LU CASCEBANCU: “La figghia nta la fascia e la doti nta la cascia” (la figlia appena nata e la dote nella cassapanca). In questo proverbio è racchiuso tutto un sistema di vita arcaico vissuto durante la Civiltà contadina, quando sin dal momento della nascita di una figlia
si incominciava a preparare la cosiddetta “dote” ovvero il corredo matrimoniale. Anche se esco “fuori tema” voglio precisare cosa significa “la figghia 'nta la fascia”:Ricordo che intorno agli anni '50 del secolo scorso, molti bambini avevano le gambe arcuate, mentre pochi altri crescevano con la gobba o erano rachitici. Per impedire il sorgere di questi difetti, sin dal primo giorno della nascita, dopo ogni bagnetto, si usava avvolgere ben stretto, tutto il corpo del neonato con “lu ‘nfasciaturi” (delle lunghe fasce di lino), imprigionando anche le braccia, lasciando libera solo la testa; tale trattamento si prolungava per diversi mesi. Purtroppo la fasciatura non risolveva per niente il problema, poiché la causa era da ricercare nell’alimentazione insufficiente o sbagliata e per mancanza di esposizione ai raggi solari. Infatti allora c’era la convinzione che il sole facesse male. Il corredo matrimoniale era formato di tovaglie da tavola, lenzuola matrimoniali, asciugamani di lino, scialli, sciallini, grembiuli, vestiti e camicette, inoltre: “causi di tila, bustidda (o bustina), suttana e pacchiana” (mutande, reggiseno, sottana e camicia da notte). Ad eccezione delle persone più povere, il corredo era composto da 12 pezzi per ogni capo di biancheria (biancheria a 12); in più c'erano le coperte, le tende, ecc. La biancheria composta da veri capolavori artigianali, era tutta lavorata e ricamata a mano, spesso dalla stessa ragazza prima di sposarsi. Nel passato la donna non andava a lavorare fuori della propria abitazione, ma in moltissime famiglie lavorava al telaio per preparare tela di lino e di canapa per biancheria, e tele di minor valore per tovaglie e strofinacci da cucina. Inoltre, sapeva tessere belle coperte di lana e coperte bianche di cotone. Sempre in casa, le donne eseguivano piccole bisacce di lana e bisacce grandi a larghi quadri neri su fondo bianco. Il lavoro veniva eseguito per la propria dote, ma molti lavori erano venduti alle famiglie benestanti, che non si abbassavano ad eseguire lavori manuali. Le lenzuola erano orlate a punto a giorno, ricamate e lavorate a traforo. Alcuni di questi manufatti, fra i più pregiati per qualità e motivi ornamentali, spesse volte non erano usati per tutti i giorni, ma soltanto occasionalmente in qualche cerimonia, puerperio, malattia. Gli asciugamani di lino, riccamente lavorati, erano usati solamente, quando si aspettava la visita del medico o di qualche ospite; in quell’occasione, l’asciugamano si appendeva in apposito gancio della “vacilera” di ferro battuto. Tutta la dote veniva conservata in un “cascebancu” (cassapanca), meglio definita cassa nuziale. Questo mobilio, che con gli arricchimenti esterni ornava la casa, chiusa con una robusta serratura si usava come scrigno, come contenitore di dote, come panca per sedersi e, all'occorrenza, con un materasso sopra poteva diventare un letto di accomodo. La donna non se ne separava mai, nemmeno quando restava vedova o quando si trasferiva in un convento o in un “ricovero”, (oggi meglio definito casa di riposo) ; qui racchiudeva tutta la sua “dote” (l’oro e il corredo della sposa), accumulata in tanti anni di fatiche e quella tramandata dai propri avi; ma racchiudeva anche tutti i sogni di adolescente, quando, mentre ricamava sognava al principe azzurro e alla sua futura famiglia. La vita allora offriva pochissimo e la donna rinchiusa in casa, dalla vita si aspettava soltanto il matrimonio con un marito comprensivo, e avere tanti figli. Per ultimo conservava, per ricordo, anche l'abito nuziale. In Sicilia le casse nuziali più diffuse sono quelle in legno, arricchite spesso da intagli, incisioni o dipinti con decorazioni popolari, come fregi, fiori, melanzane, fichi, uva, grigie allodole, colombi col ramoscello d'ulivo nel becco, cuori e chiavi, tutti simboli di fedeltà e di pace. Durante il Rinascimento la cassapanca venne gradualmente sostituita da armadi e credenze e perse un po' della sua importanza, tuttavia non fu annullata e continuò ad avere la sua utilità nella vita domestica fino ai giorni nostri. VITO MARINO