Oggi, nelle piazze principali dei paesi, si notano con molta facilità coppie di giovani, che stanno con la massima disinvoltura in intimità; le ragazze prendono iniziative per fare amicizie con i coetanei ed i rapporti intimi sono diventati la norma.
Molte coppie convivono senza essere unite nel matrimonio. Fino ad alcuni decenni fa, diciamo fino agli anni 40-50, le cose andavano molto diversamente a causa delle poche prospettive che la vita offriva, per le rigide regole della Chiesa Cattolica e da una società arcaica maschilista.. Allora un’amicizia sincera e platonica fra un ragazzo ed una ragazza non era ammessa; un flirt sentimentale di nascosto, era considerato una grande offesa per la famiglia della fanciulla. La gente o “l’occhiu di munnu”, un pubblico dagli occhi di lince ferocemente controllore e mormoratore, era inesorabile per gli atti della donna, considerata, alla maniera musulmana, un sottoprodotto dell'uomo. Per una ragazza, l’unico scopo della sua vita era il matrimonio ed avere tanti figli. Essa spesse volte passava le sue giornate a prepararsi il corredo ed a sognare il principe azzurro. Generalmente era molto “affruntusa” (timida) con gli estranei ed in modo particolare con gli uomini; infatti, parlando con loro, manteneva gli occhi bassi e diventava rossa in viso. Non sapendo sostenere un discorso completo con loro, rispondeva solo a monosillabi “ora sì, ora no” o addirittura abbassava o alzava la testa; il sapere ubbidire e tacere era una garanzia molto ricercata nel matrimonio. La donna che si comportava in maniera più disinvolta, era considerata una “sfacciata”; quella che voleva comandare in casa e considerata una “fimmina tisa” (non trovando un vocabolo corrispondente in italiano, per “tisa” si intendeva una donna che possedeva tutte queste proprietà in negativo).. Per un ragazzo, il sogno più grande era quello di raggiungere la maggiore età, per partire militare e conoscere altri paesi, trovarsi un lavoro per emanciparsi e quindi sposarsi; in alternativa al matrimonio, frequentare “le case di tolleranza”. Il matrimonio per amore, non doveva esistere. Un proverbio di quei tempi diceva in proposito: “Cu si marita p’amuri, campa sempri cu duluri”. L’amore doveva sorgere dopo il matrimonio; un proverbio infatti diceva: “va a lu lettu ca veni l’affettu” oppure “lu lettu fa l’amuri”. Eravamo in piena civiltà maschilista, quando la donna non aveva diritti ma molte limitazioni nella società. I due romanzi: “padre padrone” di Gavino Ledda e del delitto d’onore” di Giovanni Arpino sono ambientati in quel periodo storico, molto duro per la donna. La condizione di inferiorità della donna si nota anche attraverso le canzoni d’amore . Si cantavano canzoni d’amore anche in campagna in occasione della vendemmia e della raccolta delle olive, con canti collettivi o di solisti con voce tenorile per farsi notare dalle ragazze presenti. Nella nota canzone “Vinni la primavera” (è arrivata la primavera) si nota la sofferenza di Rosa che, rinchiusa in casa seguendo la morale della civiltà contadina maschilista, guarda attraverso la porta messa a “vanidduzza” (socchiusa) se passa qualche giovane spasimante e sogna e soffre perchè il “Focu d’amuri lu cori m’addumò” (fuoco d’amore il cuore mi ha acceso). In un’altra canzone: “Nicuzza” (Nicolina), lo spasimante promette subito, come promessa d’amore, di sposare la donna amata “Si tu pi zitu ti pigghi a mia iu ti maritu quannu vo tu” (se tu per fidanzato ti prendi a me, il ti sposo quando vuoi tu). Allora ogni promessa d’amore si concludeva col matrimonio. In un famoso brano: “La vinnigna” (la vendemmia) una ragazza innamorata considera la vendemmia come “la staciuni di l’amuri” (la stagione dell’amore), perché, assieme al carnevale, erano le uniche occasioni per una ragazza di allora, di potere uscire di casa e avvicinare un giovane e sperare così nel matrimonio, il massimo che la vita potesse offrire ad una giovane. Gli occhi languidi della ragazza rivolti al giovani avevano l’effetto conquistatore Tuttavia, contro le meraviglie della natura non si può andare, anche allora il fuoco d’amore colpiva i giovani, prova ne sia che un giovane innamorato andava a fare le serenate alla sua bella e “li fuitini” per amore succedevano molto spesso. Inoltre i genitori comprensivi, c’erano anche allora e i matrimoni d’amore esistevano lo stesso. Dopo gli anni ’50 il ragazzo incomincia il corteggiamento verso la ragazza di suo gradimento ma si trattava ancora di un amore platonico fatto di sospiri, fuoco ardente, speranze, sguardi furtivi e languidi, che tuttavia il maschio doveva sapersi conquistare. Se la ragazza ricambiava gli sguardi la conquista era stata fatta e si passava alle letterine scritte su un foglio di carta volante raggomitolato e buttato distrattamente in direzione della ragazza. Molto sentimentale e folcloristica (oggi diremmo) era la serenata al chiar di luna, nata dalla voce calda e giovanile dell’innamorato, che si levava nella notte verso il balcone della sua bella. Erano canti d’amore ricchi di lusinghe e sentimenti avvolti dal fascino della musica, complice il silenzio della notte. In tempi più recenti la serenata era eseguita con l'ausilio di un mangiadischi portatile, ancora ai primi esordi. Se il padre capiva che si trattava di un “buon partito”, faceva finta di non sentire, viceversa buttava dalla finestra un secchio d'acqua sul malcapitato, oppure scendeva per bastonarlo. Se la ragazza gradiva la serenata, si affacciava furtivamente. La serenata esisteva anche quando “si scunchiuria” (il fidanzamento si rompeva). In questo caso si chiamava serenata di “sdegnu” dai contenuti spesso offensivi verso l’ex fidanzata. “La liccata” (il corteggiamento) era importante anche per evitare di ricevere “coffa” (un rifiuto) da una ragazza dalla quale non si sapeva di essere ricambiato con gli stessi sentimenti amorosi. Per fare il passo successivo occorreva aspettare il Carnevale: protetti dalla maschera si poteva ballare e, finalmente, stringere fra le braccia la ragazza dei propri sogni. Verso gli anni 60, con l'arrivo nelle nostre case della televisione e con la ventata d'aria nuova portata dai nostri emigranti dal settentrione, Svizzera e Germania, le cose sicuramente cambiarono. Le ragazze iniziavano a proseguire gli studi e le occasioni per parlare con un compagno erano diventate più facili. VITO MARINO