L'obiettivo del referendum del 21 giugno è essenzialmente quello di una ulteriore semplificazione del sistema politico italiano, affidando alla lista più votata la maggioranza delle Camere, mentre appare, seppur condivisibile, di secondaria importanza di candidature in più circoscrizioni per la stessa persona. Esso interviene, però, in una fase politica di forte semplificazione, in quanto gli sbarramenti previsti dall'attuale legge elettorale hanno già prodotto una significativa riduzione della frammentazione politica
riducendo a cinque le forze politiche presenti in Parlamento. In questa direzione va anche il voto europeo del 6 e 7 giugno. La legge elettorale in vigore, tra l'altro, assicura al blocco maggioritario una solida maggioranza che consente la stabilità di governo, per cui se oggi si avvertono problemi nella maggioranza governativa questi non sono dovuti alla legge elettorale ma alla natura stessa dei partiti che la compongono e alla loro conflittualità interna. Per cui il referendum se passasse non risolverebbe alcun problema di governabilità ma introdurrebbe il principio pericoloso di un possibile Governo della minoranza più forte e porterebbe all'assurdo di aumentare la conflittualità politica interna alle coalizioni in particolare in quella di maggioranza (come dimostra lo scontro su questa materia tra PDL e Lega). Allo stato, inoltre, valutando la situazione, da una eventuale vittoria dei SI, si avvantaggerebbe il solo PDL che punterebbe ad affrancarsi dall'ipoteca leghista, mentre il più danneggiato sarebbe il PD che diverrebbe una forza minore, sopratutto oggi a seguito degli scontri recenti con Italia dei Valori, Radicali, Socialisti e Sinistra antagonista. Per questi motivi sono convinto che l'astensione dal voto sia la risposta più giusta al Referendum. Infatti, una vittoria dei SI ci porterebbe al quadro negativo sopra descritto, mentre nel caso vincesse il NO ci troveremmo di fronte ad una conferma dell'attuale legge elettorale per un periodo di almeno cinque anni come previsto dalla legge dopo un risultato negativo per i richiedenti l'abrogazione di una norma. Il mancato quorum lascerebbe aperta la via per una nuova legge elettorale che il Parlamento potrebbe esaminare anche in tempi brevi. Naturalmente, tutti conosciamo le distorsioni del “porcellum†(attuale legge elettorale), in primo luogo quella di espropriare gli elettori del loro diritto di scegliere i candidati da eleggere con il voto di preferenza, mentre la legge consente ai leader nazionale di nominare attraverso la collocazione in lista tutti gli eletti. A questo limite il referendum non pone rimedio. Quindi, il 21 giungo è meglio non recarsi alle urne per impedire il raggiungimento del quorum previsto per la validità del referendum del 50,01%, affinché da questa astensione si possa costruire l'iniziativa per una nuova e più giusta legge elettorale.
Angelo Lauricella
ex Parlamentare Componente
dell'Assemblea Nazionale del PD
Presidente dell'Unione Siciliana Emigrati e Famiglia