(Salvatore Augello) Da Milano a Caltanissetta, da Roma a Palermo, un fiume di persone è sceso in piazza in occasione dello sciopero generale proclamato dai sindacati e dalle scuole, contro il decreto Gelmini, che con ammirevole arroganza è stato tramutato in legge con l’ultima votazione al senato. A nienter sono valse le richieste dell’opposizione di ritirare il decreto e di istituire un tavolo tecnico per discutere della riforma della scuola, a niente le centinaia di manifestazioni che in tutti questi giorni si sono susseguiti in tutta Italia, dalla città più grande al paesino più sperduto. La Gelmini che ha fatto scena muta al senato, non è tornata indietro, il governo del cavaliere, si è incarognito,

 andando avanti senza tenere in conto la protesta che non ha coinvolto solo gli studenti, desiderosi da fare giorni di vacanza in più, ma che ha coinvolto, insegnanti, di ruolo e precari, famiglie, istituzioni anche di peso, come la regione Sicilia, dove l’Assessore Regionale della Pubblica Istruzione On. Antonello Antinori, è sceso in piazza con i manifestanti. Già, perché questo governo, non solo calpesta i diritti di studenti e docenti, ma calpesta anche prerogative come quelle della Sicilia, che nel suo statuto dell’autonomia, ha libertà di legiferare in materia di scuola. Si noti che lo statuto è legge costituzionale e non può essere straccato in questo modo. Ma, come se non bastasse, gli studenti hanno dato prova di grande maturità, illustrando i motivi della protesta, dimostrando ampiamente che si battevano per una scuola migliore, perché se è vero che la scuola ha bisogno di una riforma, questa non può certa essere quella approvata ora dalla maggioranza. La scuola è l’asse portante di una nazione, essa serve a preparare la classe dirigente di domani, ma che i medici, i ricercatori, gli scienziati, che da noi sono trattati come scarti, come riserve. La ricerca, ad esempio, raramente nelle strutture è allocata in un piano decente, spesso e volentieri è rilegata negli scantinati delle strutture e viene affidata a ricercatori precari che lavorano, contribuiscono a ricerche anche importanti, ma che hanno contratti a termine e paghe da fame che spesso non arrivano a mille euro al mese. Spesso, questi precari, fanno anche lezione in classe, anche se non dovrebbero e non potrebbero. Più spesso ancora, ricevono, ironia della sorte, proposte da altri istituti di ricerca all’estero, o vedono i propri progetti sottoposti anche alla valutazione di istituti italiani, essere bocciati in Italia ed invece fatti propri da istituti esteri. Ci si lamenta poi per la fuga di cervelli. Ma, viene da chiedersi, cosa facciamo per evitare che i cervelli fuggano? Che uso facciamo di tanti giovani scienziati, condannati ad un precariato a vita? Già, a vita, perché è stato dimostrato che alcuni posti Italia sono ereditari, in parecchie università si fanno concorsi a cui partecipano non più di tre candidati, per poi in maniera inspiegabile arrivare all’esame finale solo il candidato che deve vincere. Ma torniamo alla protesta, che non solo si è fatta carico di tentare di bloccare quella che ormai è legge e di cui vedremo gli effetti più disastrosi l’anno prossimo, ma si è sobbarcata dell’onere di additare soluzioni al governo ed alla maggioranza, che però è rimasta sorda, ha anche cercato di organizzare contro manifestazioni pro Gelmini, cercando di spingere gruppi di ragazzi che si riferiscono ai partiti di governo, per la verità con scarso risultato. Gli studenti vengono accusati di strumentalizzazione da parte della sinistra che come al solito “mente” alla gente, come sostiene il cavaliere. Qualcuno, a parte tutto, dovrebbe spiegare per quale motivo il governo fa politica e la risposta non deve essere politica, per quale motivo gli studenti che si battono per il loro futuro e per il futuro della scuola, debbono essere tacciati di essere strumentalizzati, come se non potessero avere una loro idea politica. E’ forse sbagliato dire che in casi come questi, sono due filosofie politiche che si confrontano e si scontrano? Una, che con la scusa di riformare, vuole consegnare la scuola ai privati a danno di quella pubblica, l’altra che vuole una scuola pubblica all’altezza dei tempi, con i dovuti aggiornamenti. Si vuole tornare al maestro unico? Come la mettiamo con gli insegnanti di sostegno per garantire il diritto allo studio agli svantaggiati, ai disabili? Con la mettiamo con le attività integrative connesse al tempo pieno? Chi si occuperà del tempo pieno, se il maestro unico, ora chiamato prevalente, avrà una cattedra di 24 ore settimanali e le uniche materie ausiliarie previste sono la religione, per non scontentare la chiesa che ha il monopolio dell’insegnamento e l’inglese? Nessuna risposta credibile le uniche risposte sono: “questa non è una riforma”, “chi occupa la scuola sarà denunciato alla magistratura” (Maroni), “la sinistra ha mentito sulla riforma” (Berlusconi), “la piazza non ci farà cambiare idea”, “il Paese ci ha dato la fiducia e noi andiamo avanti”, “nessun confronto o dialogo con questa sinistra che non è affidabile” e via dicendo. E’ questo il modo di governare un paese, ignorando quello che vogliono i cittadini di quel paese, che pur di ottenerlo riescono anche a solidarizzare e mettersi assieme per condurre una protesta civile, che forse meriterebbe un poco di attenzione, rinunciando all’arroganza ed ai “muscoli” che il governo del cavaliere non disdegna mai di mostrare all’Italia?