Gentiloni: “sconveniente e dannosa una regolamentazione statale”

Il premier in visita al polo tecnologico delle poste italiane lancia un’altra delle sue proposte inquietanti.

 

Quella di dare “una regolamentazione internazionale uniforme” da portare sul tavolo del prossimo G8. Insomma, il leader del Popolo delle libertà, che solo qualche mese fa aveva dichiarato di non essere molto ferrato sul World Wide Web, lancia una proposta che mette in seria preoccupazione i regimi dittatoriali, evidentemente impensieriti dal sorpasso che l’Italia si appresterebbe a fare sul piano della limitazione della libertà di parola e d’informazione. Il popolo del web non si è lasciato intimorire dalle parole del premier è ha promesso battaglia. Da oggi, infatti, è partito uno sciopero con lutto di blog e siti, banner “Netizen clandestino”, video e canzoni contro la stretta che Berlusconi si prepara a lanciare su internet. Nei vari dibattiti internazionali, spiega a l'Unità l’ex ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, è stata ritenuta “sconveniente e dannosa una regolamentazione statale” della Rete, proposta come forma di controllo “da paesi non democratici”. Internet, infatti, deve rimanere una Rete libera. Paolo Giacon, membro dell'esecutivo regionale del Partito Democratico, ma anche esperto di telecomunicazioni, nuove tecnologie e blogger, ha spiegato come quello del Presidente del Consiglio sia un “misterioso ed ambizioso” progetto di regolamentazione di Internet. In effetti, spiega l'esponente PD, “sarebbe meglio che il Presidente del Consiglio approfondisse l'argomento prima di rilasciare oscure dichiarazioni alla stampa – prosegue Giacon - Internet è già una costellazione di protocolli (come TCP, UDP e IP) e regolamenti (chiamate RFC request for comment). Dal punto di vista tecnologico quindi Internet funziona "regolarmente" proprio in virtù delle norme che la comunità di utilizzatori e sviluppatori si è data in maniera autonoma e responsabile". "Se dunque il progetto di Berlusconi non riguarderà gli aspetti tecnici, possiamo supporre che possa riguardare i contenuti che attualmente sono usufruibili via Internet - ipotizza Giacon. - Ci auguriamo davvero che il premier, infastidito dalla stampa nemica e da un'opposizione schietta, non voglia a questo punto mettere limitazioni e bavagli anche ad Internet”. Per Stefano Rodotà, intervenuto in un'intervista di oggi su l'Unità, il tema di una Costituzione per Internet esiste da anni. “Noi – dice – discutiamo da tempo per rafforzare le “coalizioni dinamiche” che si creano in modo spontaneo nella Rete a garanzia di tutti e perché il Bill of rights del web passi attraverso una discussione della comunità internettian”. Insomma, secondo Rodotà, si deve agire tenendo a mente due punti fermi: “il primo è che si deve intervenire non per restringere ma per garantire le libertà. Il secondo è di non imporre regole dall'alto ma conformemente alla natura della Rete attraverso un processo aperto e condiviso”.