ROMA\ aise\ - Il dibattito sui costi della politica riprende vigore e ripartono i più patetici tentativi di strumentalizzazione. Nella trascorsa legislatura proprio dai parlamentari eletti all’estero era partita la proposta – fatta propripo oggi dal presidente Fini – di una diversa articolazione dei lavori di Montecitorio: lavorare di più, per tre settimane al mese e la quarta settimana da dedicare al collegio.

 Nella trascorsa legislatura era partita anche una proposta di modifica costituzionale con al centro, una forte riduzione del numero dei parlamentari ed un diverso ruolo per il Senato. In quella discussione avevamo dato il nostro contributo, salvo poi vederla bloccata prima dalle contrapposizioni sul numero di senatori da assegnare alle Regioni e poi dalla crisi del Governo Prodi. Da un lato, quindi, abbiamo un impegno da parte di tutte le forze politiche a fare le riforme istituzionali e ridurre il numero dei parlamentari, riducendo i costi della politica, e dall’altro non abbiamo ancora una chiara manifestazione di volontà dell’attuale maggioranza a far avanzare un progetto serio di riforma ed un confronto con l’opposizione. Anzi. Dal capo del Governo arrivano solo attacchi all’opposizione quando invece dal sano confronto tra maggioranza e minoranza possono arrivare le autentiche riforme di sistema, quelle che non sono messe in discussione la legislatura successiva alla loro approvazione, quelle riforme che danno stabilità e sicurezza al Paese. Invece di occuparsi del ritardo nella maggioranza nel riprendere la discussione sulle riforme, alcuni preferiscono attaccare i parlamentari eletti all’estero per il loro costo. Ricordo, tra l’altro, che il costo degli eletti all’estero non è aggiuntivo poiché i 18 sono stati sottratti al numero complessivo dei parlamentari previsto dalla Costituzione. Non costiamo nulla in più, quindi. Abbiamo solo sottratto il posto ad altri. Sulla questione risultati, poi, ne stiamo ascoltando delle belle. Sentiamo le più astruse considerazioni su ministro, vice ministro o sottosegretario, come se fossimo ancora agli inizi, come se questo Governo non avesse già scelto in proposito, come se non avesse già provveduto a fare tagli per 50 milioni di euro su scuola, cultura e democrazia. Sì, per la prima volta questo Governo intende tagliare anche sulla democrazia! Con un Ministro, quello degli Esteri, ed un sottosegretario, anche lui agli Esteri. Il problema allora è ciò che fanno i Governi e ciò che tace la maggioranza e ciò che tacciono agenzie, giornali e mondo dell’informazione. Mi spiego: gli emendamenti bocciati dalla maggioranza a Montecitorio riguardavano temi importanti per gli italiani nel mondo, o no? Ici, detrazioni fiscali per carichi di famiglia, capitoli di bilancio per gli italiani all’estero, assegno sociale sono stati bocciati dalla maggioranza, con la forza dei numeri. Poi ciascuno guardi in casa propria. Noi del PD abbiamo fatto il nostro dovere. Perché non dirlo? Perché non ricordare che durante i 18 mesi del Governo Prodi avevamo ottenuto non solo maggiori risorse per i capitoli del Ministero degli Affari Esteri ma anche l’estensione delle detrazioni per carichi di famiglia e dell’ulteriore detrazione Ici ai residenti all’estero? Se i commentatori, gli opinionisti, i giornalisti ed anche i semplici osservatori qualche volta cercassero di comprendere la realtà dei fatti, avremmo già risolto un problema fondamentale: la correttezza dell’informazione. (marco fedi*\aise) * deputato del PD e segretario III Commissione Affari Esteri e Comunitari