LA TORTULA (LA TROTTOLA
Ad una certa età non si può parlare della propria infanzia, senza sentire una stretta al cuore. Alla mente ritornano echi di cose smarrite: luoghi, visi, giochi,
usi e costumi; un mondo del tutto diverso da quello attuale, scomparso per sempre nel nulla. I g
iochi certamente sono momenti della fanciullezza che riempiono la memoria e che ritornano nella mente con maggiore facilità. I giochi erano sempre collettivi e vi partecipavano i ragazzi del rione con schiamazzi, bisticci, pianti e risate. Fortissimo era il senso di possesso del territorio; quando un ragazzo passava in un quartiere diverso dal suo, era schernito o picchiato da quelli del posto.
“A LA TORTULA” era forse il gioco più seguito; la trottola era fatta di legno a forma di pera e terminante con uno spuntone in ferro. Ce n'erano di tutte le misure; dalle piccole, ai grossi "strummuluna". Per farla "turtuliari" (girare) occorreva "la filazzata" (un laccio resistente e morbido con uno spessore proporzionato alla grossezza della trottola). Molto lunga sarebbe la descrizione delle regole sulle gare che si disputavano; quando il gioco finiva, i vincenti, con gli spuntoni delle loro trottole, dovevano colpire “la tortula pi sutta” del perdente, con un numero prestabilito di “chiantaperre” (colpi). Spesse volte questa si spaccava (facendo “lignicedda”) con relativo pianto del proprietario. “A cu dura cchiossà” era una gara meno cruenta; vinceva chi riusciva a fare girare la trottola più a lungo. Vorrei ora trascrivere altri vocaboli e frasi usati durante il gioco: "la filazzata chi scuffava, un corpu 'nterra e un corpu a la palermitana, 'nsuttamanu e supramanu, tortula ballerina, lu turneddu”. Quando si giocava alla trottola si diceva “Patruni di tortula e patruni di caruttu”, un sistema per togliersi di responsabilità in caso che la trottola dell’avversario andasse a finire per un colpo messo male, dentro il tombino della fognatura. Comprare una trottola nuova o farsela fare dal “turniaturi”, che avevamo a Castelvetrano “a la chiazza”, non era facile per mancanza di soldi. Aguzzando l’ingegno si rimediava con delle trottole improvvisate, fatte con un pezzo di legno opportunamente arrotondato e un chiodo messo come spuntone. La regola del gioco ammetteva le trottole che “turtuliavanu” (che giravano)regolarmente. (VITO MARINO)