La splendida vittoria in Sardegna, con l’elezione di Alessandra Todde a Presidente e il Pd primo partito nel Consiglio Regionale, è una iniezione straordinaria di entusiasmo e di fiducia. Non ci dobbiamo e non ci possiamo fermare qui. Il prossimo voto in Abruzzo e poi quello in Basilicata per arrivare a giugno con le elezioni europee,
le regionali in Piemonte e le tante città chiamate al voto fino alle regionali in autunno in Umbria: abbiamo davanti una lunga cavalcata, fitta di scadenze che, pur avendo ciascuna una sua fisionomia e dinamica, rappresentano per noi una sfida e un’opportunità per costruire un’alternativa concreta alla destra che sta governando il nostro Paese. Il voto in Sardegna in fondo ci dice due cose: che vincere si può, con una alleanza ampia e con persone e proposte credibili, e che la destra è ancora forte e radicata. Non è il momento di rilassarsi, dunque, ma semmai di moltiplicare gli sforzi per convincere chi ancora guarda con diffidenza o scarsa fiducia alla politica e al nostro partito che stiamo sul serio cambiando noi stessi e che siamo “testardamente unitari”, non per debolezza della nostra proposta ma perché determinati a tornare a vincere e a governare, a livello locale e nazionale. Ad un anno dall’elezione di Elly Schlein a Segretaria Nazionale del Pd la fotografia e’ quella di un partito in movimento, una comunità politica consapevole di dover riallacciare fili e ricucire strappi con mondi che si sono allontanati ma anche orgogliosa delle sue tante energie e potenzialità. Partire dai più deboli, lottare contro le ingiustizie e le diseguaglianze che segnano la vita quotidiana di tante e tanti, a cominciare dalla sanità; prospettare un’idea nuova, più giusta e sostenibile di sviluppo, di lavoro, di benessere; difendere la democrazia, i diritti, le istituzioni, forti dei principi che hanno ispirato la nostra bella Costituzione: questi sono stati i fili principali che abbiamo cercato di intrecciare nel primo anno di vita di questa nuova segreteria. C’è ancora tanto da fare ma la direzione imboccata è quella giusta. Tanto più di fronte ai disastri e all’arroganza di chi ci governa. Oggi e domani ospiteremo il Congresso del Partito Socialista Europeo, la nostra famiglia politica a Bruxelles. E’ un onore per noi avere a Roma i leader progressisti al governo di importanti Paesi europei, da Pedro Sanchez a Olaf Scholz, da Antonio Costa a Mette Friederksen, accanto a leader che, come Elly Schlein in Italia, si battono dall’opposizione per un’Europa più giusta, sociale e sostenibile. Le prossime elezioni europee sono importantissime. Non come test nazionale, come qualcuno pensa anche in Italia, ma per decidere il futuro del nostro continente e del progetto europeo. La destra nazionalista e’ forte, strumentalizza le incertezze e le paure che toccano molti strati sociali e li trasforma in pulsioni anti europee: la negazione dell’emergenza climatica e della necessità della transizione ecologica, il rifiuto della solidarietà nella gestione dei fenomeni migratori, l’egoismo e la difesa dei ristretti calcoli nazionali a discapito di politiche europee più incisive per tutelare lavoratori e imprese. E tutto questo avviene mentre prosegue la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e mentre Putin non nasconde ne’ le sue mire imperialiste ne’ la sua volontà di indebolire il progetto dell’Unione Europea. Sullo sfondo, le elezioni negli USA con il pericolo di un ritorno di Trump che rappresenterebbe una sciagura per la più grande potenza del mondo e per le relazioni tra le due sponde dell’Atlantico. E intanto la violenza contro i civili a Gaza ha raggiunto livelli inaccettabili e tutti gli appelli per fermare le armi e ottenere il cessate il fuoco, liberare gli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas e portare aiuti al popolo palestinese sembrano cadere nel vuoto. In questo scenario non possiamo che batterci per un’Europa più forte, capace di essere protagonista per la pace, capace di muoversi da “attore globale”. Ma questo richiede una Unione che faccia passi avanti e non indietro. Che archivi la stagione dell’austerità e riparta dalla esperienza del Next Generation Eu mettendo più e non meno risorse per tutelare il lavoro, il benessere e lo sviluppo sostenibile. Di tutto questo parleremo oggi e domani nel Congresso del Pse. Perché spetta a noi costruire un argine alto e robusto ai populismi, sovranismi, nazionalismi della destra che sono una minaccia per la pace, per la democrazia occidentale e per il progetto di integrazione europea. (Marina Sereni)