A Novara di Sicilia la XXXI edizione della Sagra e Torneo del Maiorchino Inizia sabato 26 gennaio il tradizionale appuntamento a Novara di Sicilia con "il gioco del maiorchino” , singolare torneo a squadre che affonda le sue origini nella più autentica cultura silvo-pastorale del piccolo centro collinare.
Le strade di Novara di Sicilia diventano così naturale scenografia del curioso gioco la cui origine si fa risalire ai primi anni del 1600, allorquando su una strada rotolò casualmente la prima "maiurchèa", ossia il formaggio locale tipico. Decine di giocatori organizzati in squadre, composte massimo da tre elementi e denominate con i nomi dei quartieri, si contederanno la vittoria finale a colpi di maiorchino, cioè con il pregiato e gustosissimo formaggio pecorino di produzione locale che sarà usato come ruzzola. E’ un formaggio a pasta dura cruda, prodotto con latte ovino intero crudo a volte misto a capra, le attrezzature tradizionali sono la “quarara”, la “brocca”, la “Garbua” (fascera di legno), il “mastrello” (tavoliere di legno), le “fascedde”; particolarità della lavorazione è rappresentata dalla foratura della pasta, con una sottile asta di ferro detta “minaccino”, che favorisce la sineresi; le forme dopo due giorni vengono salate a secco per 20/30 giorni. La stagionatura avviene in costruzioni di pietra, a volte interrate, fresche ed umide, dotate di scaffali in legno. Può protrarsi fino a ventiquattro mesi. La forma è cilindrica a facce piane o lievemente concave, la crosta è di colore giallo ambrato tendente al marrone con l’avanzare della stagionatura, la pasta è bianca tendente al paglierino, la consistenza è compatta. Il peso può variare dai 10 ai 18 Kg. In bocca, gli aromi erbacei, floreali e fruttati caratterizzano questo formaggio dal gusto deciso e piccante, soprattutto se stagionato. Il singolare torneo consiste nel far rotolare una forma di formaggio maiorchino stagionato lungo un percorso che si snoda per oltre due chilometri lungo le viuzze del paese. Giocano 16 squadre regolarmente di tre concorrenti, si parte da "cantuea da chiazza" arrivando fino ad un traguardo: "a sarva". Si lancia con una "lazzada" di 1,00-1,20 metri circa, che consente al lancio maggiore forza, velocità e precisione. Si aggiudica la vittoria chi arriva primo con meno colpi a colpire "a sarva". A volte ci sono degli imprevisti come prendere "spighi, catafulchi o vaelle". Il gioco ha delle precise regole da rispettare, tra queste: ogni squadra deve indicare il proprio capitano che potrà conferire con i giudici di gara per far eventualmente valere le proprie ragioni; ogni squadra deve munirisi di una "lazzada" da attorcigliare al maiorchino per il lancio; inizia il gioco la squadra che risulta sorteggiata per prima (toccu); ogni contendente deve lanciare il maiorchino dal punto segnato, senza alcuna rincorsa, facendo leva sul piede d'appoggio ("pedi fermu"); nel caso in cui il maiorchino nel corso della gara dovesse rompersi verrà sostituito con un'altra forma di maiorchino di uguale peso e il lancio precedente verrà ritenuto valido; alla fine di ogni gara il maiorchino dovrà essere restituito al circolo Olimpia (l'associazione che organizza il torneo e la sagra del maiorchino). Un gioco vivamente sentito dagli spettatori, che parteggiano per l'uno o per l'altro contendente; si entra in un’atmosfera di esultanza, nel brusio della gente partigiana di una o l’altra parte, si ascoltano voci e affiorano i ricordi di lanci “famosi” di giocatori che hanno fatto la storia del gioco popolare: un gioco sicuramente allegro e festoso. Centinaia di appassionati e curiosi, provenienti anche dai paesi vicini, si mettono lungo il percorso pronosticando, scommettendo anche, sull’esito finale della gara e sul numero dei colpi necessari ai contendenti per accaparrarsi la vittoria finale. Si aggiudicherà la competizione la compagine che taglierà il traguardo con meno lanci di ruzzola. La squadra da battere quest'anno è "Chiau du Micheri" detentrice del titolo dell'edizione 2018 e composta dai tiratori Catalano, Di Dio e Da Campo. E’ un giuoco di abilità ma soprattutto di fortuna, tramandato ai posteri dagli “antichi” per la naturale continuazione. E così durante tutti i pomeriggi delle settimane di Carnevale, con l’andata e ritorno degli appassionati “da cantuèa da Chiazza a sarva du chièu don Michèri” si svolge l’avito, popolare “giuoco del maiorchìno” col concorso di un pubblico appassionato e festante dopo una annata di attesa. (Maria Cacioppo)