(SA) - Nel 1979, salutammo con soddisfazione la elezione diretta del Palamento Europeo che rappresentava un grande passo avanti verso quell’Europa che stentava a prendere la forma caldeggiata e descritta nel manifesto di Ventotene. L’importante lavoro di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e confinati a Ventotene ai quali in seguito si unì anche Eugenio Colorni. Il documento venne portato dall’isola sul continente da Ursula Hirschmann e Ada Rossi.
L’aspirazione degli estensori dell’importate documento, che diede origine all’Unione Europea, non era certo quella che ci troviamo oggi. Il documento pigliava spunto dagli orientamenti Kantiani che recepivano concetti di pace e libertà e dagli orientamenti Hamiltoniani che introducevano chiare indicazioni federaliste recepite dalla costituzione americana che guida gli Stati Uniti d’America (USA). L’Europa cominciò da lontano dando fin dall’inizio un’impronta federando aad alcune produzioni, mi riferisco alla Comunità Europea per il Carbone e l’Acciaio (CECA) 1951. Nel 1957 si firmano altri due trattati: il trattato che istituisce la Comunità Economica Europea (CEE) e il trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica (CEEA o Euratom). Tutti passaggi importanti che eliminarono la concorrenza tra stati dell’area europea. In giro per l’Europa dove si trovano le nostre comunità costrette all’emigrazione non potendo trovare lavoro dignitoso nei paesi d’origine, abbiamo parlato molto di Europa Federale come quella sognata da Spinelli, Rossi e Colorni pensata ed ideata durante il loro confino a Ventogtene inflitto dal regime fascista. Un discorso che ci faceva alla fine affrontare sempre il problema di una Unione Europea che nello spirito del manifesto, fosse una forma federale degli stati europei capace di occupare un posto nel mondo che conta pur restando in ambito atlantico. Il processo federale purtroppo non fece ulteriori passi avanti, perché nessuno stato voleva rinunciare alla propria autonomia politica. L’allargamento dell’Unione ad altri stati, introdusse invece una tendenza nazionalista e populista che hanno sempre più allontanato l’Europa da una soluzione politica in forma federalista. L’Uscita dall’Unione della Gran Bretagna, l’avanzata delle destre in diverse realtà geografiche e le divisioni sulla guerra in Ucraina, non solo hanno ulteriormente allontanato ed affievolito lo spirito federalista, ma hanno messo a nudo anche le fragilità e i ritardi dell’Unione Europea. L’avvento di Trump e la crescita della destra in Europa con stati chiaramente antieuropeisti ha rimescolato le carte Ora, dopo la vittoria di Trump ed il cambio della politica in direzione dell’Ucraina, si pone il problema di potenziare gli armamenti degli stati europei, ma non se ne parla in senso federalista. Un riarmamento che potenzierebbe 27 eserciti e non un esercito unico, non risolve certo il problema della difesa, ma lo aggrava. Lo aggrava dal punto di vista delle spese, lo aggrava dal punto di vista della capacità e della prontezza di intervento. senza una guida unica. Quello che ci serve e che ci viene offerto paradossalmente dalle guerre in corso, è una politica federalista che acceleri il processo verso gli Stati Uniti d’Europa come pensato dagli estensori del Manifesto di Ventotene. Solo in questo modo l’Europa acquisterà forza e potrà sedere tra coloro che si muovono per dettare un nuovo ordine del mondo. Questa è l’Europa che vogliamo. Una, forte, federata, con un governo ed un parlamento federale che trattino e ci rappresentino di fronte alle altre potenze.
Salvatore Augello 21 marzo 2025