L’altro giorno, a Burgio e a Villafranca Sicula gli incaricati di “Girgenti acque†si sono scontrati con le popolazioni dei due piccoli centri asserragliate al municipio per impedire la consegna delle reti cittadine. I funzionari si sono arresi contro quel muro umano e, scortati dai carabinieri, si sono rifugiati in un bar. Lì, su un tavolino, hanno formalizzato gli atti dell’avvenuta consegna. Roba d’anteguerra che ci riporta al clima delle insurrezioni popolari contro il malgoverno e l’autoritarismo. Si, perché, a parte la questione specifica, in questa vicenda, unica in Sicilia e forse anche in Italia, vi sono elementi e comportamenti che - a mio parere- mettono in discussione taluni diritti fondamentali che la Costituzione attribuisce alle autonomie locali, soprattutto in materia di gestione dei servizi locali. Senza dimenticare il particolare che lo Statuto siciliano prevede anche per l’organizzazioni di tali servizi la costituzione dei “liberi consorzi dei comuni†che dovrebbero prendere il posto delle attuali province. Ma dove si vuole arrivare? Si tratta di diritti inalienabili di fatto mortificati da talune leggi nazionali e regionali quasi sempre approvate in sordina (con emendamenti cammellati) da maggioranze “trasversaliâ€. Trasversalità che, ormai, nessuno capisce, specie quando serve per imporre la privatizzazione di servizi essenziali, popolari come la gestione dell’acqua che è un bene comune e la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Leggi raffazzonate, contorte, difficili da applicare, se non per mezzo di commissari a ripetizione e domani, chissà , di battaglioni di carabinieri. Tutto ciò accade in una regione con uno Statuto di autonomia molto speciale, con un governatore che è leader di un Movimento per l’autonomia. Evidentemente, tutta questa traboccante autonomia si ferma a Palermo, ad esclusivo appannaggio di una cerchia ristretta di politici e potentati, e non arriva ai municipi, ai cittadini i quali, dopo lo sconcio dei 27 Ato-rifiuti, dovrebbero ingoiare, anche per il servizio idrico, una deficitaria gestione e le esose tariffe d’improvvisate società private. Come, appunto, sta accadendo in provincia di Agrigento dove, da tempo, è in atto uno scontro durissimo fra la maggioranza dei sindaci (30 su 43) e la quasi totalità delle popolazioni contro la presidenza dell’Ato idrico, l’Agenzia regionale per l’acqua e i rifiuti (ex commissariato) e la società Girgenti acque, alla quale è stata aggiudicata, con atto d’imperio fra Natale Capodanno del 2006, la gestione trentennale dei servizi idrici dell’intera provincia. Un affare per centinaia di milioni di euro sbloccato mediante l’intervento sostitutivo di un commissario ad acta inviato da un commissario superiore. Insomma, per ogni passaggio un commissario, un intervento impositivo. Tutto ciò non è accettabile. Perciò l’aggiudicazione fu contestata e impugnata dai sindaci con ricorso tuttora pendente presso il Cga di Palermo. Nell’attesa del pronunciamento, la situazione resta in movimento (e che movimento!) e per nulla scontata. Infatti, nel frattempo, è cresciuta la protesta popolare e diversi hanno cambiato parere sulla privatizzazione. E’ cambiato il presidente della Provincia (che è anche presidente dell’Ato idrico). Il nuovo, Eugenio D’Orsi del Mpa, che almeno sembra avere il dono di parlar chiaro, ha pubblicamente dichiarato che quel contratto natalizio “è stato fatto con i piedi…perché penalizza l’utenza invece di avvantaggiarlaâ€. Ai controversi passaggi giuridici e formali, bisogna aggiungere- ci dice Rosario Gallo, sindaco di Palma Montechiaro- l’anarchia funzionale che caratterizza questa prima fase di gestione della Girgenti acque (molti sindaci prima favorevoli ora chiedono la rescissione del contratto per gravi e ripetute inadempienze o disservizi), l’inaffidabilità sul piano economico e finanziario delle stessa, le tariffe salatissime, i conflitti di competenze fra società , comuni ed Eas per l’utilizzo e la sistemazione del personale addetto e la gestione delle reti e degli impianti, ecc. Un quadro a dir poco preoccupante che non lascia ben sperare per il futuro di questa provincia che soffre la sete anche in questo periodo in cui le riserve idriche, grazie al cielo, sono in esubero. Perciò è ripartito, più forte di prima, il movimento trasversale dei sindaci e dei consigli comunali che, a stragrande maggioranza, chiedono di tornare alla gestione pubblica. Sabato 28 se ne discuterà ad Agrigento nel corso di una manifestazione pubblica, cui parteciperanno anche diversi sindaci e consiglieri comunali di altre province siciliane. Sarà presentata anche una bozza di proposta di legge d’iniziativa popolare per ripristinare la facoltà dei comuni di poter scegliere fra gestione pubblica e privata. Una scelta di libertà , già ripristinata con legge dal Consiglio regionale della Lombardia. Domanda: a sostegno della richiesta plebiscitaria dei cittadini non si potrebbe presentare all’Ars una proposta di legge d’iniziativa parlamentare “trasversaleâ€, magari chiedendo la procedura d’urgenza?