GLORIA E DECADENZA DI UN COMUNE

Tanti sono i segnali per capire che un comune dal passato glorioso, dove si stava bene per via della presenza di una industria mineraria all’avanguardia, di sostanziose rimesse da parte di una emigrazione che spesso veniva ad investire in paese in immobili, terreni ed altro, si avvia verso un inglorioso declino.

Finiti i giorni in cui la vicina stazione ferroviaria brulicava di gente che partiva, lasciando sui marciapiedi folle che sventolavano i fazzoletti in un ultimo saluto, fino a quando il convoglio di eclissava dietro la prima curva in contrada Grottarossa. I fazzoletti si abbassavano, la folla mesta ed addolorata lasciava il marciapiede per tornare a Serradifalco o nei paesi del vallone che gravidavano attorno alla stazione di Serradifalco. Finite anche le rumorose ed allegre serate estive, quando gli emigrati rientravano in un paese ancora pieno di vita popolando i bar fino a tarda note e sfogando la propria allegria attorno a bottiglie di birra o di bevande varie o nelle terrazze delle trattorie dove impazzava ad una certa ora ail gioco del “tocco”. Finiti anche i treni, che una alla volta sono stati eliminati nell’ambito di un discutibile riassetto ferroviario che ha visto per prima la cessazione della corsa Agrigento Roma ed a seguire l’Agrigento Torino, l’Agrigento Milano. Percorsi che servivano a raggiungere le mete dove maggiormente si erano installate numerose comunità che dalla Sicilia avevano cercato e trovato una sistemazione lavorativa al Nord o all’estero. Uno spopolamento del Sud e della nostra Sicilia, quale risultato di uno sviluppo squilibrato dell’Italia avallato da governi siciliani fatto di ascari, che male hanno applicato l’autonomia e le grandi risorse che hanno fatto crescere ed affermare interessi mafiosi che per lungo tempo hanno coperto e sostituito gli interessi del popolo. La Questione Meridionale, la Cassa per il Mezzogiorno, sono tutti nomi di fallimenti clamorosi che non hanno mai colmato il divario tra nord e sud che negli anni invece si è allargato. Fallito anche il famoso art. 38 dello statuto siciliano che così recita: “Art. 38 Statuto: Lo Stato verserà annualmente alla Regione, a titolo di solidarietà nazionale, una somma da impiegarsi, in base ad un piano economico, nell' esecuzione di lavori pubblici. Questa somma tenderà a bilanciare il minore ammontare dei redditi di lavoro nella Regione in confronto alla media nazionale”. In larga parte disatteso dal governo centrale, in moltissime altre occasioni trascurato dai governi regionali che non hanno saputo o voluto fare rispettare i dettami dello statuto, perché appiattiti su interessi partitici e non sugli interessi del popolo siciliano, per il resto, molta parte delle somme ricevute sono serviti ad iniziare opere mei finite. Cosa resta ora di tante speranze di un popolo largamente tradito? Mentre al nord si è sviluppata l’alta velocità, in Sicilia si tagliavano i treni e chi vuole raggiungere il nord e l’Europa, deve arrivare a Messina con treni che continuano a scorrere su un insufficiente binario unico per oltrepassare lo stretto e potere usufruire dei treni freccia rossa ed altri, compreso l’italicus. La nostra ferrovia? C’è voluto il minuetto per percorrere la tratta Catania Palermo in poco più di tre ore, mentre ce ne vogliono ancora circa sette per percorrere la tratta Messina Agrigento. Le nostre stazioni? Sono ormai diventati scheletri di un traffico che fu, dove si incontrano porte chiuse la cui inattività è testimoniata dall’erba che cresce là dove prima passavano parecchie persone per entrare negli uffici o nelle sale di aspetto. Serradifalco? La storia della nostra stazione non è dissimile di quella di tante altre. Rari treni passano su quei binari, che portano ad Agrigento o e Gela o in pochissime altre destinazioni. A testimoniare l’abbandono, le tante erbacce che infestano quei marciapiedi che prima brulicavano di persone, ora deserti per vari motivi, ma principalmente perché la politica siciliana ha orientato la mobilità sempre più sul trasporto su gomma sia per le persone che per le merci, favorendo i privati a scapito del servizio pubblico. Un’altra testimonianza? Un ulteriore ammonimento? Sul giornale “La Sicilia” del 30 giugno si legge ,la notizie che le ferrovie hanno richiamato il comune perché il percorso ferroviario di pertinenza del nostro territorio e pieno di erbacce ed è soggetto a frequenti probabili frane che ostacolano la circolazione dei treni. Spetta al comune provvedere a fare pulizia? Parrebbe di sì, anche se mi pare di ricordare che una volta era personale delle ferrovie o di società appaltatrici quello che provvedeva a questa importante incombenza. Sarà un nuovo compito affidato ai comuni? Parrebbe di sì, quello che sappiamo e che constatiamo, è il fatto che quei luoghi a pieno titolo facenti parte della storia dell’emigrazione siciliana, oggi si presentano con un’aria di abbandono che mette tanta tristezza. Salvatore Augello 03 luglio 2023