(SA) - Alla lega salviniana non basta più l’autonomia differenziata, che spacca almeno in due l’Italia, in barba all’unità nazionale ed al superamento della così detta “questione meridionale” tanto combattuta e mai superata. Ora, guardando sempre indietro, la lega comincia a pensare di reintrodurre le gabbie salariali giusto per premiare i lavoratori del Centro Sud che votano lega.
Ma vediamo cosa erano le gabbie salariali per quelli che non se lo ricordano e per i tanti che non c’erano e non ne hanno mai sentito parlare. La gabbia, è il frutto di un accordo sindacale del 1946 e quando dal Nord vennero estese a tutto il Pese, l’Italia venne divisa in 14 zone salariali. La conseguenza non fu di poco conto, essa sancì una differenza salariale tra Nord e Sud mediamente del 29%, percentuale che scese al 20% quando le zone da 14 passarono a 7. In parole semplici, un operaio del Sud a parità di lavoro veniva a percepire un salario inferiore del 29% o del 20% rispetto ad un operaio del Nord. Di questa ingiustizia si vide la fine solo dopo grandi lotte organizzate da quei sindacati che lui oggi vorrebbe delegittimare dividendo il Paese e venne finalmente eliminato nel 1969, anche se poi in effetti le gabbie si trascinarono fino al 1972. I leghisti del Sud e della Sicilia, farebbero bene a riflettere su tutto ciò. Tutto, infatti, lascia pensare che il vecchio disegno nordista si fa strada. Dalla macro regione pensata da Maroni, si è passati all’autonomia differenziata affidata al padre del porcellum Carderoli Lo sforzo di Salvini per fare della lega un partito nazionale sembra cozzare con l’orientamento della lega antica maniera, quando Bossi parlava di Roma ladrona, quando si spostavano i ministeri al Nord per soddisfare le voglie dei leghisti radicali. Ora la mente fervida di Salvini ci vuole riportare indietro di oltre mezzo secolo, reinventando le gabbie salariali. Come si dice in Italia: “cornuto e mazziato” questo povero Sud. Non solo si è progressivamente spopolato, non solo ha un livello di vita più basso rispetto allo sviluppato Nord, ma ora si merita anche le gabbie come se non bastasse la gabbia di uno sviluppo economico inadeguato nella quale è da sempre rinchiuso. Non basta che la Sicilia ed il meridione in genere si debbono inventare il lavoro per superare un precariato cronico e la mancanza di un lavoro regolare, ma vengono ulteriormente penalizzati perché a suo dire il costo della vita nel paese non è uniforme, ma differenziato. Di questa differenziazione Salvini che ne fa? Qualcuno forse pensava che avrebbe cercato di combatterla, di levarla, di diminuire in qualche modo la forbice tra Nord e Sud? Si ricreda allora. Salvini ne piglia atto e torna alle gabbie condannando il meridione al suo attuale e cronico stato di inferiorità economica altro che partito nazionale, la lega nasce al Nord per il Nord e lì continua a guardare. Forse la strada migliore sarebbe quella di investire nel Sud se lo si vuole sviluppare. Troppe sono le differenze infrastrutturale del Nord e del sud. Solo per fare qualche esempio, al nord esiste l’alta velocità, al Sud se ne parla ad ogni campagna elettorale. Un treno freccia rossa Roma Milano Km. 478, impiega 2 ore e 45 minuti a percorrerli. In Sicilia per andare da Messina a Milano Km 199, poco meno del 40% della distanza Roma Milano sul nostro binario unico, un treno impiega ore 5 e 53 minuti. Un bella differenza! Non parliamo poi delle strade. La 640 Agrigento Caltanissetta dopo anni è ancora da finire, la Catania Palermo è un continuo cantiere e si percorre come se fosse un a gincana, la Messina Palermo spesso è fatta segno a deviazioni per lavoro. Nella Sicilia interna, spesso le strade bisogna inventarsele. Il ponte sullo stretto dove si prevede un costo di 13,5 miliardi ha tutta l’aria di una bandierina elettorale. Tanto altro si potrebbe aggiungere, ma mi fermo qui, formulando solo una domanda: ma Salvini sa che secondo le ultime statistiche in Italia ci sono 5,6 milioni di poveri totali e 14.304.000 persone a rischio povertà?
Salvatore Augello 18 novembre 2023