I nostri lettori, avranno notato che da diverse settimane manca la presente rubrica curata dal nostro collaboratore Vito Marino, che con i suoi scritti ha dato lustro alla nostra pagina. Purtroppo, colpito da un male incorabile, Vito nei all’inizio di marzo, dopo un breve pericolo di una malattia particolarmente aggressiva,
ci ha lasciato passando ad altra vita. La notizia che abbiamo appreso dalla moglie di Vito, oltre a lasciare un grande vuoto nella nostra organizzazione, ci procura parecchia tristezza, costringendoci anche a riflettere sulla morte ed a quando la vita ci può sfuggire improvvisamente. Oggi abbiamo voluto ricordare il caro Vito, facendo pervenire alla famiglia la nostra solidarietà e la nostra vicinanza in questa momento di grande dolore. Ricorderemo Vito per quello che è stato per noi, ma principalmente per i suoi scritti, per il suo amore verso la Sicilia e le sue tradizioni che descrisse in modo così comprensibile e con una passione che ha saputo risvegliare in tanti l’amore per questa nostra terra ricca di storia, di cultura e di tradizioni. Grazie Vito per quello che ci hai dato e che ci lasci. Ti sia leggera la sepoltura. (SA)
LE RAPPRESENTAZIONI RELIGIOSE PER LA SETTIMANA SANTA
Ogni città ha le sue tradizioni Settimana Santa in Sicilia, viaggio… L’evento della Pasqua è molto sentito dai siciliani. Il divieto di mangiare carne, che ha inizio con il mercoledì delle ceneri e dura ben quaranta giorni, per l’intero periodo della Quaresima, conduce ad una Settimana Santa pregna di appuntamenti, manifestazioni religiose e antiche tradizioni culinarie. L’intera comunità del luogo in cui si svolge ogni manifestazione pasquale, che sia una grande città o un piccolo paese di provincia, si raccoglie unita e numerosa per ricordare la passione, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo e lo fa attraverso sentite processioni o scenografiche rappresentazioni, tutte da scoprire.
PALERMO: DALLA “CALATA R’A TILA” ALLA “FESTA DI LI SCHIETTI”
Durante il periodo quaresimale è tradizione coprire il presbiterio con un pesante velo figurato, nascondendo alla vista di tutti la figura di Gesù. Il velo verrà tirato via solo nella notte del Sabato Santo, notte in cui la veglia prepara alla funzione della Domenica di Pasqua, giorno della resurrezione. Il tutto avviene in modo molto scenografico nella Basilica di San Domenico a Palermo, dove tra canti di gioia “a calata r’a tila” mostra a tutti il Risorto, simulando l’apertura del sepolcro, e rappresenta la vittoria della Vita sulla morte. Mentre “a calata r’a tila”, in modo simile, viene celebrata anche in altre parti della Sicilia, come per esempio a Ragusa, unica nel suo genere è la “Festa di li schietti” che si svolge a Terrasini, in provincia di Palermo. Lo “schetto” in dialetto siciliano è lo “scapolo” che, vestito con abiti tipici, durante tale manifestazione deve dare prova della sua destrezza e forza fisica, sollevando un albero di arancio amaro del peso di una cinquantina di chili e facendolo roteare il più possibile con una sola mano, per impressionare la donna dei suoi sogni e portarla all’altare. Tale rituale, chiaramente non religioso ma pagano, rimanda ad antichi festeggiamenti propiziatori che si svolgevano all’arrivo della primavera. La Pasqua, infatti, è la festa della rinascita e la tradizionale festa di li schietti è molto più legata al significato letterale del termine, che a quello religioso, poiché “pasqua” (dall’ebraico “Pesach”) significa proprio “passaggio”. Proprio la data della Pasqua è strettamente connessa alla Primavera. Questa viene stabilita secondo un calcolo che tiene conto della luna piena, in particolare dell’equinozio di primavera. La Pasqua cristiana, infatti, viene festeggiata la domenica successiva al primo plenilunio di primavera.
CATANIA: LUOGO DELLA “GIUNTA” TRA MARIA E GESÙ RISORTO
Nella città etnea e in alcuni paesi della provincia, il giorno di Pasqua viene celebrata una processione che rappresenta la ricongiunzione tra Maria e Gesù Risorto. A Caltagirone viene chiamata “A giunta” e celebrata in Via San Pietro. Proprio quest’ultimo, rappresentato da una statua alta tre metri, incontra Gesù e annuncia alla Madonna l’avvenuta Resurrezione. A Vizzini, invece, si chiama “Cugnunta” e colui che ha il compito di dare il lieto annuncio della resurrezione è San Giovanni Evangelista.
