ROMA- Ombre all’orizzonte del Cgie e delle politiche per gli italiani all’estero, ma il Segretario Generale e il Comitato di Presidenza hanno ancora le idee ben chiare: vietato gettare la spugna. Così Elio Carozza, che abbiamo incontrato questo pomeriggio dopo una intensa giornata di lavoro che ha visto il Cdp confrontarsi prima con il Comitato della Camera e poi del Senato al termine della due giorni di lavori alla Farnesina, iniziata l'11 febbraio, con la relazione di governo del sottosegretario Mantica.

Abbiamo trovato un Carozza consapevole della difficoltà del momento, ma risoluto nell’affermare che il Consiglio Generale continuerà a fare la sua parte e a dare un contributo nell’attesa che qualcuno – Governo e Parlamento – lo colga. "Abbiamo fatto il punto della situazione in una maniera lucida – ci ha detto appunto Carozza – constatando il momento molto delicato per gli italiani all’estero: c’è un non-progetto e le questioni che ci riguardano ormai sono in un angolino, non c’è nessun interesse manifestato non solo dal Governo ma anche dal Paese in generale. Lo testimoniano la mancata convocazione della Conferenza Stato-Regioni-Cgie, i tagli della Finanziaria, il rinvio dell’elezione dei Comites, il mancato avvio di una riforma di una qualsiasi politica che ci riguardi. Tutto questo ci dà un segnale netto di come il Paese guarda agli italiani all’estero". "Basti pensare – ha aggiunto – che probabilmente il Cgie non avrà abbastanza fondi per la convocazione delle riunioni annuali pur previste dalla legge. È il tentativo, e lo dico con serena lucidità, di metterci in un angolino e dimenticarci piano piano. Ma questo Cdp è partito da una costatazione: noi non vogliamo morire, ma se proprio deve succedere vogliamo deciderlo da soli". Ecco allora la "strategia", quel continuare a fare il proprio lavoro con risolutezza, come se niente fosse, sulla scia degli importanti risultati conseguiti negli ultimi due anni. "In questi due anni il Cgie ha concretizzato il proprio lavoro su alcune importanti questioni: la riforma del Consiglio generale, la diffusione della lingua e cultura, editoria e stampa italiana all’estero, associazionismo e anziani, per chiudere con la Conferenza mondiale dei giovani. Questioni portate a termine dal Cgie dopo un largo dibattito e con il consenso di Comites e associazioni; documenti che abbiamo consegnato a Governo e Parlamento di questo Paese". "Ecco – ha proseguito – noi continueremo a lavorare: non ci arrenderemo affatto sulla questione dei tagli, vogliamo ancora credere che questo Paese sia capace di non voler tagliare i ponti con l’Italia che vive nel mondo. Credo che la questione sia appunto questa: il Paese Italia ci tiene o no agli italiani nel mondo?". Una domanda che il senatore Micheloni aveva sintetizzato nel novembre scorso in una mozione, firmata da quasi tutte le forze politiche, ma che ancora non ha trovato risposta. Non ancora. Come accennato, Carozza oggi ha guidato una delegazione del Comitato di presidenza prima alla Camera, dove sono stati "auditi" dal Comitato presieduto dall’on. Zacchera, quindi al Senato, per incontrare i membri del neo costituito Cqie. Incontri "abbastanza positivi" per Carozza, soddisfatto soprattutto dell’immagine che il Cgie ha saputo dare di sé: "questa mattina alla Camera – ci ha spiegato - i deputati sia di maggioranza che di opposizione hanno detto, parole loro, che non hanno trovato un Cgie morto o disperato, al contrario, vivo e a lavoro". Entrando nel merito degli incontri, il segretario generale ci ha spiegato che "in entrambi i casi abbiamo detto la nostra sulla riforma della rappresentanza, ribadendo che sì, va affrontata, ma che in questa fase non è una questione prioritaria. La prima è, oggi, la diffusione