si riduce l’attuale orario di lezione della scuola primaria a 24 ore settimanali, si azzera il tempo pieno, si avanza la revisione dei quadri orari delle scuole superiori, si cancella l’obbligo di istruzione fino a 16 anni, aumenta il numero degli alunni per classe, si privatizzano gran parte dei servizi amministrativi, tecnici ed ausiliari. Nella sola nostra provincia la mattanza causerà oltre 1000 posti di lavoro in meno che rappresenteranno il contributo che il nostro territorio paga per il raggiungimento complessivo del previsto risparmio di spesa nei prossimi tre anni pari a 150.000 unità di docenti ed ata in meno. “Dopo le recenti esternazioni da bettola di noti ministri sulla scuola pubblica del nostro paese e sui suoi docenti– dichiara Roberto Alosi, Segretario Generale della FLC CGIL – la premiata ditta Berlusconi-Tremonti- Gelmini si produce in una trivialità giuridica senza precedenti. Il colpo di mano del decreto legge del 1 settembre scorso cancella con un semplice tratto di penna ben 50 anni di storia di scuola elementare riportando indietro le lancette dell’orologio della storia ai programmi Ermini del 1955 e alla maestra dalla penna rossa. La taroccata minuteria pedagogica del Ministro, tartufesca e inconsistente, tenta un’inutile quanto puerile difesa culturale dello scellerato provvedimento. La realtà sta nella crudezza dei numeri. Ad oggi, nella sola nostra provincia, sono 1526 i docenti delle elementari specializzati per ambiti disciplinari che si alternano in gruppi di tre ogni due classi. Il taglio previsto dal provvedimento in questione oscillerà fra le 500 e le 550 unità in meno secondo come sarà articolato l’orario di lavoro. Poi toccherà alle scuole superiori e in particolare agli istituti professionali e tecnici che vedranno ridotto il tempo scuola fino ad un massimo di 32 ore settimanali, consentendo così un risparmio del 15% delle cattedre attuali sacrificando materie specialistiche e laboratori. Infine ci sono gli effetti dell’entrata in vigore piena della legge Moratti per la scuola media che imporrà una riduzione oraria del tempo scuola a 27 ore settimanali mettendo a rischio soprattutto l’insegnamento delle materie letterarie. Tagli indiscriminati, revisione totale di ordinamenti, organizzazione e didattica, continui stop and go ai processi di riforma, testimoniano l’alta considerazione che questo Governo ha per i delicati meccanismi di funzionamento della scuola e svela, se ce ne fosse ancora bisogno, come tutto il discredito gettato sul sistema e i docenti fosse finalizzato a far passare nella società l’opera di smantellamento della scuola pubblica. Fermo restando tutto il nostro impegno per bloccare questa restaurazione ricorrendo finanche allo sciopero generale se il governo non recederà dalle proprie posizioni, ancora una volta toccherà agli insegnanti, alla loro cultura, al loro senso sociale, di evitare le conseguenze più nefaste di tali logicheâ€.