C’è qualcosa di “esemplare” nell’uccisione di Giulia Cecchettin per mano del suo ex fidanzato Filippo Turetta. Man mano che emergono nuovi e terribili particolari - come i dubbi e le paure che la stessa Giulia confida alle amiche per quella relazione che cercava di far uscire definitivamente dalla sua vita - ci rendiamo conto di come questa ennesima violenza
contenga in sé quasi tutti gli ingredienti “cl assici” del femminicidio. Un classico “bravo ragazzo” incapace di accettare la libertà e l’autonomia di una giovane donna, vivace, matura, sensibile. Una classica “famiglia normale” che non vede i segnali, che non capisce come sia stato possibile. Una classica sottovalutazione, stando alle notizie disponibili, da parte di forze dell’ordine che pure erano state allertate quando Giulia era ancora viva e forse… Sono tutti elementi che abbiamo visto altre decine, centinaia di volte nel racconto di una strage che ormai da anni costringe tutti a prendere coscienza di un fenomeno tanto diffuso quanto difficile da estirpare come la violenza di genere. E anche in questo caso, come in altre occasioni, si leggono opinioni “negazioniste” e odiose polemiche contro chi, come Elena la sorella di Giulia, prende con coraggio la paro la indicando nella cultura patriarcale, nelle sue radici profonde, il male da combattere. E’ fortissimo l’accostamento di Elena ad Antigone su cui in questi giorni Chiara Valerio ci ha portato a riflettere. Eppure, guardando alle manifestazioni di questi giorni, ai “minuti di rumore” che hanno scosso le aule scolastiche e universitarie, abbiamo la sensazione che la storia di Giulia abbia fatto scattare una reazione nuova e diversa nell’opinione pubblica larga. Ed è importante partire da qui. C’è rabbia ed esasperazione, non assuefazione, non rassegnazione e questo è straordinariamente importante. Questa energia è indispensabile per andare oltre la pur necessaria azione di repressione della violenza di genere. Ed è fondamentale per andare a colpire i presupposti culturali e sociali di questa violenza. Ha fatto ben issimo la nostra Segretaria Elly Schlein a proporre alla Presidente Meloni un patto per intervenire a questo livello, cominciando dall’introduzione dell’educazione all’affettività e al rispetto in tutti i cicli scolastici. Noi proponiamo un percorso complesso, una sfida che dovrebbe impegnare tutta la società italiana, tutte le agenzie educative, tutti i livelli istituzionali, tutti coloro che producono cultura e pensiero. Noi proponiamo di distruggere gli stereotipi che vogliono che le donne stiano sempre “al loro posto”, che in genere è “un passo indietro” all’uomo. Noi proponiamo di costruire un’alleanza che faccia crescere ragazzi e ragazze nella cultura del rispetto dell’altro e nella valorizzazione delle differenze. Per fare questo dovremo essere disponibili all’ascolto di tutte quelle esper ienze che da anni sono in prima linea nella lotta contro la violenza di genere, spesso nella scarsa attenzione delle Istituzioni. Non so se il Governo e la maggioranza saranno conseguenti alle parole di questi giorni, mi permetto di nutrire più di un dubbio. Noi comunque non potremo mai arretrare in questa battaglia, per ricordare degnamente Giulia e le tante troppe vite di donna spezzate per mano di un uomo. In questi giorni comincia il suo iter al Senato la Legge di Bilancio 2024. Per quanto il Governo abbia usato e stia usando ogni mezzo per influenzare la comunicazione, in parte distraendo l’opinione pubblica su altri temi in parte raccontando falsità sui veri contenuti del provvedimento, più i giorni passano e più si vede una manovra finanziaria debole, senza visione, che tradisce tutte le promesse elettorali della destra e aggrava le diseguaglianze. Cgil e Uil stanno proseguendo con lo sciopero generale, la Cisl che pure ha fatto molti “sconti” al Governo manifesta domani, i sindacati dei medici sciopereranno il 5 dicembre. Il fatto che, a sorpresa, il Governo abbia convocato per i prossimi giorni le associazioni dei datori di lavoro e i sindacati testimonia che, al di là della propaganda, a Palazzo Chigi si avv erte che l’insoddisfazione cresce e ha motivi solidi. La nostra manifestazione nazionale dell’11 Novembre ha dimostrato che il Pd e’ in campo e che stiamo lavorando per costruire un’ alternativa sociale e politica