ROMA\ aise\ - "La maggioranza di governo al Senato, con uno scarto di pochissimi voti, ha rinviato alla Giunta delle elezioni gli atti relativi all’annullamento dell’elezione del Sen. Di Girolamo nella ripartizione Europa della Circoscrizione Estero. In questo modo, la maggioranza di centrodestra ha contraddetto due volte sé stessa". È quanto si legge in una nota congiunta firmata dai sei deputati del Pd eletti all’estero, Gino Bucchino, Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Franco Narducci e Fabio Porta,

 in merito alla decisione del Senato di rinviare ogni decisione sul seggio di Nicola Di Girolamo alla fine del processo penale a suo carico (vedi Aise del 29 gennaio h.13.46). Ma qual è la contraddizione? "Appena un’ora prima – spiegano i deputati – l’Aula aveva bocciato un’analoga richiesta di sospensiva avanzata dal capogruppo del PdL Sen. Gasparri; in secondo luogo, ha di fatto rigettato la proposta della Giunta delle elezioni, dove i senatori di centrodestra sono in maggioranza, di dichiarare decaduto il Sen. Di Girolamo per il mancato possesso del requisito della residenza all’estero al momento delle elezioni. In un momento di crisi della credibilità della politica – osservano – la plateale trasformazione da giudici in avvocati difensori di molti senatori di maggioranza non è di grande aiuto per le istituzioni e per la democrazia". "Come eletti nella Circoscrizione Estero – si legge ancora nella nota – non possiamo fare a meno di manifestare sconcerto e preoccupazione anche sotto un profilo più specifico e diretto. Fare intendere ad una più vasta opinione pubblica che il voto all’estero è regolato da norme che il primo furbo che ci provi possa facilmente eludere senza subirne conseguenze significa portare acqua al mulino di chi considera il voto per corrispondenza dei cittadini italiani all’estero un lusso o addirittura una stranezza del sistema politico italiano. E questo è un danno obiettivo che si arreca agli italiani all’estero e, indirettamente, al Paese per l’interesse che esso ha a fare rete con le comunità di origine, particolarmente in questo momento di difficoltà economiche e sociali". "Certo – commentano – è desolante constatare che proprio mentre altri Paesi stanno guardando con vivo apprezzamento all’esperienza di costruzione della rappresentanza dei cittadini residenti all’estero che l’Italia ha realizzato, in una delle massime istituzioni dello Stato si privilegino le solidarietà pelose al cristallino rispetto della legge. Dopo i tagli che hanno devastato le politiche verso gli italiani all’estero, il rinvio delle elezioni per i Comites e il Cgie, le proposte di "normalizzazione" della rappresentanza di base, di cui si prevede un drastico ridimensionamento, dalla maggioranza continuano a venire segnali di contrasto verso il mondo di cui siamo espressione". "Per quanto ci riguarda – concludono i deputati del Pd – continueremo a fare tutto il possibile per frenare e invertire questa deriva nelle sedi istituzionali e tra le nostre comunità, ma invitiamo gli italiani all’estero di qualsiasi orientamento a non desistere dal fare sentire la loro voce per essere considerati con rispetto e dignità". (aise