RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO IL SEGUENTE COMUNICATO STAMPA

L’ ultima volta che ho incontrato Giovanni Liguori è stato di fronte al Mercato ortofrutticolo, durante il Sit In di protesta contro il FUORI ORARIO che dilagava sotto gli occhi delle autorità municipali. Eravamo lì da quindici giorni, ogni pomeriggio alle 17.

Era da due anni che non si avvistava un picchetto ai cancelli del Mercato, una protesta qualsiasi. Subito fummo bollati dal sindaco come provocatori, anzi come fiancheggiatori delle bande criminali. Noi eravamo lì per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle autorità sui comportamenti illegali di molti commissionari, pirati della DOPPIA ATTIVITA’, padroni ormai incontrastati della situazione, liberi di continuare le vendite e le attività ben oltre il limite di chiusura del Mercato, previsto dalle Ordinanze sindacali, e invece venivamo bollati come criminali. La bandiera di AZIONE DEMOCRATICA è rimasta un mese appesa agli spalti del Mercato e i nostri murales sono stati incendiati, di pomeriggio, sotto gli occhi di molti, ma nessuno ha visto e nessuno ha espresso condanna per quei miseri pannelli, come sono stati definiti dal sindaco, bruciati con arroganza mafiosa. In quei giorni abbiamo visto cose incredibili ai cancelli del Mercato, giostre di mezzi carichi, accuse e ritorsioni su chi protestava , accusati persino di impedire l’ingresso dei produttori. E il via vai i mezzi e i camion dei contadini, macchine di ogni cilindrata, potenti, scorazzanti, o quelle modeste e scassate, destinate alla rottamazione. Bastava osservare per scoprire lì, in quei movimenti rituali e tristi, la condizione di Vittoria e del mondo contadino oggi a Vittoria, frustrato, affranto, sconfitto da latrocini e ruberie, e l’arroganza di chi li aspetta come gli orsi attendono i salmoni alle foci dei fiumi, pronti ad essere azzannati. Liguori venne una sera solo, con la macchina si fermò a guardare sornione, come sempre era, ironico e beffardo, e scese per scambiare quattro parole con i partecipanti al Sit In. Salutò i suoi amici, poi si rivolse a me, e sapevo che l’avrebbe fatto. Mi disse, come faceva sempre negli ultimi anni, che tutto era perso ormai, che la battaglia era inutile, che ci voleva ben altro per farsi sentire, che la iniziativa democratica sarebbe stata riassorbita e divorata dai poteri che avevano sconfitto i contadini e la cooperazione: la speculazione, gli imbrogli, la mancanza di controlli, il caro prezzi, i debiti. Era inutile combattere. Polemizzai con lui come sono solito fare, con forza e da fratello, lo invitai a restare con noi , ma fu inutile. Quell’uomo, che rappresentava i mille come lui, offesi da un sistema micidiale, fatto di assurdità e di ingiustizie, se ne andò quella sera, non volle sentire ragioni: la fiducia nella lotta non c’era più. Ora Peppe Liguori ha gettato la spugna, come tanti e tanti, schiacciati dai debiti e dalle speculazioni, sono costretti a fare, anche se fortunatamente non con gli stessi esiti dolorosi e drammatici. La strada della lotta indicata da noi può ancora aiutare a resistere, a rivalersi, a farsi rispettare? Liguori ha risposto di no, e noi sentiamo ancora la sua voce che ci suggerisce: ci vogliono azioni eclatanti! Ma non doveva essere questa, amico, la strada da percorrere. Addio. On. Francesco Aiello Presidente di Azione Democratica Vittoria 28 Marzo 2009