“L’ordinanza del Tar – commenta Russo – conferma che le decisioni precedenti, da me fortemente osteggiate, erano sbagliate e che le nuove disposizioni impartite sono fondate, trasparenti, giuridicamente corrette ed economicamente giuste. Resto convinto che si possano conseguire enormi risparmi senza in alcun modo abbassare la qualità dell’offerta sanitaria e dobbiamo continuare su questa strada. Tagliare gli sprechi significa recuperare risorse da destinare a importanti investimentiâ€. Nell’ordinanza del Tar è scritto che “a fronte della rilevata equivalenza, il metodo di scelta del contraente non può che fare riferimento al criterio del prezzo più basso†e che “i livelli essenziali di assistenza costituiscono certamente uno standard minimo di tutela, ampliabile in sede regionale: ma avendo la Sicilia, anche per ragioni finanziarie, ritenuto di non ampliare tale standard, non appare assistita da alcun giuridico fondamento la pretesa di imporre all’amministrazione, una fornitura che superi tale livello minimoâ€. La vicenda dei vaccini venne alla luce nell’ottobre scorso con un’indagine interna motivata dal fatto che per la prevenzione del carcinoma del collo dell’utero (papilloma virus) la Sicilia aveva speso molto di più rispetto alla media nazionale. Secondo l’assessore Russo le direttive impartite dall’Ispettorato regionale non erano conformi alle indicazioni del ministero della Salute. Infatti, dopo che l’agenzia italiana del farmaco aveva autorizzato l’immissione in commercio di due specifici vaccini antipapilloma, il Gardasil (della Sanofi) e il Cervarix (della Glaxo), la Commissione salute del ministero aveva raccomandato l’acquisto con gara pubblica basata sul prezzo più basso. Le Ausl siciliane, invece (ad eccezione dell’Ausl 1 di Agrigento), hanno acquistato il Gardasil “in esclusivaâ€, senza gara ad evidenza pubblica, sulla base delle indicazioni contenute in un decreto dell’ispettorato dell’11 marzo 2008 il quale faceva proprio un documento di indirizzo, elaborato da un comitato tecnico-scientifico regionale, secondo cui era preferibile l’uso del vaccino quadrivalente (cioè il Gardasil). La Sicilia, per ogni dose di vaccino che, ad esempio, in Lombardia è costata meno di 69 euro, ha speso 100 euro fino ad agosto 2008. Poi, dopo l’avvio dell’indagine interna, è via via sceso, prima a 85 euro e poi a 78 euro. Considerato che il fabbisogno stimato annuo per la Sicilia è di 78.690 dosi, con la gara pubblica voluta dall’assessore Russo è possibile un risparmio di circa 2 milioni di euro.(Guido Monastra)