Ai più poco interessano gli esiti di questa faida interna al centrodestra siciliano e tantomeno le sorti di questo o quell’altro partito o candidato. Tuttavia, non si può sottacere il preoccupante degrado che investe in pieno la realtà siciliana, politica e di governo. Al centro resta l’operazione azzardata del governatore il quale ha azzerato (non del tutto) la giunta, nel bel mezzo della campagna elettorale e con l’Ars improvvidamente chiusa, per ricostituirla incompleta con gli stessi assessori “azzerati†e senza disporre di una maggioranza parlamentare. Insomma, un espediente mirato più ad escludere l’Udc che a innovare. Difatti, i tre posti lasciati vuoti vengono agitati come specchietti per le allodole per convincere il Pdl, che ha sospeso i tre assessori ribelli, a sostenere il Lombardo-bis. Quando mai si è visto varare un governo, che ha una dignità costituzionale, per tre quarti e con tre posti vacanti? Una vera bizzarria che un pò ricorda le scenette che, talvolta, capitavano ai tavoli di una festa di matrimonio o di battesimo. Alla presenza di una sedia vuota, il cameriere saltava il piatto corrispondente, ma c’era quasi sempre qualcuno che lo pregava di versare per l’amico “ch’era andato in bagnoâ€. E così il furbetto si beccava due porzioni per ogni portata. Nel nostro caso, i posti vuoti sono quelli appartenuti all’Udc che presto saranno occupati da tre esponenti del PdL. Momentaneamente al bagno. Ironia a parte, la faccenda rischia di arroventare la conclusione della campagna elettorale, indetta per rinnovare il parlamento europeo, ma svolta all’insegna di questa manfrina. Il voto è la vera posta in gioco. Secondo i risultati, si potranno dispiegare manovre politiche davvero sconvolgenti, ben oltre i confini della Sicilia e le ambizioni dell’on. Lombardo. Non a caso, in questi giorni, sono volate parole grosse, perfino offensive fra (ex) amici e sodali che da circa dieci anni, insieme, hanno disastrato la regione. Sono state profferite minacce di rappresaglie politiche e accuse di tradimento di patti segreti e di amicizie antiche. Una caduta (non solo di stile) così grave, inquietante da spingere un politico accorto come l’on. Mannino (intervista a Repubblica ) a tacciare di “traditore†l’ex rampollo Lombardo che ha tramato contro il gemello Cuffaro, lasciando trapelare la preoccupazione per una perfida manovra avvolgente che si sta dispiegando, tra Palermo e Roma, per mettere all’angolo l’Udc di Casini e soci. Di converso, Angelino Alfano, l’esponente siciliano più vicino a Berlusconi, parlando ad Agrigento, poche ore dopo un roboante discorso dell’on. Micciché, ha invitato alla calma l’adirata platea, capeggiata da Castiglione, e, senza mai citare Lombardo, ha promesso che tutto si aggiusterà nei prossimi giorni, dopo le elezioni europee. Il guardasigilli aveva tutte le ragioni per attaccare severamente i ribelli, invece si è limitato ad invitare tutti, amici e dissenzienti, a mobilitarsi per i candidati PdL, contro i “veri nemici†del Pd, di Idv e delle sinistre. Perciò, molti supporter sono usciti dal Palacongressi delusi del discorso del ministro. In realtà , era l’unico discorso possibile per chi serve diligentemente il disegno di Berlusconi che, come ed insieme a Lombardo, mira ad assestare un colpo durissimo all’Udc di Cuffaro e Casini. Insomma, anche il placido discorso di Alfano conferma l’impressione che “l’azzeramento†sia stato fatto per dare visibilità elettorale al MpA e aiutarlo a raggiungere il fatidico 4% e per espellere l’Udc dalla giunta. Sapendo che mettere fuori dal governo l’Udc di Cuffaro è come mettere un pesce fuori dall’acqua. Quanto potrà resistere? Liquidando o ridimensionando l’Udc in Sicilia s’assesta un colpo micidiale a Casini che a Roma s’atteggia a leader per l’alternativa al berlusconismo. Questo avrà pensato il Cavaliere. Perciò, forza Lombardo e pazienza se c’è qualche dissenso. Dopo il voto, che s’aspetta plebiscitario, tutto s’aggiusterà . Insomma, sembra che si sia aperta la caccia all’Udc. A tutto campo, anche se la battuta decisiva si svolgerà in Sicilia. Il partito cuffariano è divenuto la preda da stanare, inseguire, liquidare. Politicamente s’intende. Attenzione però perché la preda assomiglia al predatore visto di spalle. Nel senso, che dietro di lui c’è sempre un altro predone in agguato.