a "rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, autorizzando il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione; a istituire classi ponte, che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all'ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti; a non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno, al fine di un razionale ed agevole inserimento degli studenti stranieri nelle nostre scuole e a prevedere, altresì, una distribuzione degli stessi proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri; a favorire, all'interno delle predette classi ponte, l'attuazione di percorsi monodisciplinari e interdisciplinari, attraverso l'elaborazione di un curricolo formativo essenziale, che tenga conto di progetti interculturali, nonché dell'educazione alla legalità e alla cittadinanza: a) comprensione dei diritti e doveri (rispetto per gli altri, tolleranza, lealtà , rispetto della legge del paese accogliente); b) sostegno alla vita democratica; c) interdipendenza mondiale; d) rispetto di tradizioni territoriali e regionali del Paese accogliente, senza etnocentrismi; e) rispetto per la diversità morale e cultura religiosa del paese accogliente; a prevedere l'eventuale maggiore fabbisogno di personale docente da assegnare a tali classi, inserendolo nel prossimo programma triennale delle assunzioni di personale docente disciplinato dal decreto-legge n. 97 del 2004, convertito con modificazioni, dalla legge n. 143 del 2004, alla cui copertura finanziaria si provvede mediante finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria". Molto critico contro la mozione, Narducci ricorda: "noi che siamo emigrati e abbiamo dovuto lottare per non far discriminare i nostri figli sappiamo bene, e la pedagogia lo conferma, che l’apprendimento della lingua del Paese di accoglimento avviene con più facilità attraverso le relazioni tra ragazzi, a scuola, in una dimensione interculturale e i problemi che noi italiani emigrati abbiamo affrontato ne sono la testimonianza. Bisognava, invece, dare seguito - precisa Narducci - al progetto del governo Prodi che aveva stanziato 5 milioni di euro per sostenere la sperimentazione di moduli integrati ed aggiuntivi di insegnamento dell’italiano nelle Regioni con maggior bisogno". Secondo Narducci "vi è in questo atteggiamento della maggioranza un’avversione strisciante al diverso che dobbiamo combattere con il buon senso della ragionevolezza ma che certamente non aiuta il dialogo politico e neanche la crescita armoniosa della società ".