CALTANISSETTA: DALLE ANTICHE MAESTRANZE ALLE ATMOSFERE MISTICHE DEL CRISTO NERO
L’alternanza di manifestazioni di dolore per la morte di Gesù e di gioia per la sua resurrezione si compie distintamente in una processione che si svolge il Mercoledì Santo nel capoluogo nisseno, la “Real Maestranza”. In tale occasione sfilano in un solenne corteo per le vie della città le antichissime “Maestranze”, nate ben cinque secoli fa. Le Maestranze altro non sono che le dieci rappresentanze artigiane che nel 1806 Ferdinando IV di Borbone nominò “reali” e che sono costituite dai rappresentanti delle maggiori categorie di artigiani della città: i calzolai, i panificatori, i falegnami, gli idraulici, i barbieri, i pittori e decoratori, i muratori, i marmisti, i fabbri ed i carpentieri. Ogni Maestranza nomina ogni anno un Capitano (al quale vengono consegnate le chiavi della città dal mercoledì santo alla Domenica di Pasqua), gli Alfieri Maggiori, gli Scudieri, i Portabandiera e gli Alabardieri. La processione si divide in due momenti distinti e separati. Nella prima parte i Mastri indossano cravatta e guanti neri, in segno di lutto e mostrano una serie di simboli dello stesso tenore: un crocifisso velato di nero, lo stemma della città coperto da un nastro nero e lo stendardo anch’esso coperto da nastri neri; il tutto con un sottofondo musicale malinconico e luttuoso suonato dalla banda della città. A mezzogiorno il tono della processione cambia: le cravatte e i guanti dei Mastri vengono sostituiti da quelli bianchi e, tra musiche festose, i nastri neri vengono rimossi, facendo dispiegare le bandiere a festa. Il corteo, dopo aver attraversato le vie del centro, si dirige nuovamente verso la Cattedrale in cui, dopo la benedizione del Vescovo, si scioglie per ricongiungersi durante la processione del Venerdì Santo, quella del Cristo Nero. Il “Cristo Nero”, un crocifisso di legno scuro custodito all’interno di un baldacchino d’oro, ha origini antichissime. Si dice che molti secoli fa i leggendari raccoglitori di erbe amare selvatiche (detti “fogliamari”) trovarono questo crocifisso e lo adottarono come protettore dei nisseni. Da allora divenne il “Signore della Città”. Proprio i fogliamari, durante tale processione, rivestono un ruolo fondamentale. Sono loro le urla che accompagnano il crocifisso per le vie della città e donano all’intera manifestazione un’atmosfera mistica e surreale. Per tutto il tragitto, infatti, portano il baldacchino a spalla, rivolgendo al Signore della città lamenti in strofe che commuovono i fedeli, i quali seguono il crocifisso scalzi come penitenza per chiedere una grazia o come ringraziamento per una ricevuta. La Settimana Santa nissena, però, non finisce qui. Ogni giorno vi è un appuntamento. La Domenica delle Palme sfila per le vie della città il “Gesù Nazzareno”, un simulacro che contiene una statua di Gesù posta su una barca interamente rivestita di fiori coloratissimi. Il Martedì Santo è la volta della Scinnenza, una rappresentazione teatrale che narra la Passione di Cristo. Il Mercoledì ed il Giovedì sono i giorni dedicati alla sfilata delle Vare: sedici imponenti gruppi scultorei che rappresentano i Misteri della Via Crucis. Il Mercoledì Santo tali gruppi scultorei sono riprodotti in miniatura.
ENNA: I DIECI APOSTOLI VANNO ALLA RICERCA DI GESÙ
Ad Enna il tradizionale incontro tra la Madonna e Gesù risorto prende il nome di “A paci”. In provincia di Enna, ad Aidone, tale ricerca è fatta dai dodici apostoli, detti i “Santun”, i quali cercano Gesù per tutta la città e lo conducono verso la Madonna per il rituale incontro.
RAGUSA: LA MADONNA BACIA IL CRISTO RISORTO
Anche la provincia iblea celebra la resurrezione di Cristo con una festosa processione: la “Festa dell’Uomo Vivo”, una statua de Gesù che viene portata da un gruppo di giovani in giro per la città che la fa ondeggiare e ballare fino a tarda serata. Altro immancabile appuntamento per i ragusani è la “Festa della Madonna Vasa Vasa”, che ha luogo a Modica. E’ l’ennesima versione dell’incontro tra Gesù e la Madonna che culmina con il “bacio di mezzogiorno”.
SIRACUSA: LO SCAMPANELLÌO DEI FEDELI
L’evento pasquale più famoso della provincia di Siracusa è sicuramente quello di Ferla in cui, per tutta la notte precedente alla domenica di Pasqua, il campanile della Chiesa di San Sebastiano è accessibile a tutti i fedeli per uno “scampanellìo”.
MESSINA: TRA SACRO E PROFANO
A San Fratello, un piccolo paesino sui monti Nebrodi, in provincia di Messina, dal mercoledì al venerdì santo si svolge la “Festa dei Giudei”, risalente al periodo medioevale. Migliaia di contadini e pastori si vestono da “giudei” indossando giubbe rosse e gialle con la testa ricoperta da una maschera di colore rosso. Con tali vestiti, che ricordano i soldati romani che uccisero Gesù, percorrono la città tra squilli di trombe militari e, muniti di catene e campanacci, tentano di smorzare il dolore per la sua morte. Nel passato, in occasione di questa festa, si proibiva la vendita di alcolici, poiché la festa assumeva toni più profani che sacri, diventando irriverente e pericolosa. I sanfratellani, infatti, portano in scena nella loro manifestazione, unica nel suo genere, una figura trasgressiva.
TRAPANI: LA FESTA DELL’AURORA
A Castelvetrano, in provincia di Trapani, si svolge la Festa dell’Aurora, un rito medioevale propiziatorio che vede come protagoniste tre statue rappresentanti la Madonna, Gesù ed un Angelo. L’incontro avviene, come si può immaginare, nelle prime ore del giorno. Ad incontro avvenuto si lasciano volare colombe e grida di gioia.
AGRIGENTO: GLI ARCHI DI PASQUA A SAN BIAGIO PLATANI
A San Biagio Platani ogni anno oltre tre secoli, si svolge una tradizionale manifestazione dedicata al culto della Madonna e di Cristo. Da qui l’eterna competizione, mai violenta né aggressiva o scorretta, tra le due Confraternite: quella dei Madunnara e quella dei Signurara. Le due Confraternite si sfidano nell’allestimento di enormi archi realizzati con canne di bambù, salice o agave, ma anche legumi, pasta e pane. Gli Archi di Pasqua, ufficialmente pronti la mattina di Pasqua, adornano il viale principale creando una chiesa a cielo aperto.
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