Di Maria Cacioppo (foto accanto) - Leggenda o realtà? L’Associazione Tacus Arte Integrazione Cultura ripropone il 29 settembre il tour serale "I Beati Paoli e il mistero della setta", una passeggiata letteraria e storico-antropologica, che conduce i partecipanti all’interno di una Palermo antica;
una Palermo d’altri tempi, custode di intrighi e antichi misteri, alla scoperta dei luoghi dei Beati Paoli, la setta di giustizieri che, da secoli, vive all’interno delle memorie popolari, resa celebre da Luigi Natoli nel suo omonimo romanzo. Partendo dalla visita all'interno delle Catacombe Paleocristiane di Porta d'Ossuna - cimitero prima, poi uno degli accessi privilegiati alle vie della Palermo sotterranea ai tempi del romanzo del Natoli, si prosegue poi lungo il dedalo di vie e vicoli del Mandamento Monte di Pietà fino a piazzetta Settangeli. “Il tour nasce da una ricerca che attesta, attraverso le fonti storiche, la presenza della setta dei Beati Paoli nel territorio palermitano nel periodo già precedente a quello descritto dal Natoli nella sua opera – riferisce l’ideatrice del tour, Flavia Corso. Pur facendo riferimento all’opera natoliana, cercheremo di scoprire non solo i meccanismi che regolavano la gerarchia della setta ma anche le identità degli affiliati e di coloro che ne erano a capo. Durante l’itinerario ripercorreremo i luoghi che la tradizione popolare ha indissolubilmente legato alla setta – di cui lasciano testimonianza, tra gli altri, il Linares, il Viallabianca, il Salomone Marino e lo stesso Natoli – con una speciale visita in notturna all’interno delle Catacombe di Porta d’Ossuna condotta dagli archeologi di Archeofficina”. Ma chi erano davvero i Beati Paoli? Uomini dalle identità celate che si muovono indisturbati nell’intricato reticolo di cunicoli e passaggi sotterranei, riunioni segrete, congiure e macchinazioni. Tra verità e leggenda, una passeggiata raccontata, dal taglio letterario – storico – antropologico; un’indagine sulla vera identità di questi “signori della notte”, vendicatori silenziosi che riparano torti ed emanano condanne. Giustizieri, sicari, scellerati. Sono tanti gli appellativi usati in riferimento ai Beati Paoli. Un enigma articolato, apparentemente insolubile - che parla di riunioni clandestine, processi talvolta sommari e cospirazioni - vivo più che mai nelle memorie popolari, che aleggia e si annida tra le arterie e nelle viscere della città. Non si sa in quale epoca sia nata questa setta. Il marchese di Villabianca, il più attendibile scrittore che si è interessato a questa congrega, le cui fonti si basavano sulle tradizioni orali e che ha trascritto negli “Opuscoli Palermitani”, riteneva che le sue origini risalissero alla fine del XII secolo e che fosse nata con il nome di “Vendicosi” ovvero “Vendicatori”. Solo tra il XV ed il XVI secolo che si inizia a parlare dei Beati Paoli. In una Sicilia caratterizzata da inquietudini e contraddizioni, forgiata nel segno del pugnale e del crocefisso, nascono i Beati Paoli, celebrati dalla penna di Luigi Natoli nel suo romanzo più celebre, in cui celebra le gesta di questa controversa e misteriosa setta, il cui ricordo ancora vive nelle memorie popolari e nella tradizione orale isolana. Anche l’origine del nome, “Beati Paoli”, è avvolto nel mistero. Si sono fatte le più disparate ipotesi, ma quella che sembra più accreditata fa riferimento ad una congregazione devota di San Francesco di Paola, il termine “beato” invece indicherebbe una persona religiosa. Ed infatti durante il giorno, per potere apprendere meglio i fatti che succedevano, questi uomini andavano vestiti come monaci, aggirandosi liberamente nelle chiese e, fingendo di pregare, venivano a conoscenza dei fatti su cui intervenire. La notte complottavano su ciò che avevano visto e sentito e mettevano a punto la vendetta. I loro verdetti erano inappellabili e spietati e per chi veniva condannato a morte non c’era via di scampo. Veniva prelevato, incappucciato e portato al cospetto del capo. Subito dopo un “processo” sommario, la sentenza veniva eseguita: il colpevole veniva pugnalato. Gli adepti di questa setta processavano chi abusava del proprio potere o della particolare posizione sociale per commettere soprusi ai danni dei più deboli e indifesi, ma si prestavano anche ad eseguire vendette personali e delitti comuni, forti dell’alone di mistero che li circondava. Il leggendario tribunale dei Beati Paoli, dove la setta si riuniva, si trovava immerso nel caotico trambusto di uno dei più animati mercati storici di Palermo, quello del Capo. E’ sempre il Villabianca che ne indicava l’ingresso da palazzo Baldi-Blandano, sull’attuale via Beati Paoli, dove attraverso un passaggio situato al primo piano dell’ingresso di questa casa, si arrivava ad un baglio scoperto, e il piano in cui si camminava non era altro che il tetto di una grotta sottostante. In questo antro, oggi vi si arriva attraverso un piccolo ingresso che dà sul vicolo degli Orfani dove c’è ancora una vasca seicentesca. L’interno del presunto covo si presenta come una stanza circolare attorniata da un sedile in pietra ricavato nella stessa roccia; in fondo alla stanza vi è un pozzo, mentre su una parete una nicchia fa pensare ad un ulteriore passaggio segreto. Infine, proprio per la presenza del pozzo, si pensa che la funzione principale che ebbe fin dal XVI secolo, fu quella di “camera dello scirocco” usata come zona di refrigerio durante le grandi calure estive. Su tutta la storia di questa misteriosa congrega c’è da dire comunque che la storia romanzata dello scrittore Natoli, con il suo libro edito per la prima volta nel 1909, ha aiutato ad accrescere la leggenda, sapendo miscelare fantasia e realtà, egli ha lasciato che i Beati Paoli continuassero ad occupare, allora come ora, un posto importantissimo nell’immaginario collettivo dei palermitani. Maria Cacioppo