Emergenza rifiuti in Sicilia. Cracolici: “Da rifare il Piano regionale dei rifiuti"

 Perché l’emergenza rifiuti che si sta per abbattere, rovinosamente, sulla Sicilia e su Palermo, sin qui, non ha destato né scalpore, né particolare interesse? L’opinione pubblica siciliana, ai tempi della “grande crisi economica”, appare, ogni giorno di più, una entità che vive in una sua dimensione “surreale”. Dove ciò che corrisponde all’assoluta irrazionalità (la mafia, l’influenza suina, etc)

 viene temuto. Mentre, ai pericoli concreti, si risponde con un senso abitudinario di rassegnazione. Ma noi, si sa, siamo cocciuti. Quando ci poniamo delle domande, ci sforziamo di trovare delle risposte. Anzitutto, veritiere, per poter offrire ai nostri “padroni”, voi lettori, nuovi successivi tasselli di cronaca, per comporre sotto i vostri occhi un puzzle della realtà quanto più completo, di dati e di fatti. Oggi ci risponde Antonello Cracolici, capogruppo del Pd all’Ars. “L’emergenza, naturale o procurata, è, purtroppo, tradizionalmente considerata dai comitati d’affari e dalla politica clientelare un'opportunità di indubbia utilità. In periodi di emergenza, ed in suo nome, si possono fare tante cose, con procedure, metodi e tempi, che producono enormi utili economici e non, impensabili nella ordinaria normalità amministrativa di governo della cosa pubblica”.

Perché rischiamo in Sicilia di finire come e peggio di Napoli ?

"Perché, sin’ora, non si è affrontata la questione alla radice: ossia è sbagliato il Piano regionale dei rifiuti predisposto nel 2002, in piena era del governo Cuffaro. Non parlo solo di errori di merito e di valutazione, e quindi di programmazione degli interventi possibili, ma anche di un decisivo sbreco di metodo. Questo piano è anzitutto illegittimo. Perché non è mai passato né al vaglio né all’approvazione dell’Ars. Che in questa vicenda è risultata semplicemente ignorata".

Ci spieghi meglio

"Il Piano regionale dei rifiuti è figlio del commissariamento (statale) della Sicilia in materia, quando l’allora governo Berlusconi nominò Cuffaro – di suo già presidente della Regione - commissario straordinario e suo vice Felice Crosta. Poteri speciali e mezzi finanziari straordinari, utilizzati con le relative procedure straordinarie, che poi confluirono, tal quale, nell’Arra (ndr: l’Agenzia regionale dei rifiuti), l’Agenzia speciale per l’esecuzione di quel Piano del 2002. Per cui oggi ci ritroviamo con un organismo, l’Agenzia, figlia del commissariamento, diretta dall’ex vice commissario, che opera come un potere speciale, ma che non ha più questa qualità; mentre continua a sottrarre il suo operato al vaglio dell’Ars. L’Arra continua a non essere dotata di un atto di indirizzo parlamentare emanato dall’Ars. Va avanti in automatico. Per conto suo".

Possibile che l’Ars non abbia reagito a questa espropriazione di potere democratico ?

"Una reazione ed un intervento vi è stato. Quando con norma di legge abbiamo imposto la data di scioglimento dell’Arra al dicembre 2009. Però, se scoppia l’emergenza, che voi denunciate si stia approssimando, sono certo che salterà fuori qualcuno che ci proporrà, giocoforza, una proroga della sua esistenza".

Che significa ?

"Che non capisco il vostro stupore. Se è stato fatto poco o nulla, e in un modo sbagliato, per evitare il ritorno dell’emergenza, è ovvio che questa si riappalesi. E la giostra può ricominciare".

Perché poco o nulla?

"Intanto, registro che non esiste, dopo 7 lunghi anni dalla nascita del Piano Cuffaro, un sistema organico e pubblico di presidio di tutto il territorio regionale da contrapporre al ritorno dell’emergenza. La vicenda delle discariche è stata incasinata, campando di rendita, inizialmente, sul 'Pier' voluto dal presidente Capodicasa nel 2000. Un intervento che, allora, produsse la chiusura di molte discariche non a norma e l’apertura, su tutto il territorio regionale, di altrettante discariche fatte a regola d’arte. Ma la mancata partenza, in termini seri, della prevista raccolta differenziata dei rifiuti in tutta la Sicilia, che per legge avrebbe dovuto portarci almeno alla quota del 50%, oggi ci mette in braghe di tela. Nel senso che oggi la possibile strategia di contrasto all’emergenza è tutta incentrata, unicamente, sulla scelta, teorica, di bruciare i rifiuti. Ma i termovalorizzatori, tanto strombazzati, intanto – al di là se uno è d’accordo o meno - non ci sono ancora. E ragionevolmente prima di tre, quattro, anni non si potranno realizzare. Se, alla fine, li vorranno realizzare sul serio".

