Parere motivato all'Italia: il requisito di 2 anni di residenza è discriminatorio per i cittadini Ue La Commissione Europea comunica che il 16 novembre "ha deciso di inviare un parere motivato all'Italia (INFR(2022)4113) per il mancato rispetto delle norme dell'UE in materia di coordinamento della sicurezza sociale (regolamento (CE) 2004/883) e di libera circolazione dei lavoratori
(regolamento (UE) n. 492/2011 e articolo 45 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea)". "Nel marzo 2022 - scrive la Commissione in una nota - l'Italia ha introdotto un nuovo assegno familiare per i figli a carico ("assegno unico e universale per i figli a carico"): solo coloro che risiedono per almeno 2 anni in Italia possono beneficiare di tale prestazione, e solo se vivono nello stesso nucleo familiare dei figli". In alternativa al requisito della residenza, è previsto che possa accedere all'assegno anche il titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di durata almeno semestrale. Secondo il parere della Commissione, "questa normativa viola il diritto dell'UE, in quanto non tratta i cittadini dell'UE in modo equo, e pertanto si qualifica come discriminazione. Il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta inoltre qualsiasi requisito di residenza ai fini della percezione di prestazioni di sicurezza sociale, quali gli assegni familiari". "Questo parere motivato - ricorda, infine la Commissione - fa seguito a una lettera di costituzione in mora inviata all'Italia nel febbraio 2023. L'Italia ha risposto a tale lettera nel giugno 2023. La Commissione ritiene che la risposta non affronti in modo soddisfacente i suoi rilievi e ha ora deciso di inviare un parere motivato. L'Italia dispone di 2 mesi per rispondere e adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'UE".