indicato. Sono davvero lieto di essere qui oggi con voi e vi auguro - come auguro a tutta la vostra comunità - di proseguire nell’impegno di ricerca e di studio con slancio costante. Ne riceverà beneficio il futuro che insieme costruirete. Auguri per il vostro futuro. (FONTE: sito istituzionale)