di lingua e cultura. Ci sono decine di migliaia di bambini che dai prossimi giorni non potranno più seguire i corsi. E ricordiamoci che la questione della lingua è stata uno dei temi centrali posto anche dai giovani che nella conferenza di dicembre hanno sottolineato più volte come attraverso essa ci si riconosca come italiani nei più diversi ambiti. Questa sarà la nostra battaglia, così come l’assistenza. Il giorno in cui non ce ne sarà più bisogno allora avremo vinto. Ma ancora non possiamo dire che quel giorno è arrivato. Credo quindi che abbiamo il dovere di continuare a battere su questo tasto". Sia alla Camera che in Senato, Carozza e il suo Cdp hanno ribadito che "sul funzionamento di Comites e Cgie, tutto il Consiglio generale è sereno: se decidiamo che non c’è più bisogno di questi organi di rappresentanza e si propone un’altra soluzione, va bene. Credo anche, però, che a chi sostiene, in modo superficiale che questi organismi non sono utili, dovremo dire: "attenzione il vero obiettivo è il voto all’estero". E anche qui, riflettiamoci: non è una questione di vita o di morte. Basta che si esca fuori dall’ipocrisia e che si presenti la questione così com’è. Nella consapevolezza che anche su questo fronte stiamo uscendo dall’Europa. L’Italia, che già sta attraversando un periodo non proprio brillante a livello internazionale, rischia di fare passi indietro anche in un settore dove oggi è punta di diamante. Sul tema della rappresentanza oggi guardano tutti all’Italia, vogliono imitarci, ne abbiamo avuto la prova all’Afe e lo avremo alla conferenza mondiale dei marocchini all’estero, nei prossimi giorni". "Il sottosegretario Mantica ci ha annunciato la presentazione in Parlamento di una proposta di legge sulla riforma dei Comites: va bene, ma non è, lo ripeto, una priorità. Per noi la legge sui Comites va forse ritoccata , ma è di soli 5 anni fa, quando il legislatore già sapeva della futura esistenza degli eletti all’estero (la Legge Tremaglia è del 2001 - ndr) quindi se va aggiustata, va bene; se vogliono modificarla per toccare il Cgie e smontare tutto il sistema della rappresentanza va bene, ma lo dicano apertamente. Sappiamo anche che molti deputati si accingono a presentare altre proposte di legge, quindi inizierà un dibattito cui il Cgie parteciperà serenamente". Quanto ai lavori del Comitato di Presidenza, Carozza ci ha detto di aver trovato la relazione di Mantica "deludente". "Credo – ha aggiunto – che abbia fatto anche degli sforzi per rispondere alle questioni del Cgie, ma non c’è nessuna novità, nessun progetto e Mantica stesso, e questa è la cosa sconfortante, è convinto che non può far niente neanche lui. Non ho colto elementi importanti che i giovani ci hanno segnalato solo due mesi fa. Se ci fermiamo alla creazione del portale abbiamo capito poco. Insomma, manca un totale disegno. La fase che sta attraversando l’Italia nel complesso rischia di metterci nel dimenticatoio. Ma non siamo morti". Sempre dalla relazione del sottosegretario il Cdp ha avuto la conferma della destinazione degli 8 milioni di euro dovuti al rinvio delle elezioni dei Comites, "non recuperati", tiene a precisare Carozza secondo cui questi soldi – 6 milioni all’assistenza e gli altri due al sostegno di lingua e cultura – sono "comunque insufficienti". Un giudizio lontano dal disfattismo, ma dovuto alla considerazione che "c’è un livello di guardia sotto il quale i soldi investiti sono buttati. Credo che per la lingua e cultura siamo ormai al livello di guardia perché gli enti gestori che riceveranno molto meno contributi non è che faranno miracoli, accorceranno i corsi. E allora io mi chiedo – conclude – se abbia senso che un bambino frequenti un corso di 45 minuti a settimana". (m.cipollone - aise)