IL MEZZOGIORNO PONTE EUROPEO NEL MEDITERRANEO /3

Anche se la Casmez è stata abolita, l’intervento speciale nel Sud, seppure in misura ridotta, è continuato sotto altre forme. In particolare, utilizzando i vari progetti comunitari, purtroppo concepiti ed attuati in continuità col vecchio meccanismo e, pertanto, con risultati vicini allo zero. Peccato! Poiché si è persa un’altra importante occasione per il Sud.

Infatti, oltre ad avere sprecato una gran quantità di denaro pubblico, si rischia di non cogliere le tante opportunità che si produrranno, nei prossimi anni, grazie allo sviluppo globale e multi polare nella zona mediterranea. Il Mezzogiorno, fisicamente e storicamente proiettato nell’area mediterranea, potrebbe candidarsi a divenire zona-cerniera, ponte del partenariato e della zona di libero scambio euromediterranei. Cambierebbe così il suo ruolo: da area emarginata a punta più avanzata dell’Italia e dell’Europa del dialogo e della cooperazione con i Paesi rivieraschi. Inoltre, sappiamo che nel Mediterraneo, speriamo al più presto pacificato e politicamente co-gestito, si materializzerà, attraverso il canale di Suez, una fra le più sconvolgenti novità sul terreno dei rapporti economici, culturali e politici fra Europa e Asia. Per il sud italiano, così come per altri sud europei, si apre, infatti, una prospettiva inedita, rappresentata dai crescenti flussi commerciali e finanziari provenienti dall’Asia e dall’Africa, in particolare, oggi, da Medio Oriente, Cina, India, Giappone, Oceania. Una prospettiva che potrebbe consentire al Mediterraneo un “ritorno” al ruolo storicamente assolto fino al 1492. Spostare a sud l’asse dello sviluppo italiano ed europeo Ma il sud è attrezzato per intercettare, accogliere almeno una parte di tali flussi? Credo, proprio di no o solo in parte. Anche perché non supportato da una politica estera orientata a tale scopo. La politica italiana verso il Mediterraneo continua ad essere eclettica, senza un centro, in qualche caso pittoresca, e soprattutto condizionata dagli egoismi razzistici della Lega nord. Anche questo è un segno evidente del declino. Una grande nazione non può, davvero, presentarsi al mondo così conciata. L’Italia, cogliendo il nuovo clima derivato dall’elezione di Obama, deve operare una svolta nella sua politica estera, per mettere il Mezzogiorno al centro del nuovo scenario geo- economico mediterraneo che si configura come uno dei principali poli dello sviluppo mondiale di questo nuovo secolo. D’altra parte, se si vuole uscire dalla “crisi” rinnovati bisognerà puntare sul riequilibrio produttivo del Paese, prendendo atto che lo sviluppo del nord è prossimo alla saturazione e che, quindi, soltanto il Mezzogiorno potrà garantire all’Italia una continuità di crescita razionale ed eco-compatibile. Appare necessario, pertanto, lo spostamento a sud, verso il Mediterraneo, dell’asse dello sviluppo per delineare una prospettiva economica virtuosa, di fuoriuscita dal parassitismo e dall’illegalità. Molto sta alla politica, ai governi, ma anche ai cittadini del Sud, perché il mezzogiorno sarà- parafrasando un pensiero di Fernand Braudel- come lo vorranno meridionali. (Agostino Spataro - continua / 3)