(fonte AISE) "Oltre alla doverosa memoria delle vittime della tragedia del Lötschberg, verificatasi il 24 luglio 1908, il Comitato organizzatore intende con le varie manifestazioni in programma rivolgere un severo monito affinché la dignità e la tutela dei lavoratori, in particolare dei migranti solitamente impiegati nei lavori più pesanti e pericolosi,

 siano sempre maggiormente garantite. La commemorazione della sciagura del 24 luglio 1908 è anche un invito a ritornare col pensiero a quanto abbia significato per la Svizzera il lavoro italiano e a tramandare alle nuove generazioni una storia in parte dimenticata ma reale, sollecitando non solo i giovani di origine italiana, ma anche tutti i giovani che vivono in Svizzera, a cogliere i molteplici risvolti della storia migratoria, dai più umili ai più eroici". É quanto afferma Anna Pompei Rüdeberg, consigliere del Cgie a due giorni dalla commemorazione, 7 settembre, del centenario della tragedia del Lötschberg. "La grande rete ferroviaria svizzera, sviluppatasi a cavallo del XIX e XIX secolo, oltre ai grandi ideatori italiani – aggiunge – che hanno avuto un peso determinante nella sua pianificazione e sviluppo, parla italiano anche nella schiera di lavoratori che hanno con mezzi spesso ancora primitivi, se comparati alle tecniche odierne, permesso il riavvicinamento tra popoli e reso possibile sperare in un dialogo e in un interscambio culturale". "La narrazione di questa epopea, – spiega – le foto e le raffigurazioni, come anche la mostra itinerante che accompagnerà la commemorazione delle vittime della sciagura del Lötschberg, parlano alla mente e al cuore. Volti di uomini spesso abbruttiti dal lavoro, ma anche sognatori di un mondo diverso, ingeneri che non temono di mischiarsi con gli operai, e che percepiscono la necessità di migliorarne le condizioni di lavoro". "In mezzo a questo "mondo di uomini", come è quello dei grandi cantieri ferroviari, troviamo – osserva la Rüdeberg – delle donne che tentano di dare un tocco di umanità in mezzo a gente che vive "senza sapere perché vive, lavora, soffre", come riporta un testimone. Il volume ci offre un quadro completo dell’epopea dei trafori alpini, con i suoi chiaroscuri, come del resto è la storia dell’emigrazione. Un quadro in cui non si parla solo di conquiste, ma anche di fatica e di lavoro. È la rivincita, seppure tardiva, dell’emigrazione". "Alle vittime il nostro ricordo, ma anche la nostra gratitudine. – prosegue – Se la Svizzera è tutto quello che è oggi, lo si deve anche ai tanti emigrati italiani deceduti al Lötschberg e in molti altri cantieri e sepolti in territorio elvetico o italiano. Ci piace concludere con le ispirate parole che il ministro plenipotenziario Carlo Cusani Confalonieri tenne al cimitero di Kandersterg durante il funerale delle vittime della tragedia: "Pace alle anime vostre, o diletti estinti! Noi riverenti e commossi narreremo il vostro sacrificio ai nostri figli e cercheremo di educarli perché sappiano imitarvi nella laboriosità incurante del pericolo, nella condotta dignitosa ed esemplare e nel santo affetto alla famiglia e alla patria"". "Ci tengo a ringraziare, tra gli altri, – conclude Rüdeberg – per il contributo fondamentale dato alla manifestazione Cosimo Titolo, Emirano Colombo in qualità di presidente del Comites di Berna, Padre Graziano Tassellot del Cgie e Michele Schiavone, componente del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero e promotore dell’iniziativa".