Giovedì prossimo, alle ore 18.30, Di Pietro legge “Meriggiare pallido e assorto†di Eugenio Montale, uno dei testi più noti di quella stupenda raccolta che è “Ossi di seppiaâ€, pubblicata nel 1925 per le edizioni di Gobetti. È un testo emblematico della poetica montaliana dove si mette in evidenza quel “male di vivere†che lo stesso poeta ligure enuncia in un’altra lirica. L’uomo non vive in armonia con la natura, né con se stesso né con gli altri, ma appare estraneo al mondo e avulso dalla realtà delle cose. È questa disarmonia che giustifica nell’uomo l’abbandono di quelle certezze portate dalle fedi, dalla filosofia, dalle religioni e dalla politica. Tutto ciò che rientra in un disegno complessivo e unificante di salvezza rimane estraneo a Montale; la sola apertura possibile (ma non la salvezza) ci è data da piccole soddisfazioni quotidiane (‘l’anello che non tiene’). La poesia rappresenta una di queste aperture, se vissuta con dignità e coscienza. Montale ci esorta a prendere coscienza della nostra dignità di uomini, anche se dobbiamo camminare ‘sotto un rovente muro d’orto’, accecati dalle iniquità e frastornati dai rumori assordanti del mondo. (fonte libertà Sicilia)