Che intende dire ?

"Atteniamoci ai fatti nudi e crudi. L'Ue ha cassato l’assegnazione dei lavori per la realizzazione dei quattro termovalorizzatori già nel 2007. Mi pongo, perciò, una serie di domande. Anzitutto, perché si sono attesi, vanamente, questi due anni per giungere, in fretta ed in furia, il mese scorso, e in pochi giorni, a produrre i nuovi bandi di gara d’appalto secondo la normativa europea; nel frattempo, strombazzando a destra e a manca che non si poteva cambiare strada, se no si rischiava di perdere finanziamenti per miliardi di euro e quindi si sarebbero potuti danneggiare gli interessi dei siciliani. E ancora, perché si è scelto, in sede di assegnazione dei lavori, la discutibile strada della “concessione” che, di fatto, taglia fuori dalla programmazione e gestione delle cose la Regione siciliana, affidandosi - mani e piedi legati - a dei privati. Non si capisce perché non si sia intrapresa, allora, l’unica strada possibile: quella dell’assegnazione dei lavori tramite “evidenza pubblica”; la gara di appalto europea, per capirci. Ma soprattutto, si assiste sgomenti alle dimensioni di questi progettati impianti di termovalorizzazione, che come voi avete già scritto, non hanno un omologo riscontro sensato in Europa".

Già, un affare delle dimensioni finanziare di oltre 5 miliardi e mezzo di euro, i cui effetti finanziari dureranno ben otto anni, per impianti a cui gli Ato futuri, i comuni e le aziende di igiene urbane dovranno pagare tariffe non proprio lievi, comunque maggiori delle odierne.

"Ma infatti, secondo me, la solerzia adesso adottata risulterà – alla tirata delle somme – peggiore dei problemi che si dichiaravano di voler scansare. Insisto, dopo sette anni dalla produzione del Piano Cuffaro, abbiamo un sistema che fa acqua da tutti i lati: gli Ato, mediamente, di una inefficienza sorprendente, finanziariamente allo sbando con un buco complessivo vicino al miliardo di euro; i Comuni adesso sono deresponsabilizzati a potere operare nel settore dei rifiuti; le aziende metropolitane di igiene urbana sono state scassate, vedi l’Amia di Palermo, per la quale non so quale tipo di linguaggio si possa usare per descriverne la devastazione alla quale è stata sottoposta. Tranne, poi, pretendere di farne pagare le conseguenze ai cittadini aumentando a dismisura e illegittimamente, la Tarsu. Insomma, allo stato dell’arte, siamo veramente pronti a mani nude per affrontare una nuova emergenza rifiuti in Sicilia. Però…

" Però, politicamente che vuol dire?

Che, intanto, la Sicilia non può permettersi, mentre si attende la costruzione di questi benedetti termovalorizzatori, la nascita e la crescita di una sciagurata “industria dell’emergenza rifiuti”. Insomma, temo che qualcuno coltivi il progetto di poter ricommissariare la Sicilia per la competenza della gestione dei rifiuti. Questo qualcuno sia certo che non lo consentiremo".

Quale può essere, allora, una soluzione valida e possibile?

 "Semplicemente, come ho già detto, ripartire dalla radice del problema, producendo un vero e reale Piano regionale dei rifiuti, tecnicamente moderno e lungimirante, che applichi la normativa europea e nazionale in materia, che sia legittimo perché passi al vaglio democratico dell’Ars. Soprattutto, un Piano che si dia un orizzonte temporale certo e pragmatico di realizzazione, ossia entro i due anni. Che contenga criteri e dati chiari su quanto, e su cosa , va poi bruciato o va riciclato. Una scelta politica, che, invece, di produrre una industria dell’emergenza, produca una diffusa presenza industriale sul territorio regionale di impianti di riciclaggio dei rifiuti. Gli unici, capaci di produrre valore aggiunto e numerosi, e reali, posti di lavoro. Ma che, intanto, si faccia partire, a tappeto, in tutta l’Isola, la raccolta differenziata, e sul serio".

Come mai aggiunge “sul serio” ?

 "Mi ascolti. Io abito a Palermo. A casa mia ci sono i bidoni per la differenziazione dei rifiuti, a cui io e le altre famiglie del palazzo ci atteniamo. Poi arriva il mezzo dell’Amia, che raccoglie tutto. E li vediamo

Da due settimane cerco di ottenere dall’Arra l’elenco aggiornato dei soci delle quattro società di scopo, “concessionarie” dei progetti dei quattro termovalorizzatori. Lei ne sa qualcosa ?

"Mi spiace, non ne so nulla. Come le ho già detto l’Ars è stata tagliata fuori da tutto questo ambaradam. E poi, insisto, all’Arra continuano a comportarsi come se non dovessero rispondere, mai, a nessun potere democratico. Come se il commissariamento non sia mai finito".

(fonte: www.siciliainformazioni.it )