MAFIA: SCOUT MINACCIATI NEL RAGUSANO, "NON ABBIAMO PAURA"

(AGI) - "La mafia va estirpata in ogni sua componente, e noi giovani a testa alta, non ne abbiamo paura e di fronte alle intimidazioni avute in Sicilia all'Agesci, membro del Forum Nazionale dei Giovani, rispondiamo ai mafiosi a chiare lettere che ogni terreno che sara' confiscato ai clan siamo disposti ad organizzare ogni volta una festa ed andare tutti insieme in Sicilia". Ad affermarlo e' Gianluca Melillo, consigliere vicario del Forum nazionale dei giovani, in merito alle intimidazioni di Gaetano D'Agosto, 49 anni, pregiudicato, figlio del presunto capomafia del clan capeggiato da Francesco Lagosta arrivate agli scout dell'Agesci, 'colpevoli' di festeggiare a Vittoria (Ragusa) la cerimonia di consegna ufficiale da parte del Comune di un fondo agricolo con annesso caseggiato. Lo scorso 16 maggio, l'uomo aveva infatti minacciato i giovani ai quali era stato assegnato un terreno confiscatogli dal Tribunale di Ragusa. Gaetano D'Agosta, 49 anni, aveva loro intimato di andare via e nei giorni scorsi era stato arrestato per estorsione dalla polizia. "Se questi 'signorotti' - continua Melillo - pensano che le loro intimidazioni possano spaventare il Forum Nazionale dei Giovani e i milioni di giovani che ne fanno parte, hanno sbagliato di grosso. Siamo disposti a guardarli negli occhi e dirgli che la lotta alla mafia e' tra le prerogative piu' importanti di noi ragazzi, e se si pensa di intimidire uno o due persone, per fermarci, la nostra risposta sara' dieci volte superiore". Gli scout di Vittoria, conclude, "sanno che non sono soli, ma a fianco hanno tutto il Forum. Sappiamo che per sterminare la mafia serve un cambio di cultura, e pensiamo che possa arrivare proprio dalle giovani generazioni".

CONTRABBANDO: 'BIONDE' CLANDESTINE A RAGUSA, COPPIA DENUNCIATA

(AGI) - Denunciati a Ragusa due coniugi polacchi perche' trovati in possesso di un ingente quantitativo di tabacchi che stava per essere contrabbandato. A bloccarli agenti della Squadra mobile insieme alla Guardia di finanza. I due, un 29enne, e la moglie di 24 anni, sono stati trovati in possesso di 6 chili di tabacchi lavorati esteri. I poliziotti, transitando lungo Corso Italia, aveva notato nei pressi di un'abitazione di via Garibaldi uno strano movimento di persone. Pertanto, dopo avere effettuato apposito servizio di osservazione, hanno eseguito una perquisizione domiciliare che ha permesso di rinvenire sotto una poltrona un borsone con dentro 50 stecche di sigarette marca Classic Blu e Red. Sono in corso ulteriori indagini per identificare eventuali complici.

“UCCISO PERCHÉ CERCAVA LA VERITÀ”, LA VICENDA DI GIOVANNI SPAMPINATO RACCONTATA IN UN LIBRO DAL FRATELLO ALBERTO

MODICA, Ragusa - Giovedì 18 giugno, alle ore 18, alla Libreria Mondadori (Corso Umberto I, n.8), sarà presentato il libro di Alberto Spampinato “C’erano bei cani ma molto seri. Storia di mio fratello Giovanni ucciso perché scriveva troppo”, edito da Ponte alle Grazie. La presentazione è organizzata dall’associazione “Giovanni Spampinato” di Ragusa.Interverranno l’autore, quirinalista dell’Ansa, consigliere nazionale della FNSI e Luciano Mirone, giornalista e scrittore. Il libro racconta la storia di Giovanni, il venticinquenne giornalista de “l’Ora” e de “l’Unità” ucciso a Ragusa il 27 ottobre 1972 «perché cercava la verità». Giovanni Spampinato indagava sull’omicidio Tumino, un caso nel quale era coinvolto il figlio del presidente del tribunale di Ragusa, Roberto Campria, l'uomo che gli aveva dato un appuntamento e lo aveva poi freddato con sei colpi di pistola. In questo libro, il fratello, mosso da un dolore ancora vivo e da un'inesauribile sete di verità, dà voce a un dramma privato che si inquadra in quello collettivo dei tanti giornalisti uccisi perché scomodi, da Giancarlo Siani a Cosimo Cristina, da Mauro De Mauro a Mauro Rostagno, da Giuseppe Fava a Beppe Alfano. Tra le testimonianze del libro, spicca quella del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Giovanni Spampinato - scrive il capo dello Stato - ha onorato la professione giornalistica e i valori di verità, legalità e giustizia. E' importante che si rifletta sul giornalismo di inchiesta attraverso la storia dei cronisti come lui che in ogni parte d'Italia hanno offerto significative testimonianze di coraggio professionale, di impegno civile e di dedizione ai principi costituzionali di democrazia e libertà. Queste storie, drammatiche ma esemplari, vanno conosciute come parte essenziale di una memoria condivisa da trasmettere alle nuove leve del giornalismo e alle nuove generazioni”. (fonte cronaca oggi)