Proprio a Genova, lo scorso anno celebrando il 25 aprile, misi in evidenza l’apporto essenziale alla liberazione d’Italia che garantirono non solo le formazioni partigiane, ma anche i militari, chiamati a durissime prove già all’indomani dell’armistizio. Mi riferisco ai tantissimi ufficiali, sottufficiali e soldati che combatterono contro i tedeschi o che si unirono ai partigiani ; alle centinaia di migliaia di militari italiani che, con i civili, furono deportati ed internati nei lager nazisti, e che, il 27 gennaio scorso, hanno visto ufficialmente riconosciuto il loro sacrificio con la consegna delle prime Medaglie d’Onore. Mi riferisco, altresì, alle rinate Forze Armate italiane – unitesi agli eserciti alleati dapprima con il 1° Raggruppamento motorizzato italiano e successivamente con il Corpo Italiano di Liberazione – che domani ricorderemo presso il Sacrario militare di Montelungo, celebrando il 64° anniversario del 25 aprile 1945. La memoria di quei coraggiosi e di quegli avvenimenti ripropone alla nostra riflessione un fondamentale e ricorrente insegnamento, che, oggi come non mai, ci appare attuale e ineludibile : il rifiuto di ogni forma di sopraffazione e di violenza e, di conseguenza, il ripudio dell'indifferenza e dell’ignavia di fronte all’offesa della dignità dei popoli, ovunque e comunque si compia. Non si tratta semplicemente di una doverosa posizione di principio, ma di una realistica presa d’atto delle conseguenze che l’arbitrio e l’oppressione – ne facemmo l’esperienza negli anni delle dittatura fascista e dell’occupazione nazista – producono ineluttabilmente : sofferenza, sottosviluppo, distruzione e guerra, per le nazioni e i popoli che ne sono direttamente colpiti, ma con riflessi pesanti per l’intera Comunità internazionale. E ciò è tanto più vero e rilevante oggi, in un mondo sempre più connesso ed interdipendente. Per queste ragioni, non possiamo assistere inerti ai conflitti che lacerano tante regioni del mondo ed investono aree ed interessi cruciali per lo sviluppo dell’umanità . La partecipazione di nostri contingenti militari alle missioni per la pace e la sicurezza internazionale, sotto la guida delle Nazioni Unite e nell'ambito delle alleanze di cui il nostro Paese è parte, è coerente con l’aspettativa ideale e la concreta volontà di costruire un futuro migliore, che ispirarono le decisioni dei soldati e dei cittadini italiani, quando, all’indomani dell’armistizio dell’otto settembre 1943, scelsero di reagire, anche mettendo a repentaglio la propria esistenza. E’ questo il retaggio e l’impegno che l’articolo 11 della nostra Costituzione recepì pienamente e che le Forze Armate italiane diffondono oggi nelle molte missioni internazionali in cui sono oggi impegnati oltre 8000 uomini e donne. Un contributo alla sicurezza ed allo sviluppo della Comunità internazionale cui non possiamo venire meno e che, anzi, è necessario rendere in prospettiva più efficace, nell’interesse del nostro stesso Paese, che, per le sue precipue caratteristiche, più di altri trae da un contesto internazionale di pace e di collaborazione risorse e opportunità essenziali per il proprio sviluppo e per un accresciuto benessere. La grave crisi finanziaria ed economica in atto accentua e rende più pressante l’esigenza di costruire un nuovo e più efficace sistema di governance globale, che abbia una delle sue componenti fondamentali proprio nel consolidamento e nella garanzia della sicurezza internazionale. La realtà con cui oggi ci confrontiamo e i suoi possibili sviluppi impongono che le nostre Forze Armate, nel breve-medio termine, mantengano almeno le capacità operative attualmente disponibili, in primo luogo in termini di sicurezza del personale, addestramento e funzionalità di mezzi e materiali. In questa prospettiva, la Difesa si appresta ad affrontare una nuova, difficile verifica che dovrà definire gli interventi per consentire ulteriori recuperi di efficienza e garantire l’operatività necessaria per onorare gli attuali impegni internazionali, nonostante le minori risorse finanziarie a disposizione. E’ a ciò che lavora la “Commissione di alta consulenza e studio per la ridefinizione complessiva del sistema di difesa e sicurezza nazionaleâ€, istituita dal Ministro della Difesa lo scorso gennaio. I recenti drammatici eventi del terremoto in Abruzzo ci dicono poi come possano verificarsi straordinarie emergenze che richiedono anche l’intervento delle Forze Armate, specie nella fase iniziale, in cui l’obbiettivo è salvare il maggior numero possibile di vite umane e prestare tempestivamente i primi soccorsi. E a tal proposito non posso non sottolineare come, anche in questa circostanza, agli uomini ed alle donne in divisa si siano affiancate le Associazioni Combattentistiche e d’Arma che, nello spirito dei valori di cui sono custodi e del loro tradizionale e meritorio ruolo di collegamento tra la società civile e le Forze Armate, hanno fornito il proprio prezioso e disinteressato apporto alla collettività abruzzese in termini di attività specialistiche di protezione civile e di assistenza alla popolazione. Signori Ministri, autorità civili e militari, Presidenti e rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche, d’Arma e di categoria, le Forze Armate di oggi si fanno onore in Italia ed all’estero perpetuando e consolidando gli ideali e i valori che ispirarono il coraggio di quanti, civili e militari, persero la vita nella lotta per la liberazione d’Italia. La consegna delle decorazioni al merito civile ai Gonfaloni delle Province di Genova e Forlì-Cesena è un doveroso riconoscimento a popolazioni che reagirono con fermezza ad angherie, deportazioni, stragi infami e distruzioni, offrendo alla causa della libertà un elevato tributo di vittime. Paolo Emilio Taviani così ricorda la sua esperienza : â€In effetti la vita partigiana nelle vallate del Genovesato e del Chiavarese fu un fenomeno unanime, proprio perché essendo le brigate garibaldine unitarie – cioè formate da borghesi, operai, contadini, sacerdoti – ognuno portò praticamente il meglio di sé stesso alla lotta comune. Si potevano contare sulle dita di una mano le persone sospette di non collaborare pienamente, anche con grandi sacrifici economici oltre che con il rischio continuo della propria vitaâ€. E analogo contegno fu tenuto anche dalle popolazioni dei comuni della Provincia di Forlì-Cesena che vissero i rastrellamenti, gli incendi, le torture e gli eccidi dell’area tra Sarsina, Barze e Sant’Agata Feltria, nonché le feroci rappresaglie nel forlivese, quella di Verghereto o della vallata del Montone, e molte altre ancora. Il nostro ricordo, il nostro omaggio a tanto sacrificio si unisce all’impegno a non ripetere gli errori del passato. Il messaggio, l’eredità spirituale e morale della Resistenza, della lotta per la liberazione d’Italia vive nella Costituzione, Carta fondante della Repubblica, pietra angolare del nostro agire comune e della nostra rinnovata identità nazionale. In essa possono ben riconoscersi anche quanti vissero diversamente gli anni 1943-45, quanti ne hanno una diversa memoria per esperienza personale o per giudizi acquisiti. Con tali sentimenti, esprimo il mio più sincero apprezzamento ai Presidenti e rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma e della Confederazione fra le Associazioni combattentistiche e partigiane per il loro quotidiano e generoso impegno a favore delle Forze Armate e porgo il mio saluto alle autorità ed ai cittadini tutti delle Province di Genova e Forlì-Cesena.