da Facebook Fillea Cgil Palermo Il giorno dopo la strage di Casteldaccia, i segretari di Fillea e Nidil Palermo puntano il dito contro il sistema malato degli appalti al massimo ribasso Patrizia Pallara I lavoratori in appalto rischiano molto di più dei lavoratori diretti. Per diversi motivi. Nel 50% dei casi sono inquadrati in modo irregolare, con un contratto che non è quello del settore e con un livello diverso, più basso.
Di conseguenza non ricevono una formazione adeguata e non hanno le competenze per svolgere i compiti assegnati. Inoltre, siccome l’appalto è di solito al massimo ribasso, l’azienda risparmia anche su salute e sicurezza, che hanno un costo. Come in questo caso”. Non riesce a nascondere la rabbia per l’ennesima strage sul lavoro Piero Ceraulo, segretario della Fillea Cgil Palermo, all’indomani della tragedia di Casteldaccia, dove cinque operai sono morti asfissiati dalle esalazioni in un tombino della rete fognaria cittadina in cui erano scesi per effettuare una manutenzione.
UN TAVOLO PER LA SICUREZZA
Rabbia e dolore ma non rassegnazione: “Voglio proprio vedere se tutta questa attenzione mediatica finirà nel giro di poco per far tornare nel buio le questioni che noi affrontiamo quotidianamente – dice Ceraulo -. Anche nel tavolo su salute e sicurezza aperto oggi dal prefetto di Palermo a seguito delle nostre richieste, i temi che solleviamo ogni giorno vanno affrontati con i soggetti e gli enti preposti”. Proprio perché si occupa di salute e sicurezza delle persone tutti i giorni, il sindacato degli edili della Cgil ha appurato che al di là delle indagini della magistratura, questi cinque lavoratori che hanno trovato la morte non avevano ricevuto la formazione adatta alle attività che stavano svolgendo. “Come lo sappiamo? Perché gli edili hanno una scuola e un ente che si occupano proprio di sicurezza – afferma il dirigente sindacale -. Uno di loro non era neppure censito dal sistema, quindi non hai mai ricevuto formazione”. Da Facebook Cgil Palermo LE
IRREGOLARITÀ
C’è un’altra irregolarità appurata dalla Fillea e legata alla catena dell’appalto. L’Amap, la municipalizzata di Palermo per la gestione del servizio idrico integrato, ha dato l’appalto alla Quadrifoglio Group che sulla carta si occupa di spurghi. Dal codice Ateco, invece, che identifica l’attività economica svolta dall’impresa, risulta essere un’azienda edile. “Quindi applica il contratto edile e inquadra come tali i suoi lavoratori, i quali però fanno altro – aggiunge Ceraulo -. Due di loro avevano addirittura il primo livello, quello di ingresso, praticamente come un manovale che non ha acquisito alcuna competenza e si appresta a dare una mano. Come è possibile? Hanno scritto che erano esperti ma non è così. Questo non è un normale lavoro edile, ma un lavoro che prevede un intervento all’interno di spazi confinati, chiusi, per il quale è prevista una formazione ad hoc e dispositivi di sicurezza che non c’erano”.
APPALTO E SOMMINISTRAZIONE
Dei cinque operai, quattro erano dipendenti di una ditta in appalto, e un quinto era un somministrato: quindi non dipendente diretto di Amap ma dipendente di un’agenzia interinale, la G Group, e in missione in Amap. Anche in questo caso c’è un problema di formazione. “Chi mi garantisce che il ragazzo, di soli 28 anni, avesse fatto la formazione corretta, che sapesse usare i dispositivi di sicurezza, che sapesse fare quello che andava a fare? – si chiede Francesco Brugnone, segretario Nidil Cgil Palermo –. La formazione sul campo gliel’avrebbe dovuta fare l’azienda utilizzatrice, quindi l’Amap. Ma noi non abbiamo nessun controllo su questo”.
UN MONDO SENZA CONTROLLI
Il tavolo tecnico sulla sicurezza in prefettura era stato più volte invocato anche dal Nidil e dalla Filt per tutelare i rider cittadini che rischiano incidenti ogni giorno a causa delle pessime condizioni delle strade. “Quindi bene venga, soprattutto se ci saranno le diverse sotto-categorie – prosegue Brugnone -. Resta il problema dei controlli. Qui a Palermo siamo alla frutta, solo tre ispettori, mentre ce ne vorrebbero almeno una sessantina. E dieci anni fa non erano molti di più, 11. Ma il problema non è solo la certezza da parte delle aziende di non essere mai controllate. Il problema sono gli appalti al massimo ribasso. Per aggiudicarsi l’appalto l’impresa risparmia sulla formazione, sulla sicurezza, sulla retribuzione dei dipendenti. I vigili del fuoco hanno riferito che tutti e cinque i lavoratori erano senza mascherina. Se le avessero avute, se avessero adottato il protocollo corretto, oggi forse sarebbero ancora vivi”.
QUESITO REFERENDARIO
Per rafforzare e ampliare la sicurezza sul lavoro e spingere i committenti a selezionare appaltatori adeguati, la Cgil sta raccogliendo le firme per quattro quesiti referendari, uno dei quali riguarda proprio questo tema. “Se fosse approvato aiuterebbe molto – conclude Ceraulo -. In queste settimane, da quando è partita la campagna referendaria, l’idea di equiparare i lavoratori in appalto e subappalto sta facendo breccia, sarebbe un tassello in più per tutelarli”. (FONTE: Collettiva)