(SA) Già a marzo di quest’anno, avevamo parlato del ponte sullo stretto facendo alcune valutazioni che risultano estranei al salvinipensiero che ha ideologizzato una struttura che era caduta da tempo nel dimenticatoio. Da parecchi decenni infratti è esistita la società “Stretto di Messina”, che dopo tanti anni non ha nemmeno prodotto un progetto accettabile ed è costata, secondo quanto si dice, 400 milioni di euro solo in stipendi.
Noi non siamo pregiudizialmente contro il ponto sullo stretto, solo pensiamo che esso deve essere la parte terminale di un sistema viario ed infrastrutturale che deve coinvolgere tutti i territori siciliani. Ad esempio una rete autostradale accettabile dove si possa camminare senza cambiare corsia continuamente perché ci si imbatte con una frequenza incredibile in cantieri che durano un tempo indeterminabile. Una ferrovia dove continuamente a causa di lavoro in corso, viene sostituita da pullman che costringono i viaggiatori a salire e scendere da un mezzo di trasporto in continuo cambiamento e con notevole disaggio ritardo compreso. Salvini parla di alta velocità, ma ce l’ha l’idea dello stato delle ferrovie siciliane? La maggior parte delle strade ferrate siciliane è a binario unico, con buona pace di quanti hanno sempre parlato di potenziamento delle ferrovie. Su parecchie tratte esistono interruzioni coperti con servizi di pullman in sostituzione, con i disaggi che è facile immaginare. Nella Sicilia interna molti comuni sono malamente collegati da strade provinciali abbandonate a se stesse senza manutenzioni specialmente da quando con uno scellerato decreto vennero sciolte le province dall’oggi a domani e sostituite dai liberi consorzi retti da commissari senza soldi per intervenire e senza personale. Oggi il presidente Schifani parla di tornare alle province con l’elezione diretta. La 640 è da anni in costruzione ed attualmente, ancora incompleta, è provvisoriamente (?) collegata alla vecchia galleria Sant’Elia con una deviazione a serpentina per potere raggiungere l’autostrada Palermo Catania. Eppure Salvini continua a rassicurare tutti che il ponete che nel frattempo è stato gratificato dall’appellativo: “il ponte degli italiani”, si farà e porterà grandi di vantaggi: centomila posti di lavoro, azzereranno l’inquinamento, perché eviteranno ben 140.000 tonnellate di CO2 ed 327 tonnellate di ossido di carbonio, secondo quanto sostenuto in uno studio che pare nessuno abbia verificato se abbia basi scientifiche. Pare però che a questi numeri si arriverebbe considerando che i traghetti scomparirebbero tutti dallo stretto per lasciare posto al ponte. Interrogato sull’analisi costi benefici che secondo uno studio dell’associazione Bridges Research, pare risulti negativa e quindi porterebbe ad una perdita annua. In marito all’analisi costi benefici che il ministro considera alla stregua di un’inutile incombenza risponde così: «Bisogna osare come fecero Michelangelo e Raffaello». Non si tiene conto in tutto questo, del fatto che:
1. la Sicilia perde popolazione, come tutta l’Italia d’altro canto, e che quindi è prevedibile una diminuzione del traffico e del trasporto in genere;
2. che la maggior parte del traporto merci avviene su gomma e le strade non aiutano a velocizzare il tempo di percorrenza;
3. che purtroppo non ci sono previsioni di un aumento dello sviluppo economico mancando un opiano organico di investimenti capace di attirare investimenti pubblici e privati.
Parlare di ponte, rischia di diventare la solita trovata propagandistica propedeutica alla campagna elettorale per le elezioni europee di primavera, alla quale i partiti sono già in movimento. A tale proposito, Salvini per ottimizzare la sua strategia alla ricerca di voti, riunisce il gota dei sovranisti antieuropei che fanno parte dell’Unione. Ma questo è argomento che tratteremo a parte. Per oggi vogliamo solo fare una riflessione sul ponte sullo stretto e sul fatto che il movimento no ponte alla luce delle superiori considerazioni, è in metta crescita.
Salvatore Augello 04 dicembre 2023