Non bisogna girarsi dall?altro lato ma, oggi più di ieri c?è una comunità che ha bisogno d?aiuto, Falcone (vedi foto), deve rialzarsi ed arrivare in estate bella e florida più di prima? ?Chi ha sbagliato deve pagare: i danni provocati dalle piogge torrenziali sono legati a scelte scellerate nel governo del territorio?.. ?Questo territorio, QUESTA POVERA GENTE
ha pagato un prezzo altissimo per le scelte incredibili che hanno permesso di costruire strade a fondo valle, di cementificare l?alveo dei fiumi e di costruire sui fianchi delle colline, compromettendo l?equilibrio dell?ambiente in ogni forma possibile?. Bisogna verificare le eventuali responsabilità per le autorizzazioni concesse o le violazioni non contestate. E? evidente constatare un forte legame tra eventi dannosi ed una gestione del territorio irresponsabile e piegata ad interessi speculativi e clientelari. ?Bisogna considerare il grave rischio che continua a gravare ancora sulle comunità a causa dell?alterazione del corso dei fiumi, della cementificazione del territorio e dell?urbanizzazione spinta fin sulla battigia. ?Speriamo che non si aspetti la prossima ?calamità ? e si cominci da subito ad operare concretamente per rinaturalizzare il corso dei torrenti, per frenare ulteriori cementificazioni ed escludere nuove urbanizzazioni lungo la costa. .?Alcuni giorni di maltempo, hanno messo in ginocchio il territorio messinese. Calamità naturale è il termine più usato, o meglio abusato, per descrivere una serie di eventi dannosi che hanno a che fare col maltempo. Probabilmente il termine potrebbe essere cambiato in calamità artificiale se, come una più attenta lettura dei fatti suggerisce, i danni dipendono dalla eccessiva vulnerabilità del territorio a causa della sua impetuosa trasformazione. Il territorio provinciale, specie quello delle pianure costiere, è, infatti, sovraffollato e sovrasfruttato: strade e insediamenti urbani a pochissima distanza dal mare, dalle sponde dei fiumi, migliaia di automobili in circolazione; non c?è un pezzettino di suolo rimasto libero che possa assorbire le piogge o che possa essere non danneggiato da eventi meteorologici normali. La nostra società ha perso ogni relazione con l?ambiente fisico e con le dinamiche naturali, vive ogni cosa da spettatore e non riconosce alcun limite ai propri desideri ed ai propri comportamenti. Davanti alla mareggiata che distrugge una costruzione costruita troppo vicino alla battigia, alla piena del fiume che isola una casa a pochi metri dalla sponda, alla frana che ostruisce una strada scavata nel versante la reazione è la stessa: un misto di stupore e di rabbia contro il destino cinico e baro. Le contromisure all?evento dannoso hanno un?impronta arrogante, di nuova sfida alle leggi della natura: se il mare ha abbattuto un muro lo si ricostruisce qualche metro più giù, verso la battigia, più forte e più grande che pria, se la piena ha minacciato la casa si rafforza l?argine, magari restringendo l?alveo, se la frana minaccia la strada o le abitazioni costruiscono nuovi muri di sostegno. La risposta è sempre costruttivista, e tende ad aggiungere qualcosa, mai a toglierla. Prevale e dilaga insomma la cultura Prometeica forse perché la sfida alla natura ha un indubbio (anche se dannoso) fascino. O forse, molto più prosaicamente, si potrebbe pensare che questo senso comune è funzionale al sistema economico che ruota attorno alla gestione delle emergenze, al consumo di territorio, all?uso delle risorse collettive, e con esso interagisce in un rapporto perverso. Che il prezzo amaro e salato pagato dal Comune di Falcone possa servire ad evitare altre catastrofi nel Messinese. (GIORDANO GAETANO)