alla destra che governa in questo momento il Paese. Gli emendamenti che abbiamo presentato alla Legge di Bilancio disegnano un’idea alternativa di Paese su tre capitoli principali: lotta al carovita, lavoro e difesa dei redditi; investimenti pubblici e privati per una crescita nel segno della sostenibilità; difesa della sanità pubblica, del welfare e dell’istruzione pubblica per sostenere le fasce più fragili della popolazione. E’ in questa cornice che abbiamo presentato, insieme alle altre opposizioni, le proposte alternative in materia di salute e sanità: l’aumento di 4 miliardi di € del Fondo Sanitario Nazionale come primo passo per un incremento graduale e strutturale dell’investimento nel SSN fino a raggiungere il 7,5% del Pil; il superamento del tetto di spesa per il personale; misure straordinarie per l’abbattimento delle liste d’attesa, puntando su assunzioni di personale, costi dell’intramoenia a carico del Servizio sanitario nazionale e non del cittadino, gestione centralizzata delle liste; un primo stanziamento di 600 milioni per avviare l’attuazione della legge delega sulla non autosufficienza (L.33/2023). Il senso d ella nostra manovra alternativa per quanto riguarda la sanità non sarebbe completo senza citare almeno altri tre aspetti sui quali il Pd ha presentato proprie proposte. Innanzitutto l’abrogazione di quell’articolo della Legge di Bilancio che taglia retroattivamente le pensioni per 700.000 dipendenti pubblici tra cui molti medici e infermieri. E’ inaccettabile che si costringano migliaia di professionisti ad abbandonare prematuramente il Servizio Sanitario Nazionale in un momento di così grave criticità. Le parole della Presidente Meloni ieri al Senato sul punto pensioni sono state ambigue e non garantiscono affatto la soluzione del problema. Abbiamo poi voluto indicare come priorità un intervento sulla salute mentale che destini risorse aggiuntive per 100 milioni alla neuropsichiatria infantile, segmento particolarmente sguarnito di prof essionalità in un momento in cui, in particolare dopo la pandemia, tutti gli operatori ci segnalano bisogni crescenti e urgenti. Così come ci batteremo per risorse adeguate a rifinanziare il “bonus psicologo” e soprattutto perché arrivi in porto la legge per l’istituzione dello “psicologo di base”. Infine mi sembra giusto segnalare il pacchetto di emendamenti che abbiamo presentato, raccogliendo le preoccupazioni delle Regioni, e che introducono correttivi puntuali per quanto riguarda i farmaci, il payback dispositivi, l’erogazione di fondi per l’emersione di lavoratori irregolari. Il dibattito parlamentare comincerà nelle prossime ore ma non ci aspettiamo, ahimè, grande attenzione. Da settimane gli organi di comunicazione della destra parlano di manovra “blindata” che al massimo sarà modificata attraverso un maxi emendamento del Governo su cui sicuramente sarà apposta la fiducia. Sempre di più il ruolo del Parlamento viene svilito e umiliato, nella scarsa attenzione della stampa. Ma noi faremo valere in ogni modo le prerogative dell’opposizione e cercheremo ogni strumento per far discutere delle nostre proposte e svelare i reali contenuti di una manovra che colpisce i più deboli e aggrava le ingiustizie sociali. Lo dovremo fare tenendo il filo con i cittadini fuori dalle Aule parlamentari, continuando quella mobilitazione diffusa per la difesa del diritto alla salute e alla sanità pubblica che ci ha visto attivi in tutta Italia in questi mesi. Mentre scrivo c’è finalmente la prima buona notizia dopo sette settimane di guerra e violenza in Medio Oriente. Dalle 6 di questa mattina tacciono le armi, Hamas dovrebbe finalmente rilasciare i primi ostaggi mentre alcune donne e minori escono dalla detenzione in Israele, i camion con carburante e aiuti umanitari dovrebbero cominciare ad entrare in numero significativo nella Striscia. L’accordo raggiunto è fragile ma non possiamo non sperare che sia il modo per giungere non solo alla liberazione di tutti gli ostaggi ma ad un cessate il fuoco più prolungato che possa aprire la strada alla fine della guerra e alla ripresa di un processo negoziale sul destino di Gaza e sulla soluzione di “Due Popoli e due Stati”. Il Pd, nell’ambito della famiglia socialista europea, farà ogni sforzo per rimotivare e ril anciare questa prospettiva. (Marina Sereni)