"I tagli che colpiranno le politiche a favore delle comunità italiane nel mondo – aggiunge il parlamentare – avranno come unico effetto la chiusura del rapporto con l’italianità fuori dei nostri confini nazionali: perché il Governo Berlusconi colpirà lingua e cultura, editoria, investimenti, solidarietà – tra i quali anche diritti costituzionali, come quello alla formazione e all’assistenza sociale. Colpirà gli strumenti del dialogo, i contenuti di accordi bilaterali e multilaterali, colpirà il centro nevralgico della nostra presenza nel mondo. Colpirà anche la rappresentanza. Non esistono giustificazioni alla scelta chirurgica di operare un taglio complessivo di 50 milioni di euro ai capitoli tradizionalmente rivolti alle nostre comunità nel mondo". Per Fedi, quindi, "è contraddittorio parlare di lingua italiana nel mondo, di investimento culturale, di lingua italiana negli ordinamenti scolastici di altri Paesi, quando l’unica prospettiva è rappresentata dai tagli. È una contraddizione parlare di fase temporanea, ipotizzando un futuro ritorno di investimenti, quando componenti dello stesso esecutivo parlano di tagli per tre finanziarie consecutive. Viviamo, almeno nelle dichiarazioni, una serie costante di contraddizioni, anche sulle motivazioni dei tagli. Non vi è crisi finanziaria internazionale che tenga per una scelta di finanza pubblica che è maturata prima dell’estate, per una decisione politica gravissima che fa pesare su alcune Direzioni Generali del Ministero degli Affari esteri riduzioni del sessanta per cento, per una deliberata e mirata azione di delegittimazione degli organismi di rappresentanza". "La manovra economica – ribadisce il deputato del Pd – colpisce pesantemente Ministeri, Regioni ed Enti locali e non abbiamo ancora valutato tutte le conseguenze negative che ne deriveranno per gli italiani all’estero, anche in relazione al buon lavoro svolto da alcune Regioni italiane che potrebbe essere compromesso proprio dai tagli. Il quoziente politico non cambia, quindi, anche tirando in ballo altri soggetti. Siamo testimoni, invece, di una sottrazione di risorse che non ha eguali, che non può essere giustificata né rappezzata con ipotesi di rimedio come l’intervento delle Regioni o dei privati". "Come parlamentari del Partito Democratico eletti all’estero – ricorda Fedi – abbiamo presentato degli emendamenti che propongono il ripristino integrale dei tagli previsti per i capitoli degli italiani all’estero. Non solo. In aggiunta proponiamo uno stanziamento per le nuove generazioni, in modo che possa continuare il percorso che inizierà con la conferenza mondiale dei giovani ed uno stanziamento per il museo delle migrazioni, progetto in cui crediamo e per il quale siamo convinti si debbano investire risorse. Abbiamo poi presentato un emendamento tendente a superare definitivamente la questione dell’esonero ICI, in modo che avvenga per tutti, con trasparenza ed in base ad una norma di legge, piuttosto che sulla base di interpretazioni o semplici equiparazioni. Un emendamento sul diritto all’assegno sociale, per consentire che il requisito dei 10 anni si possa raggiungere con i periodi di residenza storica, vale a dire verificatasi in un qualsiasi momento della vita di un emigrato o immigrato. Ed abbiamo presentato un emendamento che renda permanente il diritto alle detrazioni fiscali per carichi di famiglia per i lavoratori italiani all’estero". Ma, precisa il deputato, "non ci siamo limitati a presentare emendamenti a questa finanziaria così negativa per gli italiani nel mondo o a votare contro i tagli introdotti con il decreto sulla salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie. Abbiamo presentato proposte di riforma, dal settore scolastico a quello culturale, dalla cittadinanza fino ai diritti sindacali, dai diritti delle donne all’assegno di solidarietà . Stiamo lavorando ad una proposta sull’informazione che punti ad un riordino complessivo del sistema e preveda, sin dall’inizio, criteri nuovi per l’accesso ai contributi, per i mezzi d’informazione elettronici ed audiovisivi, oltre che per la carta stampata. Abbiamo le carte in regola per progettare, attraverso le riforme, un rapporto nuovo tra Italia e comunità all’estero. Siamo pronti al confronto – conclude – anche se ci rendiamo conto delle difficoltà dell’attuale maggioranza ad affrontare il tema delle riforme". (aise)