Milano, 15 aprile 2009. Agenti di forza pubblica percorrono la città , rivolgendo intimazioni di allontanamento alle famiglie Rom rifugiatesi in stabili dismessi di proprietà privata, "In attesa di denuncia formale da parte dei proprietari," spiegano le autorità ,
"che consideriamo responsabili di qualsiasi incidente possa verificarsi nei luoghi occupati da zingari". Per quanto riguarda, invece, gli insediamenti sul suolo pubblico, sotto i ponti, nei parchi, presso le discariche, le famiglie vengono allontanate e le loro baracche immediatamente distrutte. Si segnalano numerosi episodi di brutalità . Un giovane Rom che ha trovato rifugio con la mamma presso il microinsediamento in zona Rogoredo è stato percosso a colpi di bastone e minacciato con insulti razzisti, affinché se ne tornasse subito in Romania. Nello stesso quartiere, un rogo ha colpito un altro minuscolo insediamento, mentre episodi di intolleranza si susseguono a un ritmo quotidiano. Ieri un incendio si è sviluppato anche al campo di Via San Dionigi, dove vivono due famiglie, costrette a sopravvivere in condizioni di emarginazione e indigenza tragiche e ciclicamente accusate - con grande eco mediatica locale - di ogni genere di reato: furto di rame, furto di veicoli, ricettazione. "E' Imminente lo sgombero," ha dichiarato il vicesindaco De Corato. "Non appena sarà inoltrata dalla proprietà , che è il consorzio del canale Milano Cremona Po, la querela per occupazione abusiva provvederemo all’abbattimento delle baracche". De Corato si vanta inoltre delle operazioni di forza pubblica che ha portato allo sgombero, negli ultimi mesi, di circa 200 famiglie Rom, con molti malati, donne incinte, portatori di handicap. Nessuna alternativa di alloggio, nessuna assistenza è stata fornita a quell'umanità perseguitata e sofferente. "Almeno abbiamo affrontato il problema dei Rom," ha risposto una portavoce del Comune di fronte alle proteste del Gruppo EveryOne, "mentre le amministrazioni di una volta non se ne occupavano proprio": Di fronte ai dati di una vera e propria purga etnica, si è giustificata così: "I Rom a Milano sono troppi e di certo non abbiamo casa e lavoro per loro. Anche gli italiani fanno fatica a trovare lavoro e pagare l'affitto". Quando le è stato spiegato che esistono Direttive Ue e leggi internazionali che proibiscono le azioni di purga etnica, la donna ha ribadito che il Comune di Milano continuerà con gli sgomberi e gli allontanamenti e che non intende attuare alcuna politica di integrazione. Nel frattempo, i Rom romeni rimasti a Milano - che all'inizio del 2006 erano circa 6 mila, numero già bassissimo per una grande città europea - sono oggi poche centinaia, dispersi in ripari di fortuna, spesso gravemente malati, impossibilitati a rientrare in patria perché i documenti, necessari a varcare le frontiere, hanno un costo al di fuori della loro portata (da 80 a 120 euro per individuo) e né la Romania né l'Italia - casi unici in Europa - provvedono oggi a sostenere tale onere, optando invece per un'interminabile caccia all'uomo da un quartiere all'altro, da una città all'altra. Intanto, purtroppo, le Istituzioni internazionali stanno a guardare, consentendo di fatto, per ignavia e opportunismo politico, un genocidio che mina alle fondamenta la civiltà europea dei Diritti Umani e riporta il continente ad epoche profondamente oscure