del partito Peppe Drago, del segretario provinciale Giancarlo Floriddia e del già sindaco di Modica Piero Torchi . Già da tempo i tre indagati avevano manifestato l’intenzione di essere sentiti nell’ottica di una totale collaborazione. Niente trapela ovviamente dal riserbo degli interrogatori, protrattisi per diverse ore e nel corso di cui Drago, Torchi e Floriddia avrebbero chiarito le rispettive posizioni in ordine all’inchiesta che li vede coinvolti assieme ad altri 15 soggetti con le ipotesi di reato di concussione e associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro. In una recente conferenza stampa, Drago aveva sostenuto che dal fascicolo non si evincevano distrazioni di fondi pubblici o ipotesi di appalti truccati, oltre a nessuna traccia di conti offshore. «Dalle intercettazioni ambientali e telefoniche – aveva dichiarato il parlamentare nazionale – non risulta nessuna richiesta esplicita di denaro da parte mia e della maggior parte degli altri 18 indagati, per i quali mi sento di garantire, in particolar modo per chi fa parte della mia squadra. Non è stato concesso nessun favoritismo ad imprenditori». Le indagini della guardia di finanza scaturirono dal rinvenimento dell’assegno di uno degli attuali indagati nell’ambito di una inchiesta parallela incentrata su altre circostanze. I finanzieri controllarono i conti corrente degli indagati, contestualmente ad altri accertamenti dai cui emersero prestiti effettuati e ricevuti dagli indagati tramite assegni bancari. «Anch’io – aveva precisato il parlamentare – avevo chiesto dei prestiti e pagato le rate, così come a mia volta avevo prestato denaro». Piero Torchi invece dichiarò invece che soggetti rimasti ignoti minacciarono di farlo fuori senza bisogno di armi, facendo riferimento ad un presunto disegno diffamatorio che sarebbe stato orchestrato, secondo i legali del già sindaco, anche in ambito politico. (fonte corriere di Ragusa. A.D.R.)